“The Aperol Spritz Is Not a Good Drink”
Ecco il titolo dell’articolo pubblicato dal New York Times e scritto da Rebekah Peppler che ha fatto infuriare il popolo del web. La giornalista parla chiaro: «L’Aperol Spritz non è davvero buono. (…) Servito in grossi bicchieri da vino brandizzati, l’aperitivo zuccheroso è accompagnato da prosecco di bassa qualità, acqua frizzante e una fetta d’arancia, e il risultato sembra un Capri Sun dopo un allenamento di calcio. Non in un senso buono». Ecco le pesanti affermazioni sul fedele compagno di tanti happy hour. Se da una parte la Peppler ha calpestato con un articolo la tradizione centenaria dello Spritz, dall’altra, dovremmo riflettere su come il cocktail venga spesso preparato in modo sbagliato o con ingredienti di scarsa qualità.
L’origine dell’Aperol Spritz
La realtà dei fatti è questa: non sempre e non dovunque si hanno a disposizione Prosecco, Selz e ghiaccio di prim’ordine. In tali situazioni, il risultato potrebbe dar ragione alla giornalista del NYT. La cosa importante non è tanto discutere sulla preparazione o sulla piacevolezza, ben sì, su quale significato ha realmente questo cocktail. Le sue origini risalgono probabilmente all’Ottocento, quando i soldati austriaci in Veneto, cominciano ad allungare il vino bianco con acqua frizzante e seltz. I vini veneti infatti erano ritenuti troppo alcolici dagli austriaci, soliti a gradazioni inferiori. Nei primi del Novecento a Venezia, si incomincia ad aggiungere l’Aperol allo Spritz a seguito del suo arrivo nella città lagunare. A partire dagli anni cinquanta si diffonde in tutto il Veneto e diviene icona dell’aperitivo nella regione. L’esplosione in Italia avviene però, solo dopo che il gruppo Campari acquisisce l’azienda nel 2003.
Cosa significa Spritz?
Massimo Donà, filosofo veneziano, dedica la parte finale del suo ultimo libro “Pensieri Bacchici” proprio allo Spritz. Lo identifica come un gesto inaugurale, come un’introduzione a qualcosa di gioioso, come può essere il pasto. Dice che è preferibile berlo in compagnia di amici fidati, perché vocato ad alimentare un’imprevedibile condivisione. Se la bevanda in questione è propria di tante virtù, allora l’Aperol Spritz non dovrebbe mai essere messo in discussione alla pari dei spaghetti al pomodoro. E’ il modo per ritrovarsi dopo una giornata faticosa a condividere con altre persone l’ora dell’aperitivo. Indiscutibilmente simbolo di italianità come la pasta o la pizza, è entrato da tempo a far parte dei nostri costumi.
L’acceso dibattito, nato a seguito dell’articolo pubblicato dal New York Times, è l’occasione giusta per accendere i riflettori sull’Aperol Spritz originale, in modo tale da spingere i “spritzscettici” del mondo a visitare Venezia , trovare uno dei bar tra i mille canali e capire il significato autentico del principe degli aperitivi italiani.
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- L’Aperol è una bevanda alcolica inventata nel 1919 a Bassano del Grappa (Vicenza) dai fratelli Barbieri.
- La ricetta è segreta, e prevede l’infusione in alcol di più di trenta ingredienti, tra cui arance, radici, erbe, vaniglia e rabarbaro, che gli conferisce il tipico sapore amaro
- Nella versione originale il cocktail è composto da tre parti di prosecco, due di bitter e una di seltz.
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Di Edoardo Tardioli