Natale è il periodo in cui si pensa al pensa al cenone, ai regali, allo scambio di auguri e al sentirsi felici e appagati. Viene però spontaneo chiedersi perché a Natale si fanno gli auguri.
Perché a Natale si fanno gli auguri: la tradizione
La consuetudine di scambiarsi gli auguri deriva dalla festività dei Saturnali che si svolgevano in epoca romana dal 17 al 23 dicembre. Queste festività erano dedicate all’insediamento del dio Saturno, divinità dell’agricoltura, dell’abbondanza e della ricchezza.
Era infatti credenza che le divinità preposte all’agricoltura e al raccolto vagassero per la terra nel periodo autunnale e che dovessero essere placate con sacrifici, doni e feste per tornare nell’aldilà e favorire un’ottima stagione per il raccolto. In questi giorni, oltre a onorare gli dei, si era soliti scambiarsi una formula d’augurio (io Saturnalia) e delle strenne.
Le origini romane e cristiane
Con l’espansione dell’impero, i romani erano soliti aggiungere le divinità delle altre culture al loro credo. Tra gli eventi più importanti bisogna ricordare:
- L’imperatore Aureliano che nel 272 sconfisse la regina Zenobia di Palmira, riunificando l’impero dopo la secessione di due regni e dando fine alla crisi romana del terzo secolo. L’intervento dell’esecito di Emesa, introdusse il culto solare, che era anche diffuso in misura minore in altre zone dell’impero. Venne istituito quindi il Sol Invictus, il 25 dicembre 274 (Dies Natalis Solis Invict – Nascita del Sole Invitto). Il nuovo culto fu elemento di coesione nel popolo romano, per venerare Giove.
- Il 25 dicembre 380 viene istituito il Natale di Cristo negli scritti di San Gregorio di Massa. A quel tempo la nascita di Gesù veniva ricordata in giorni diversi dell’anno, non sapendo il giorno preciso, che così variava di luogo in luogo.
Possono, a tal proposito, far riflettere alcune parole di sant’Alfonso Maria de Liguori, l’autore di Tu scendi dalle stelle:
«Gli uomini dopo la caduta vivevano come ciechi fra le tenebre nell’ombra della morte. […] Dall’altra parte meditiamo l’amore infinito che Dio dimostrò in questa grande opera dell’Incarnazione del Verbo, facendo in modo che il Suo Unigenito venisse a sacrificare la Sua vita divina su di una croce, in un mare di dolori e di vituperi, per ottenere a noi il perdono e la salvezza eterna. Contemplando questo grande mistero, ognuno dovrebbe esclamare: O bontà infinita, o misericordia infinita: Dio si fa uomo per venire a morire per me!».
Ecco perché dire “Buon Natale” ha un significato profondo per la collettività.
Perché a Natale si fanno gli auguri: le usanze lontane dall’Italia
In Olanda e Belgio la prassi è quella di augurarsi semplicemente “Buone feste”. Questo perché, soprattutto in scuole o luoghi pubblici in cui si evita di fare il presepe poiché potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno.
In Belgio infatti le vacanze scolastiche di Natale non si chiamano più così, ma sono diventate semplicemente “vacanze invernali” (mentre quelle di Pasqua sono “vacanze di primavera”). Nelle vie di tutte le città europee c’è comunque aria di festa grazie a luci e intrattenimento che giovano a tutti.
Nel mondo isalmico, non solo non è proibito, ma fare gli auguri per la festività del Natale rappresenta un atto di buona educazione, di condivisione dello spirito di benevolenza, di gentilezza, di rispetto verso i cristiani.
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- In America ci sono delle città che hanno il nome di Santa Claus. La prima, nello Stato dell’Indiana, era stata fondata nel 1854 come Santa Fe. Essendo quel nome già assegnato, l’assemblea cittadina decise di intitolare l’abitato a Babbo Natale.
- A Cuba, per non interrompere la raccolta della canna da zucchero, tra il 1968 il 1997 i festeggiamenti del Natale furono stati spostati a luglio.
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