Habitante a tavola: Food Tech, di cosa si tratta e perché rappresenta il futuro

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Oggi in Italia il settore agroalimentare vale il 25% del prodotto interno lordo. Questo è uno dei motivi per cui è necessario pensare e lavorare in questo ambito nell’ottica della sostenibilità. Ciò è proprio il principio su cui si basa il food tech, ovvero la tecnologia che collega il mondo del cibo a quello dell’innovazione.

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Food Tech: di cosa si tratta

Quando si parla di food tech si intende un settore che impiega tecnologie digitali innovative per la produzione, la conservazione, la lavorazione, il confezionamento, il controllo e la distribuzione del cibo. Oggi questo settore sta lavorando allo sviluppo di tecnologie per la tracciabilità e la sicurezza alimentare, l’ideazione di nuovi macchinari, soluzioni in grado di soddisfare nuovi modelli di consumo, l’ideazione di nuovi prodotti alimentari e, non meno importante, il packaging.

Il food tech include diversi settori, tra cui:

  • Agritech, che racchiude le startup che si focalizzano sul settore dell’agricoltura e che hanno lo scopo di migliorare la produzione e la qualità agricola impiegando droni, sensori e software di gestione. Include anche nuovi prodotti agricoli, le fattorie di nuova generazione e l’agricoltura urbana.
  • Foodscience, startup che sviluppano nuovi prodotti alimentari che rispondono ai criteri di trasparenza, salute e attenzione all’ambiente.
  • Delivery & Retail, quelle startup che che spaziano dal miglioramento dell’esperienza dell’acquirente nei negozi, alla consegna a domicilio, ai pasti al ristorante.
  • Foodservice, startup il cui scopo è quello di rivoluzionare l’industria della ristorazione, connettendo ristoranti e clienti con chef locali, per la creazione di nuove esperienze.
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Habitante a tavola: Food Tech, di cosa si tratta e perché rappresenta il futuro SHUTTERSTOCK di Kaspars Grinvalds

Il mercato del Food Tech in Italia

Secondo uno studio condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano – Osservatorio Smart Agrifood e dal Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia, alla fine del 2018 risultavano attive 98 startup food tech italiane. Gli ambiti in cui operano sono i seguenti:

  • 50% e-commerce
  • 20% agricoltura 4.0
  • 13% controllo qualità alimentare
  • 8% agricoltura sostenibile
  • 6% tracciabilità
  • 7% altro.

Dall’analisi di DigitalFoodLabs emerge come il mercato in Italia abbia raccolto 48 milioni di euro, con Milano che si conferma la città più attiva nel settore avendo concentrato il 65% degli investimenti nel paese.

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Food Tech: perché rappresenta il futuro

La sostenibilità è il nostro futuro e il food tech si pone come possibile soluzione al crescente aumento della popolazione mondiale e alla necessità di sistemi rispettosi dell’ambiente. Difatti i due obiettivi principali di questo settore sono:

  • rendere i prodotti di qualità accessibili al maggior numero di persone;
  • far sì che la produzione agricola diventi sempre più sostenibile nel lungo temine.

Inoltre il crescente interesse dei consumatori verso i prodotti locali, biologici e a km 0, la nascita di vari format televisivi e l’incremento del food delivery sono un chiaro segno della direzione che il mercato sta prendendo. Nel prossimo futuro la nuova generazione europea di imprenditori nell’ambito della tecnologia alimentare si sta preparando alla crescita in specifiche aree come: fattorie verticali, sostituti della carne e riduzione degli sprechi alimentari.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Secondo un report di DigitalFoodLabs gli investimenti in Europa, nell’ambito del food tech, sono raddoppiati negli ultimi anni. Sono difatti passati da 900 milioni nel 2018 per 353 deals a 2,4 miliardi di euro per 271 deal nel 2019. Circa la metà sono andati a quattro player globali nel settore delivery: Deliveroo con 520 milioni, Glovo con 300 milioni, Picnic  con 250 milioni e infine Wolt con 115 milioni.
  • I servizi di consegna a domicilio in Italia sono ormai attivi nel 93% dei centri urbani con più di 50mila abitanti, ma il boom si registra nelle metropoli come Milano, Roma e Torino.
  • Nel 2019 Regno Unito e Francia hanno guidato gli investimenti nel settore, rispettivamente con 911 e 404 milioni di euro. Seguite da Spagna (320 milioni), Olanda (288 milioni) e Germania (265 milioni).

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