Ridurre la plastica è uno degli obiettivi comuni a tutte le nazioni del mondo. Sul mercato una buona parte di questo materiale è impiegata per il confezionamento dei prodotti alimentari. E se questi potessero essere conservati e distribuiti in altro modo? Molti ricercatori e aziende, ormai da anni, stanno lavorando a packaging alternativi e sostenibili. Oggi vediamo nel dettaglio cos’è e come funziona il natural branding usato nell’ambito dei prodotti alimentari biologici.
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Arriva il natural branding per ridurre la plastica da imballaggio
I prodotti alimentari derivanti da agricoltura biologica sono, paradossalmente, quelli che inquinano di più. Per gli alimenti bio, difatti, la legge impone alle case produttrici di ricorrere a specifici packaging, come scatole di cartone o contenitori di plastica, che li rendano riconoscibili. Inoltre, quando gli alimenti si vendono sfusi è obbligatorio applicare sul singolo prodotto un bollino che ne identifichi la provenienza e la qualità.
Dall’Olanda arriva una soluzione al problema dell’inquinamento da plastica da imballaggio dei prodotti bio. Si tratta del natural branding, anche detto laser branding, un sistema per cui i prodotti alimentari sono marchiati con tatuaggi indelebili sulla buccia fatti mediante un laser. Lo scopo è quello di evitare, o comunque ridurre, l’impiego di packaging di plastica.
Alimenti tatuati con il natural branding
Il natural branding è stato introdotto dal distributore olandese di frutta e verdura Eosta. Questo consiste, quindi, nel marchiare gli alimenti direttamente sulla buccia andando a rimuovere i pigmenti naturalmente presenti su frutta e verdura mediante apposito laser. L’innovazione del sistema risiede anche nel fatto che il processo non intacca minimamente la qualità del prodotto. In questo modo è possibile imprimere il marchio biologico sul prodotto senza l’impiego di un apposito imballaggio.
Se inizialmente il natural branding era riservato solo ai prodotti che presentano una buccia spessa o non edibile, come avocado, patate e cocomeri, con l’avanzare dello sviluppo tecnologico, l’azienda olandese ha cominciato a testare il marchio anche sul resto degli alimenti.
Diffusione degli alimenti tatuati in Europa
La catena di supermercati tedeschi REWE è stata la prima a vendere i prodotti tatuati di Eosta. Si è partiti dai cetrioli ma vi è l’intenzione di introdurre a breve anche frutti come le mele e le pere. Si è visto che, dall’inizio dell’anno ad oggi, la richiesta di questi alimenti è cresciuta molto in Europa e si sono aggiunte almeno altre dieci catene, diffuse in Austria, Germania, Olanda, Belgio e Svezia. Al momento Eosta è dotata di un solo dispositivo laser per marchiare i prodotti ma, dato il notevole successo, si sta attrezzando per inserirne un secondo.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo i dati del “Rapporto Coop 2019 – Consumi e stili di vita degli italiani” sono 2,1 milioni le tonnellate di plastica usate in Italia per il confezionamento di cibo e bibite ogni anno.
- Dai dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), pubblicati nel rapporto 2020 sui rifiuti urbani, si nota come la fabbricazione di imballaggi di plastica dal 2015 non sia stata ridotta, anzi è aumentata dell’8,7%. Nel 2019 sono state prodotte 2.315 migliaia di tonnellate di involucri di plastica, pari a 186,5 migliaia di tonnellate in più rispetto al 2015.
- Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, presentata in occasione del Sana di Bologna, quasi due italiani su tre, ovvero il 64%, acquistano prodotti alimentari biologici regolarmente (22%) o occasionalmente (42%).
- I consumi di prodotti biologici degli italiani hanno raggiunto nel 2018 il valore di 3,6 miliardi con un aumento del 178% nel corso dell’ultimo anno. Questa tendenza positiva continua anche nel 2019 con le vendite nella grande distribuzione in aumento.
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