La redazione di Habitante ha avuto il piacere di intervistare l’architetto Massimo Milano, fondatore del Gruppo Cactus.
Gruppo Cactus: l’intervista di Habitante all’architetto Massimo Milano
Buongiorno, Massimo. Grazie per aver accettato di concederci questa intervista. Potrebbe raccontarci brevemente come nasce il progetto del Gruppo Cactus?
Lo studio, dopo anni di esperienze in varie realtà di settore, nasce nel 2011 con l’intento di instaurare un approccio non convenzionale al contesto dell’architettura di interni. Il nostro primo lavoro quasi sperimentale ha avuto a che fare con il “recupero creativo” di uno spazio commerciale ma poi si è subito focalizzato nell’accompagnare il cliente lungo quello che abbiamo sempre definito un viaggio nel mondo variegato della ristrutturazione, pieno di insidie , ostacoli ma anche di slanci fantasiosi e splendide avventure.
Il Gruppo Cactus cura gli spazi, li plasma, ne comprende le potenzialità e valorizza ciò che si vuole risaltare per destare emozioni. Quali sono i principali progetti su cui lo studio si focalizza?
Sono ancora oggi, dopo tredici anni di attività di studio, di varie tipologie. Date le varie esperienze riusciamo a curare il privato ma anche il commerciale. Per entrambi, il nostro focus è incentrato principalmente sulla distribuzione dello spazio. Siamo maniaci della funzionalità, ci concentriamo sullo studio dell’armonia, immaginando come le persone possano fluire il più liberamente all’interno degli ambienti. Sia che si tratti di un monolocale che di un grande ristorante ciò che far stare bene chi abita o visita un luogo è sempre la possibilità di contaminarlo con la propria presenza e non subendo la sua prepotenza.
Quali sono i valori fondamentali e la visione del Gruppo Cactus riguardo all’architettura e al suo impatto sulla società?
Porre sempre le persone al centro del progetto. La sensazione o l’emozione che si prova nell’entrare in uno spazio sviluppa una reazione, un’energia. Questo non significa ricercare sempre lo stupore eccessivo ma un equilibrio, uno scambio. Lavoriamo spesso sui contrasti per stimolare dove ce n’è bisogno o sulle giuste proporzioni quando ci accorgiamo di squilibri.
Per regolarci ci affidiamo alla sensorialità. Non puntiamo solo sulla bellezza estetica ma anche sulla tattilità e l’acustica. Crediamo, giusto per fare una battuta riguardo al gusto, che un bel posto dove sostare debba far venire la curiosità e l’appetito a chi lo visita. Forse in questo gli orientali, tramite il Feng Shui, ci dimostrano come bisognerebbe essere più “sensibili” nel progettare.
Lo studio Gruppo Cactus riesce ad integrare l’aspetto sostenibile nella progettazione architettonica? Se sì, in che modo?
Siamo fondamentalmente contro ogni tipo di spreco, inteso come inutile dispendio di uomini, mezzi e materiali forzatamente esclusivi. Cerchiamo sempre l’alternativa più naturale a determinate soluzioni. Quindi il prodotto finale deve dare la sensazione di un lavoro svolto con coerenza,rispetto e autenticità. Spazi decorati senza orpelli troppo costosi ma nemmeno con finiture “finte”, che a fronte di un costo iniziale più basso danno però la falsa impressione di essere qualcosa di diverso da quello che sono in realtà.
Quindi ciò che è autentico è durevole. Ciò che ha già un valore, deve essere valorizzato e non stravolto.
La tattilità non mente. Un materiale autentico, imperfetto che sia, garantisce quasi sempre una sostenibilità ambientale. L’arte, come altro esempio. Integrare il lavoro di un artista in ogni luogo che si recupera ha a che fare con la sostenibilità , con la vera ricchezza.
Potreste condividere alcuni esempi di progetti completati che riflettono la filosofia e lo stile del Gruppo Cactus?
Sono progetti eterogenei, nel senso che la maggior parte di essi gratifica tutti i concetti di partenza. Abbiamo realizzato ville o appartamenti con cromatismi pulsanti, carichi di energia. Altri sono di estrema flessibilità o pieni di oggetti iconici. I locali seguono quasi sempre un tema che parte dal nome o da una storia che si sviluppa nella morfologia dello spazio interno.
Qual è il punto di vista dello studio di Architettura Gruppo Cactus sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni? Secondo una recente ricerca di mercato, il settore dell’e-commerce di arredamento ha registrato una crescita significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensate che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti?
Forse siamo un po’ vecchio stampo e continuiamo a credere che artigiani e partner commerciali possano ancora fare la differenza con un servizio esclusivo. La vera qualità, la differenza rispetto alla concorrenza la fa sempre il servizio. Questo concetto però può estendersi anche sugli acquisti on-line. Se un’azienda di e-commerce riesce ad avvicinare il cliente o il progettista con un’assidua assistenza ed interesse (non prettamente commerciale) il cliente può realizzare acquisti convenienti e centrati.
Per fare un esempio, un tavolo di design che racchiude determinate caratteristiche idonee alle proprie esigenze è un prodotto acquistabile con una certa sicurezza. Diverso è il discorso per un intero sistema di cucina, dove il progetto, la complessità della personalizzazione e il montaggio rivestono un’importanza prioritaria quanto il prodotto finito.
Tra tutti i servizi offerti dal vostro studio (progettazione, direzione lavori, relooking, recupero creativo) “Cactus cerca casa” e “Home personal shopper” che tipo di riscontro hanno?
Hanno tutti un ottimo riscontro. Spesso ci contattano per uno di questi servizi (la consulenza sull’acquisto di una casa) per poi traghettare la richiesta su altri. A volte le vere esigenze vengono fuori con il tempo, il colloquio in studio ma soprattutto con la fiducia e la stima che si instaurano man mano.
Quali tecnologie o strumenti innovativi utilizzate per migliorare la progettazione e la visualizzazione dei progetti?
Noi utilizziamo i canonici strumenti digitali a disposizione. Per essere sinceri non siamo dei fan del rendering e men che meno delle maschere virtuali. Crediamo nel ruolo creativo e un po’ romantico del progetto frutto di una elaborazione personale, fatta di tanti ragionamenti condivisi e non vogliamo mostrare da subito al cliente un pacchetto confezionato e troppo perfetto, diciamolo pure , finto.
Siamo per la libertà di poter cambiare idea dopo mesi e non legare tutto il nostro lavoro alle immagini ma solo ai concetti, alle misure, alle mani, alla matita e ai materiali scelti per essere nostri compagni di viaggio. Lo strumento più efficace è la nostra curiosità. La passione per ogni lavoro e la voglia di viaggiare, ogni volta che si può, per continuare a conoscere il mondo , i suoi continui cambiamenti e offrire ai clienti novità elettrizzanti o spunti originali.
Qual è la vostra visione della casa ideale di domani? Quali caratteristiche o tendenze ritenete siano essenziali per la progettazione d’interni e l’architettura del futuro?
Le case cambiano con le esigenze e anche le mode; ma le mode sono sempre passeggere. Ciò che rispecchia la cultura di una generazione si vede nella moda come negli ambienti di vita. Dipende molto dalla tecnologia che facilita i ritmi quotidiani , dalle abitudini e dall’hobby di ognuno.
Per essere chiari, dal ritenere superflua o fondamentale la presenza di una vasca da bagno, quella del piano cottura ad induzione o se si avrà ancora il piacere di condividere una cena con gli amici piuttosto che incontrarsi altrove. Le case cambiano ma ad oggi, la coppia giovane che ancora sceglie un progettista, pretende la cura per il proprio nido. Credo che se man mano le case potrebbero essere meno vissute, si cercherà comunque di curarle sempre al meglio.
Grazie ancora per averci concesso questa intervista, Massimo. Prima di concludere, c’è qualcos’altro che vorresti condividere con i nostri lettori riguardo al tuo lavoro e ai servizi offerti dal Gruppo Cactus?
Il mio mestiere è un pasticcio meraviglioso. Gustoso ma complesso. Composto al 30% di una buona dose di psicologia, un altro 30% di un mix tra allegria, passione e creatività. L’altro 40% di tecnica ed esperienza. Dico a chi è alla ricerca di un architetto per i propri progetti, di testare la personalità e il background di un professionista in grado di garantire queste caratteristiche. Un buon investimento produrrà di certo buoni risultati.