Green Book 2022: tutti i dati sulla gestione dei rifiuti in Italia

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Continua anche questa settimana la mini-rubrica di approfondimento sui temi della sostenibilità ambientale. E con Utilitalia, la federazione che riunisce le Aziende speciali italiane operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, affrontiamo il tema della gestione dei rifiuti.

Francesca Mazzarella, direttrice della Fondazione Utilitatis, ci ha presentato lo scenario italiano in tema di smaltimento rifiuti, partendo dai dati  del Green Book 2022.

Il Green Book è il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia. Qual è la fotografia attuale in tema di smaltimento rifiuti?

L’edizione 2022 del Green Book è stata realizzata dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Il settore dei rifiuti urbani in Italia ha dimensioni molto importanti. La produzione italiana di rifiuti urbani e assimilati nel 2020 è stata di circa 29 milioni di tonnellate (in calo rispetto al 2019 a causa dell’emergenza relativa al Covid-19). Tutto il comparto ha registrato quindi un fatturato di oltre 13 miliardi di numero di addetti che supera le 95mila unità.

Una buona e proficua gestione dei rifiuti è ormai sempre più urgente e fondamentale per la realizzazione dell’economia circolare nel nostro Paese. Va però superato il deficit impiantistico per arrivare alla chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti, soprattutto nelle regioni del sud Italia.

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A che punto è in Italia il rapporto tra gestione e smaltimento dei rifiuti ed economica circolare?

Diverse aree del Paese presentano un deficit impiantistico che non consente la chiusura del ciclo di gestione, fattore che le rende dipendenti da altre regioni o addirittura da Paesi esteri. Confrontando infatti i flussi di rifiuto organico e rifiuto indifferenziato raccolti e trattati nelle rispettive macro aree, si osserva come le regioni del Centro-Sud abbiano difficoltà a garantire il recupero e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nei propri territori.

Come indicato in uno studio della Commissione Europea (2019), si stima che gli investimenti necessari dal 2020 al 2035 per raggiungere i target europei di raccolta e riciclaggio ammontino a 31,5 miliardi di euro, con una spesa media annua di 2,1 miliardi di euro.

smaltimento rifiuti
Impianto Herambiente di selezione e recupero dei rifiuti a Ferrara – foto per gentile concessione di Utilitalia

In termini di buone pratiche, i cittadini italiani come si comportano con lo smaltimento dei rifiuti? E quali differenze ci sono rispetto agli altri cittadini europei?

L’Italia è caratterizzata da una produzione pro capite di rifiuti pari a 488 kg/abitante, contro una media europea di circa 505 kg/abitante.
E anche per quanto riguarda il riciclo, gli italiani sono virtuosi. I dati parlano di un tasso di riciclo in Italia tra il 48% e il 54% in Italia mentre nel resto d’Europa si assesta intorno al 47%. Anche i dati sui conferimenti in discarica sono confortanti:  20% in Italia e 23% in Europa.

Inoltre un altro fattore che distingue positivamente l’Italia dal resto d’Europa è anche la presenza di ARERA, L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente Nel resto d’Europa invece Enti come questo sono presenti prevalemente per tutti gli altri servizi di pubblica utilità e solo in alcuni casi si occupano anche dello smaltimento dei rifiuti.

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Qual’è secondo Lei lo scenario futuro per la gestione dei rifiuti? Ci sono progetti innovativi nel settore?

Tra i principali obiettivi europei da raggiungere in tema di smaltimento rifiuti urbani entro il 2035 rientrano

  • il riciclaggio effettivo al 65%
  • il ricorso alla discarica non superiore al 10% dei rifiuti urbani prodotti.

A livello industriale la sfida è quella del superamento della frammentazione gestionale del servizio (ad oggi il 70% dei 7.000 gestori tra enti locali e aziende eroga una sola attività, mentre il ciclo integrato è svolto da appena il 2,4% dei gestori – dati ARERA) nonché il completamento dell’assetto di governance, rimasto incompiuto in diverse regioni.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • La gestione dei rifiuti urbani è estremamente frammentata. Da un’analisi effettuata su oltre 2mila bandi espletati dal 2014 al 2021 per l’affidamento della gestione dei rifiuti urbani, emerge che l’85% dei casi prevede l’affidamento del servizio per un solo Comune e una durata inferiore ai 5 anni.
  • Il deficit impiantistico contribuisce al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana tra le varie macroaree del Paese, a causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori regione o fuori nazione. E infatti nel 2020 la Tari al Sud Italia ha raggiunto mediamente un costo di 359 euro, rispetto ai 334 euro del Centro e i 282 euro del Nord.

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