Garden Design, il progetto del verde secondo il paesaggista Cornelius Gavril

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Formazione da Interior Designer e una passione per le piante e il giardinaggio tramandata dalla nonna, così Cornelius Gavril, artista del verde con base a Milano, ha trasformato in professione ciò che ama fare di più. Un approccio poetico e rispettoso il suo, volto a esaltare la semplicità e la bellezza dell’elemento naturale, con un occhio attento da “giardiniere”, come ama definirsi lui, ma con la sensibilità e la poetica proprie di un paesaggista. Se siete passati da via Palermo durante le ultime edizioni del Fuorisalone di Milano, avrete sicuramente ammirato alcune delle installazioni che ha ideato e realizzato insieme allo studio di architettura Piuarch, utilizzando piante e fiori con un effetto scenografico. Oltre alla parte progettuale, Gavril conosce profondamente la materia e spesso si “sporca le mani” contribuendo attivamente alla messa in opera, prendendosi cura dei giardini e degli orti urbani che crea prima su carta. Lo abbiamo incontrato, appena rientrato dal Brasile, dove ha portato un sistema modulare destinato a riqualificare gli spazi residuali di San Paolo. Ci ha così raccontato la sua esperienza e dato qualche consiglio su come progettare un angolo verde sul balcone del proprio appartamento in città.

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Ciao Gavril, il tuo percorso professionale parte da un corso di Interior Design, cosa ti ha spinto a intraprendere la professione del paesaggista?

Ho ereditato la passione per il giardinaggio e per le piante dalla mia nonna, ma oggi se le dico che faccio il Garden Designer non capisce di che cosa parlo, allora le racconto che sono un giardiniere e lei è felice. Ho una formazione da Interior Designer, ma già ai tempi dell’università ho sempre inserito un elemento verde in ogni mio progetto, sia giardini d’inverno che spazi outdoor. Parallelamente alla laurea triennale, la frequenza a un corso di progettazione del verde mi ha permesso di realizzare fisicamente il mio primo progetto di Garden Design, un biglietto da visita che mostrasse alle persone le mie capacità. Così ho riqualificato il terrazzo del mio appartamento di Milano e sono riuscito a ottenere la prima pubblicazione su una rivista del settore giardino.

L’ingresso nel mondo del lavoro come ti ha permesso di affermarti nel campo dell’outdoor? 

Terminata l’università ho lanciato alcuni piccoli progetti di giardini portatili, in modo da far conoscere il mio approccio. Il primo esempio è “La seconda vita dei libri”, dove ho utilizzato alcuni volumi grandi circa trenta centimetri per inserire all’interno delle piante. L’idea è nata proprio per restituire dignità al libro, che troppo spesso viene abbandonato sugli scaffali a causa del massiccio uso della tecnologia. Ho così riportato l’oggetto alle sue origini, facendolo diventare catalizzatore di attenzione. Riflettendoci, la carta è realizzata grazie agli alberi e quindi il contatto diretto con il verde completa il ciclo di vita del libro e gli dona un senso di continuità. Mi piace definirlo un riciclo naturale.

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Dopo questo esperimento che ha avuto un discreto successo, sono passato ai dinosauri, con i Jurassi-Cactus, piccoli animali pop e colorati all’interno dei quali ho innestato diverse tipologie di piante grasse. L’approccio ludico era principalmente indirizzato ai bambini, ma alla fine sono stati apprezzati molto anche dai più grandi. Parallelamente, ho iniziato a occuparmi di alcuni progetti per privati, per i quali, oltre al Garden Designer, vesto anche i panni del giardiniere, perché mi piace curare personalmente le piante, mentre dal punto di vista progettuale, ho attivato diverse collaborazioni con studi di architettura e grafica.

Ed è proprio collaborando con lo studio di architettura Piuarch che hai realizzato alcuni dei progetti che ti hanno fatto conoscere al pubblico, puoi raccontarci i più significativi?

Il primo progetto che ho realizzato al Fuorisalone è stato l’orto volante, dove ho portato le piante indoor, grazie a 150 kokedama, delle sfere composte da terriccio argilloso in grado di trattenere l’umidità, contenenti piante e appese al soffitto con dei fili trasparenti, per trasmettere una sensazione di leggerezza e sospensione. Ho preso questa antica tecnica giapponese rendendola contemporanea e utilizzando fiori commestibili come viole del pensiero, rose e gelsomini insieme a piante aromatiche quali menta, rosmarino, salvia e timo. L’insieme di colori e profumi ha trasformato gli uffici di Piuarch in un vero e proprio ecosistema verde, ispirando i ragazzi che si trovavano al lavoro.

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L’anno scorso, invece, ho proposto il progetto dell’orto-giardino verticale che ha decorato il fronte dell’edificio in via Palermo 5 e così è nato Flowerprint, realizzato con circa duemila fiori, di cui la maggior parte erano rose abbinate a gerbere, garofani e gigli. Le piante scendevano lungo il fronte dell’edificio di circa dieci metri di altezza, fissate con fili di nylon trasparenti. Alla base di ogni essenza si trovavano delle patate, un escamotage che fungeva da contrappeso, ma anche un nutriente naturale per i fiori. Infatti, in passato, quando le rose venivano trasportate dall’Asia, erano tagliate e inserite all’interno dei tuberi, per essere direttamente piantate a terra una volta arrivate in Europa, avendo già radicato. La cosa che più ha colpito i visitatori è stato questo concetto di decorazione attraverso un ricamo floreale, che potrebbe essere facilmente replicato anche per il proprio spazio esterno domestico.

Ti sei anche occupato della creazione di un bellissimo orto urbano nel centro di Milano, come è nato il progetto? 

Nel 2015 ho lavorato con Piuarch per realizzare un orto sul tetto della sede milanese dello studio. Si trova sospeso sopra a una struttura di rinforzo per la copertura ed è composto da un sistema modulare in pallet facilmente replicabile e dai costi sostenibili. I pallet fungono da piano di calpestio, ma anche da vasche per contenere circa 35 centimetri di terra. L‘idea di partenza è stata quella di lasciare intatta la struttura, modificando l’aspetto dell’orto ogni anno, seguendo spunti e idee sempre diversi. Il terriccio, infatti, riposa da novembre a fine febbraio, per poi prendere vita con un nuovo allestimento in occasione della settimana del Salone del Mobile. Il primo anno era una Farmacia a cielo aperto, grazie alla piantumazione di piante officinali dedicate a riscoprire le proprietà medicali e terapeutiche di essenze usate nelle officine farmaceutiche. Per progettarlo ho lavorato con le consociazioni, per esempio mettendo l’artemisia insieme al pomodoro perché so che lo protegge dagli infestanti. Allo stesso tempo ho inserito dell’insalata alla base per nutrire le lumache ed evitare che salissero sulle piante di pomodoro.

L’anno successivo, invece, l’allestimento ha voluto ricreare un’opera dell’artista venezuelano Carlos Cruz-Diez, un omaggio all’arte optical. In questo caso ho lavorato per dare il massimo effetto scenografico con il minimo delle specie: erano presenti solamente insalata verde e rossa con viole del pensiero in due colorazioni. Il cinetismo, ovvero il senso di movimento, avveniva ad “altezza piedi”, infatti, mentre le persone camminavano lungo il corridoio centrale, percepivano i colori giallo e viola sulla stessa linea, ma in realtà era solamente un effetto ottico. Inoltre, le vasche erano completate con dei triangoli bianchi o neri, che si alternavano lasciando percepire una predominanza cromatica diversa in relazione alla prospettiva di osservazione. La cosa più bella era il rapporto attivo tra l’orto e le persone, che potevano percepirne la particolarità solamente muovendosi e vivendo lo spazio. Era come camminare dentro a un’opera d’arte.

Che consigli puoi dare a chi ha intenzione di realizzare un orto urbano sul balcone del proprio appartamento?

Tutte le piante da orto possono tranquillamente crescere anche in città, l’unica cosa a cui bisogna stare attenti sono le consociazioni tra le diverse specie. Per esempio, bisogna evitare di posizionare la menta insieme a qualsiasi altro tipo di pianta poiché trasmette il suo odore. Agisce come un infestante e mangia tutto il nutrimento senza lasciare niente ai vicini di vasca. Infatti, il principio della consociazione è quello di condividere e si basa sul concetto di “io mangio un po’ e qualcosa lo lascio a te”. Un altro consiglio è piantare dei fiori, perché vengono impollinati più facilmente dalle api rispetto, per esempio, alle piante di pomodoro. Oltre all’effetto estetico quindi, svolgono anche un ruolo funzionale.

Quali sono i passaggi fondamentali per creare il proprio orto in terrazza?

Per prima cosa bisogna ricordarsi di portare all’esterno un rubinetto, poiché la fonte d’acqua è fondamentale e spesso manca nei progetti degli appartamenti. In caso di ristrutturazione è sicuramente un punto da tenere in considerazione. Io installerei un sistema di irrigazione a prescindere dal numero di piante e dalla grandezza dello spazio, perché, anche se si ha molto tempo per curarlo, manualmente sarà difficile dare all’orto la giusta quantità di acqua a intervalli regolari. Inoltre, in caso di assenza da casa per lunghi periodi, le piante potrebbero soffrire o morire. Il passo successivo è quello di scegliere i vasi, meglio se in terracotta, perché permettono al verde di respirare e sono molto resistenti anche se un po’ pesanti. Inoltre, ne esistono molte versioni, dalle più semplici a quelle decorate, perfetti per assecondare gusti e stili diversi. Infine, si individuano le piante da abbinare con il relativo terriccio, stando ancora attenti al discorso delle consociazioni. Io consiglio di abbinare i colori in modo da avere un effetto visivo interessante.

Quali sono i colori di tendenza per i fiori di quest’anno?

Guardando il mondo della moda, al quale mi ispiro molto per tutti i miei progetti, posso dirti che il 2018 è l’anno del viola, che ritroveremo in moltissimi giardini e composizioni floreali.

Sogni nel cassetto?

Mi piacerebbe progettare un giardino all’italiana che ha bisogno di cure tutto l’anno e dedicarmi completamente a lui.

Prima di concludere l’intervista, ci sveli qualche anticipazione per il Fuorisalone 2018?

In occasione del programma Inhabits della Milano Design Week 2018, con Piuarch ci sposteremo davanti al Castello Sforzesco, con l’installazione agrAir. Il tema è legato alla pratica della coltivazione, che sempre più convivrà con l’architettura nel contesto urbano contemporaneo e di domani. Il design vuole trasmettere i valori che dovranno essere messi in gioco per garantire il benessere dei cittadini, come la leggerezza, la luminosità e il consumo attento delle risorse, dissolvendo i confini tra spazi esterni ed interni, tra artificiale e naturale, nell’ottica di un recupero del verde e dell’agricoltura nel tessuto consolidato. La struttura, composta da due livelli, avrà una pedana occupata da piante aromatiche e graminacee, alternate da attraversamenti pedonali. Sarà un orto botanico che porterà la biodiversità nel cuore di Milano, completato nella parte superiore da palloncini prismatici in pellicola riciclabile che si illumineranno come una lanterna alla sera. Sarà sicuramente una piccola oasi verde di pace dove potersi rilassare e respirare il profumo della natura.

 

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