Florencia Di Stefano-Abichain, una femminista tutto pepe, oggi racconta ad Habitante le azioni concrete da realizzare specialmente per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile e la parità di genere. Su Instagram è conosciuta come florenciafacose e di cose ne fa veramente tante! È una donna che crede nella sostenibilità e la mette in pratica ogni giorno. Si presenta, per così dire in maniera strong: “Argentinian in Italy: multipotentialite, feminist, veg, green. Basically, I’m Satan”. È una donna che sa quello che vuole e si impegna nel trasmettere un messaggio rivoluzionario, che cambi lo stato delle cose, non solo grazie alla comunicazione verbale, famosa, infatti, anche per essere la Podcaster di Radio Popolare, ma con progetti che realizza ogni giorno!
Buongiorno Florencia, la sua fama sui social precede le tante cose che fa. Infatti, il suo nome, @florenciafacose ingloba in sé tutto ciò che riguarda il mondo dell’attivismo, specialmente quello femminista. Cosa l’ha portata a mettersi in gioco per la difesa e la promozione di questi temi tanto attuali come il femminismo e la parità di genere?
Il nome florenciafacose, sì, ingloba in sé tutto ciò che faccio nel mondo dell’attivismo, specialmente quello femminista. Diciamo che il nome florenciafacose nasce più che altro da una mia esigenza personale nel riuscire a comunicare in maniera diretta, già solo con il mio nome online, tutte le cose che faccio da persona multipotenziale. Quindi, dall’avere diverse aspirazioni, diversi talenti, diverse passioni, ma anche in ambiti diversi tra loro, e riuscire a farli collimare tutti. E tra queste, ovviamente, le passioni anche per quelle che sono le conversazioni sui temi sociali, i diritti civili, le istanze, LGBTQIA+, le istanze femministe, eccetera.
Che cosa mi ha portato a mettermi in gioco? Si tratta di una cosa che in realtà faccio da sempre. Cioè, sin da ragazza giovanissima, prima di dare un nome a quello che io facevo, quindi femminismo, battersi per quello che era giusto, semplicemente mi sono accorta che avevo dei comportamenti peculiari, mi mobilitavo quando subivo o vedevo subire intorno a me delle ingiustizie. È qualcosa che mi ha sempre caratterizzato. Penso che in famiglia i miei genitori mi abbiano trasmesso da subito questi valori. E che quindi, una volta che ho capito, soprattutto arrivando a Milano, qualche anno fa dall’Argentina, che tutte queste cose avevano un nome, il nome di Femminismo Intersezionale, ed è quello che poi ho adottato effettivamente.
La sostenibilità è donna. Cosa ne pensa lei che è una Femminista con la F maiuscola?
La sostenibilità è donna, certamente, nel senso che esiste un collegamento più che diretto tra questione di genere, cambiamenti climatici e disastri ambientali. Già solo per il fatto che soprattutto nelle zone più rurali del mondo, sono le donne, che non solo tengono su le famiglie, ma sono responsabili anche degli approvvigionamenti di cibo perché lavorano nei campi. Quindi, con i disastri ambientali che si stanno verificando sempre più, le donne restano senza lavoro. Perciò, si trovano in una situazione di evidente difficoltà. Per cui, il nesso tra femminismo, diritti delle donne e ambiente è più che mai una riflessione immediata e urgente da risolvere.
Da web communication manager alla radio e poi ai social come freelance Content Creator. Usa questi strumenti per raggiungere il maggior numero di persone su temi quali il femminismo e la parità di genere. Come e quando si è approcciata a questi temi?
Come dicevo anche prima, è qualcosa che in realtà faccio da sempre. Ho sempre pensato che se mi fossi impegnata e se ce l’avessi messa tutta avrei potuto ottenere ciò che desideravo. Senza dover pensare al fatto che essendo donna fossi in una situazione di svantaggio. Non volevo credere a questo. Quindi, mi sono sempre battuta in questo senso per me e per le ragazze vicine a me. Quando, appunto, sono venuta a vivere a Milano, avendo a che fare con altre persone e altri contesti culturali, letterari, politici, che parlavano di questo, ho capito che questa mia peculiarità si chiamava femminismo. Soprattutto ripeto, femminismo intersezionale, quindi, che tiene conto di tutte le categorie di persone in situazioni di svantaggio rispetto allo status quo.
Ordinary Girls, un podcast in esclusiva per Storytel ha avuto molto successo soprattutto per i messaggi femministi che trasmette. Qual è stata la sua puntata preferita?
Il podcast Ordinary Girls, che ho registrato ormai due o tre anni fa – non ricordo più, perché prima della pandemia è tutto nebuloso – è stato un Podcast che rimarrà lì. È una perla che vogliamo tenere in questo modo, con diverse puntate su diversi temi verticali sulla condizione delle ragazze, milleniials, nel nostro caso. Quella a me più cara, è quella dedicata alla protezione di sé, dedicata al corpo. Soprattutto perché il corpo femminile nel mondo, purtroppo, non è mai al sicuro. Non è mai in una situazione di comfort, non è mai in una situazione di agio. È sempre in pericolo, non siamo mai al sicuro e questo purtroppo lo impariamo a nostre spese sin da piccole.
Il ruolo delle donne è fondamentale per la parità di genere per uno sviluppo sostenibile. Per il prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa al quinto posto tra i propri obiettivi lo “sviluppo sostenibile” per il raggiungimento effettivo della parità di genere. Cosa c’entra con lo sviluppo sostenibile e perché è un obiettivo essenziale per l’Agenda Onu 2030?
Il nesso tra donne e parità di genere per uno sviluppo sostenibile è quello a cui accennavo prima. Ovvero, dare la possibilità economica, di risorse e di tutela alle donne è indispensabile. Perché le donne sono esse stesse fautrici del cambiamento e quindi dell’innovazione, in tutti gli ambiti. Quello industriale, quello dell’agricoltura, quello economico e politico. Quindi, è importante tenerlo a mente.
Le donne vogliono un cambiamento sostenibile, più degli uomini. Quali sono i traguardi raggiunti fino ad oggi? Siamo sulla buona strada per un nuovo potere femminile al servizio della cultura dello sviluppo?
Io non credo che le donne vogliano un cambiamento sostenibile più degli uomini. Sicuramente per una questione, come dicevamo prima, di minor tutela, di minor vantaggio, di una condizione di partenza meno vantaggiosa rispetto agli uomini, certamente, forse, hanno una maggiore sensibilità su questi temi. Forse perché da sempre conoscono che cosa significa dover faticare per poter ottenere finalmente una sostenibilità intesa come una questione salariale e non solo ambientale, nell’innovazione e nello sviluppo. Per cui, io credo che con la presa di consapevolezze di questi ultimi anni e il lavoro che le istituzioni stanno facendo, lentamente si sta progredendo, c’è ancora molto da fare, ma voglio per forza essere positiva.
Nessuno quindi può essere miglior protagonista, motore ed azionista del cambiamento verso lo sviluppo sostenibile delle donne, anche per quanto riguarda i principi Environmental, Social, Governance (ESG) cioè in quelle attività legate all’investimento responsabile. Insomma, la questione femminile è decisiva. Infatti, le ricerche mostrano che nelle aziende con la maggiore presenza femminile c’è anche maggiore sostenibilità economica. Ma la strada da fare è ancora lunga. Cosa possono fare le donne nel loro quotidiano?
Quello che possono fare le donne nel quotidiano è quello che in realtà già stanno continuando a fare. Stanno spingendo verso un cambiamento. Stanno cercando di chiedere sempre più il favore, la tutela, l’ascolto da parte delle aziende, delle istituzioni. Soprattutto, cercare di essere coinvolte sempre più attivamente e non lasciare lo spazio per timore, per paura di non essere comprese, di non essere ascoltate, di non essere capite, non lasciare lo spazio alle altre persone. È ora di prendersi questo spazio di prendersi questa voce e pregare insomma, insistentemente, affinché gli spazi stessi concedano la nostra voce. Quindi, questo è quello che bisogna fare. È faticoso, me ne rendo conto, è un qualcosa che non ci è mai dato per scontato, ma è quello che secondo me, dobbiamo fare quotidianamente. Rompere le scatole! E continuare in questo senso.
Un ringraziamento speciale a Florencia Di Stefano-Abichain, per averci dedicato il suo prezioso tempo.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo i dati Istat il 61,3% dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati, l’80,3% che lo sono i transessuali.
- Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il sistema informativo dell’Istat sulla Violenza contro le donne pubblica nuovi dati. In particolare è stato diffuso il report sugli Effetti della pandemia sulla violenza di genere Anno 2020-2021.
TI È PIACIUTO L’ARTICOLO? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA
Per altre curiosità e informazioni sugli abitanti continuate a seguirci su www.habitante.it