Federica Barazzutti e l’architettura sostenibile

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Federica Barazzutti, esperta di architettura sostenibile è italiana e nel corso degli anni si è specializzata sempre di più su temi quali l’abitare sostenibile e l’architettura olistica, tanto da diventare uno degli architetti a mettere in pratica i principi del Vastu, lo Yoga dell’abitare.

Buongiorno Federica, ci dica di più di questa antica disciplina e più in generale dell’approccio olistico che mette in pratica nei suoi progetti d’architettura.

È molto complesso il Vastu perché spesso si confonde con il Feng Shui. In realtà è molto diverso e la difficoltà a trovare informazioni sul Vastu è molta. L’ho vissuta in prima persona quando ho deciso di studiare queste tecniche. Quest’antica disciplina realmente difficile, io l’ho studiata e appresa grazie a un architetto indiano, mancato a dicembre per problemi di salute, così, con mio grande dispiacere ho dovuto interrompere questo percorso di studi con lui.

Tuttavia, c’è ancora un gruppo di alunni che continuano a portare avanti e a mettere in pratica le tecniche Vastu. All’epoca, quando mi sono approcciata a questa filosofia architettonica orientale, non sapevo a chi chiedere per approfondirne la conoscenza. Le notizie a riguardo trovate in rete erano molto generali e alcune cose relative all’applicazione di queste tecniche nella progettazione non mi tornavano.

Federica Barazzutti e l'architettura sostenibile
Federica Barazzutti e l’architettura sostenibile – foto di Federica Barazzutti

Questo perché ho da sempre avuto una grande passione per l’India, l’ho visitata e da anni mi curo con la medicina ayurveda. Così mi sono attivata per arrivare alla fonte di questo antico sapere. Quindi, anche studiando queste tecniche, per me è stato abbastanza chiaro sin da subito che era necessario “metterci del mio”. Infatti, il percorso con questo architetto indiano, nonostante sia stato un importante maestro, non è stato sufficiente.

Congiuntamente ho seguito una serie di altri percorsi legati all’approfondimento di tutti i temi relativi alle geopatie, l’analisi dei campi energetici terrestri e così via. In questi anni ho cercato di integrare la disciplina Vastu con nuove conoscenze. Già di per sé è complesso comprendere gli indiani, vanno interpretati, per questo nel mio percorso individuale ho dovuto fare delle interpretazioni personali per raggiungere un mio metodo, per applicare questa disciplina secondo un approccio personale.

La cosa che mi ha stupito quando ho iniziato questo corso a Verona, il primo corso in Italia riguardante il Vastu, è stata che ero l’unico architetto. Mi aspettavo di essere in un gruppo formato per la maggior parte da professionisti, arredatori, altri architetti, designer, dei tecnici. In realtà c’erano persone di ogni tipo, dagli operatori olistici, a chi era lì semplicemente per passione, e per cultura personale, molto più grandi di me, quindi, nessuno poi l’avrebbe utilizzato per lavoro. Questo significa che i miei colleghi approcciano alla disciplina secondo il sapere appreso durante l’Università, e non si fanno molte domande. Per me è stato motivo di grande dispiacere.

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Tuttavia, da quando ho iniziato a inglobare i principi del Vastu nel mio lavoro, la progettazione consapevole è divenuta di primaria importanza. Le tecniche Vastu sono contenute nei Veda, che in India sono i testi induisti di progettazione più importanti. Il ruolo che aveva il progettista era molto in alto in questa cultura. Infatti, veniva considerato anche la causa di mali fisici e di qualità di vita se c’era un’errata applicazione dei principi Vastu sui quali si basava il sapere architettonico dell’epoca.

Quindi, il progettista aveva una responsabilità grandissima nelle antiche culture. Oggi, noi abbiamo un po’ dimenticato questo, perché quando si impara a lavorare con un certo tipo di temi, che sono appunto, le energie, l’influenza di tante cose, come il contesto esterno sulla casa, ci si rende conto di come si può apportare beneficio all’interno del fabbricato, e quindi alla famiglia che lo vive.

Questa è una grande responsabilità che oggi i progettisti e gli architetti ignorano. Non si progetta più in base all’andamento solare, all’ambiente in cui sarà inserito l’edificio. Ho vissuto tanti anni a Milano, ho studiato al Politecnico, quindi facevo spesso la tratta Milano-Udine, e mi rendevo conto che l’architettura era simile e non molto differente tra un luogo e l’altro. Non c’era molta differenza, riconoscevo lo “stile architettonico italiano standard” applicato ovunque.

Questo significa che abbiamo dimenticato che è necessario dare importanza al luogo in cui si costruisce, radicarcisi, indagando sulle peculiarità, la storia e le sue caratteristiche specifiche. In questo senso i progettisti fanno veramente poco. Tuttavia, questa non vuole essere una critica, ma un invito a ripensare a questi temi, fondamentali nella progettazione.

Infatti, oggi applico il più possibile questi principi nella progettazione di edifici, e una serie di altri saperi, con cui ho integrato la mia conoscenza in questi anni, per realizzare il meglio che si può. Inoltre, in studio ho due ragazzi che lavorano con me, e con loro condivido questi saperi. Ci sono delle cose che cerco di passargli affinché diventino l’abitudine nella realizzazione di un nuovo progetto. Effettivamente, alcune cose ormai stanno diventando la prassi anche nella cultura occidentale, come ad esempio considerare come gira il sole, il punto in cui è più alto, piuttosto che più basso.

Sembrano futilità, ma incidono nella progettazione complessiva. Inoltre, c’è un mondo su quello che avviene all’interno di una casa, dal punto di vista delle energie, dei movimenti, sul posizionamento di alcune stanze, piuttosto che altre. Secondo la tradizione ayurvedica tutto è collegato agli elementi e successivamente al fisico, al corpo, delle persone che vivono gli spazi. Quindi, ogni potenziale disturbo ha un motivo, rispetto al nostro posizionamento nell’universo e ai chakra.

C’è un discorso molto ampio relativo ai fondamenti di questa disciplina. Quindi, è necessario che l’architetto che applica i principi di questa disciplina abbia una visione olistica del sistema casa, integrato alla persona che vive negli ambienti. Un sapere che sconfina nella persona, nel committente, nel sapere come sta. Ovvio, quindi è l’essere aperto all’ascolto della persona per la quale si sta progettando.

Ci sono delle case, le classiche case che non si riescono a vendere, disabitate da anni, che se uno poi va ad indagare, ci sono dei mondi che si aprono. Storie, memorie collegate alle case che nel complesso influiscono sulla buona riuscita, o meno, della progettazione. Questo è detto, è insegnato nella tradizione vedica.

Federica Barazzutti e l'architettura sostenibile
Federica Barazzutti e l’architettura sostenibile – foto di Federica Barazzutti

Ciò che la guida nella progettazione non è solo un approccio olistico, ma anche tanta voglia di restare aggiornata e al passo con le più recenti innovazioni nel settore della bioedilizia, come lo standard Passivhaus (ZEPHIR Passivhaus Italia). Interesse quello per la sostenibilità ambientale nato con la formazione tecnica.

Cos’è per lei una progettazione edile che mette al centro il benessere psicofisico di tutti quelli che vivono gli spazi?

Io parto da un percorso di studi universitario già focalizzato sull’architettura sostenibile. L’indirizzo della triennale era “Architettura ambientale”, mentre quello della magistrale “Progettazione dell’architettura sostenibile”. All’epoca già si parlava tanto di un certo tipo di approccio alla progettazione, di un certo tipo di materiali e così via. Quindi, posso dire di essere stata molto fortunata.

Agli esordi nel mondo lavorativo, scontrandomi con la realtà, mi sono subito resa conto che non era così come credevo. Per esempio, l’utilizzo di materiali di un certo tipo, materiali strutturali, come l’architettura in legno, non era così diffusa. O almeno nella mia zona, in Friuli, dove da sempre si costruisce in un certo modo.

Quindi, è chiaro che per forza di cose bisogna continuare ad aggiornarsi con le più recenti innovazioni. Una delle cose che da sempre mi ha affascinato, già dall’Università, era il nuovo concetto della Casa Passiva, una casa senza impianti attivi, ad esempio senza un sistema di riscaldamento, come radiatori e stufe. Per cui è necessario approfondire un certo tipo di temi.

Così, nel 2018 ho deciso di fare questo corso presso ZEPHIR, un ente che si trova in Trentino, e rappresenta uno dei riferimenti italiani dello standard tedesco Passivhaus e sono riuscita ad ottenere il titolo di certificatore Passivhaus. La mia speranza è quella che sempre più progettisti si avvicinino a questo metodo, affinché ci siano sempre più case passive sul territorio italiano.

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Edilizia bioclimatica, case passive e architettura per limitare l’insorgere di geopatologie sono termini che racchiudono concetti ancora poco conosciuti. Cosa sono e perché fanno bene alla casa e a chi la abita?

Il principio alla base di tutti questi approcci, è il benessere della persona integrato alla casa e gli ambienti.

C’è tutta una serie di strumenti che permettono di capire, ciò in merito alle geopatologie e l’inquinamento che arriva dal terreno, se in alcuni punti della casa ci sono dei disturbi terrestri, che ovviamente si riflettono sul fabbricato. Questi punti, così detti geopatici, per esempio se ci si dorme sopra, a lungo andare potrebbero creare dei disturbi del sonno e di salute di un certo tipo. Può essere la con-causa di un disturbo già esistente, come un mal di testa o il dormire male.

Per entrare nel particolare, secondo la disciplina Vastu ogni zona della casa è legata ad un elemento, come dicevo prima, e ad una parte del nostro corpo. L’architetto con cui ho studiato, per esempio, distingueva l’emisfero sud dall’emisfero nord. Alcune volte però ci sono zone dell’emisfero nord che hanno la stessa carica energetica di zone che si trovano nell’emisfero sud, cose che bisogna considerare nel momento in cui si decide dove e in che modo posizionare il fabbricato.

Per esempio, quando abbiamo iniziato a progettare casa mia, prima di iniziare lo scavo della costruzione, ci siamo fatti dare la data esatta in cui iniziare e il range orario da un astronomo vedico. Abbiamo anche fatto tutta un’altra serie di cose per onorare la terra. Ci sono tante cose che si mettono insieme e che danno vita ad un nuovo progetto. Che sostanzialmente è un progetto, una filosofia di vita.

Oggi, rispetto a qualche tempo fa, i clienti sono sempre più consapevoli, quindi, quando contattano me è perché vogliono un certo tipo di approccio, un certo tipo di sensibilità. Ciò anche perché, sui fabbricati esistenti non sempre si possono fare grandi stravolgimenti che ti permettono di arrivare a trasformare l’abitazione in una casa totalmente passiva.

Tuttavia, si prova sempre a fare il meglio che si può sostanzialmente. Rispetto al Vastu ci sono strumenti che permettono di correggere energeticamente l’abitazione. Come spostare gli arredi o compiere una serie di altre scelte. È ovvio che bisogna sempre agire in base a quello che si ha, perciò non sempre si riesce ad ottenere un qualcosa di risolutivo al 100%.

Le iniziative sostenibili nel mondo: gli innovativi progetti per “Educare alla sostenibilità dell’abitare”

I progetti che ha portato a termine, tra l’ideazione di case e arredi green, alla ristrutturazione di edifici, sono tanti! Qual è il progetto a cui è più affezionata?

Tanti anche i progetti per il territorio. Cos’altro bolle in pentola?

Un progetto che ho iniziato ormai già da un po’ di anni e che sta arrivando al termine è quello di casa mia, della mia famiglia, nel quale si concretizzano un po’ tutti questi saperi. Sia per la parte Vastu, sia per la componente bioclimatica, sia Passivahaus. Sono riuscita a progettare e a realizzare questa Casa Passiva in legno e materiali come l’argilla espansa, il gessofibra. Materiali che solitamente, anche a causa dei costi elevati, si tendono a non utilizzare.

La casa è caratterizzata anche da sistemi innovativi come il recupero delle acque piovane e una serie di scelte abbastanza spinte. Per esempio non ci sono i collegamenti wi-fi, l’impianto elettrico è schermato. È chiaro che poi ognuno fa quello che si sente. Non bisogna mai forzare le scelte di progettazione, tuttavia, ci sono compromessi che si possono raggiungere. Oggi, siamo nella fase conclusiva, che terminerà effettivamente con la certificazione del fabbricato.

I clienti non sempre sono pronti a fare un certo tipo di scelte per arrivare ad un certo tipo di abitazione. Quindi, grazie alla libertà che ho avuto di sperimentare su casa mia, oggi ho la possibilità di mostrare al pubblico quello che si può fare. Anche perché questi temi ancora non sono abbastanza conosciuti.

Per anni ho cercato di proporre nei progetti alternative sostenibili, sempre con insuccesso. Su casa mia ci sono riuscita, quindi mi auguro che possa essere presa d’esempio. Non a caso è stato un cantiere che in tanti sono venuti a vedere. È stato molto bello realizzare questo progetto, il sogno di sempre, punto di arrivo di un lungo percorso.

Federica Barazzutti e l'architettura sostenibile
Federica Barazzutti e l’architettura sostenibile – foto di Federica Barazzutti

Negli ultimi due anni, grazie al bonus 110% c’è stato un incremento delle richieste per la riqualificazione edile di edifici, immobili, appartamenti e case in generale. Oltre al cappotto, che anche lì, mi trovo un po’ in dissenso, quasi ogni settimana, con alcune delle imprese che forniscono i materiali per l’isolazione termica, come ad esempio il polistirolo.

È davvero tanto difficile far capire che se venissero utilizzati altri materiali potrebbero essere migliorate anche le scelte relative agli impianti. Mi auguro che pian pianino le visioni degli impresari si modifichino, per riuscire a trovare con facilità materiali innovativi, sostenibili, riciclabili.

Il bonus 110% poteva essere un’occasione bellissima, in alcuni casi lo è stata rispetto ad alcuni progetti caratterizzati da scelte particolati a livello impiantistico. Dall’altro lato però, a livello burocratico ci sono stati dei grossi problemi. Infatti, il processo è complicato e poco soddisfacente per un progettista. In questo ultimo periodo non sto progettando come vorrei, perché per la maggior parte del tempo sono costretta ad occuparmi di burocrazia.

In questo momento, con il mio studio ci stiamo occupando di tantissimi progetti di ristrutturazione e riqualificazione e non sempre riusciamo ad applicare tutto come vorremmo. Facciamo il meglio che possiamo anche lì. Obiettivamente speravo che con il 110% saremmo stati in grado di fare dei recuperi più interessanti in ottica di costruzione sostenibile e passiva. Le imprese fornitrici non sono pronte, non sono preparate.

Ho avuto la fortuna di intraprendere varie collaborazioni con tecnici e ditte attente ad un certo tipo di temi e materiali. Però non è sempre così e in questo particolare periodo le aziende sono sature. Purtroppo spesso si fanno scelte più dettate dalle tempistiche in cui arrivano i materiali, piuttosto che dalla qualità degli stessi.

La mia speranza è che il mercato si modifichi in tempi brevi rispetto alla consapevolezza di utilizzo di un certo tipo di materiali sostenibili. Ma se in Italia, il polistirolo è ancora certificato come un materiale di recupero, si hanno le idee confuse sulla sostenibilità ambientale e la strada da fare è ancora tanta su temi quali l’architettura sostenibile, l’edilizia bioclimatica e la bioarchitettura.

Quando entri nel merito di un certo tipo di materiali ti rendi conto che buona parte di quelli reperibili sul mercato non lo sono, né tantomeno smaltibili, nonostante abbiano la certificazione. Quindi, è sempre meglio documentarsi in maniera attenta, perché il sistema è da correggere a monte.

Tuttavia, abbiamo anche una serie di progetti interessanti a livello regionale di progettazione energetica sostenibile, case passive e interventi a livello ricettivo. Miglioramenti a livello energetico da apportare in itinere costruttiva ad un fabbricato con progettazione già avviata. Nell’ultimo anno mi è capitato, specialmente in Veneto, che molte persone mi contattassero per una consulenza relativa al Vastu ai fini di studiare il terreno e migliorare le abitazioni dal punto di vista energetico.

Un’azione molto importante, fatta qualche tempo fa  riguarda la biblioteca di San Daniele, il paese dove vivo. L’amministrazione aveva presentato un progetto per la sua demolizione, ma io avevo espresso la mia opinione. Infatti, ho preso posizione per la salvaguardia di questo bene storico.

San Daniele, come tanti altri borghi italiani, ha un centro storico bellissimo, ma il più delle volte sembra che le amministrazioni lo dimentichino, portando la vita fuori dal centro storico. Ora c’è una grande richiesta di un certo tipo di recupero di borghi e fabbricati rurali specialmente in contesti montani. Ciò proprio per ricreare delle comunità e far rivivere luoghi ormai abbandonati.

Borghi in abbandono: il posto giusto dove vivere

Per approfondire questi argomenti è utile seguirti sul tuo blog. Cos’è the red glasses e dove trovarti online?

The red glasses è un logo. La storia che c’è dietro risale ai tempi dell’università e ha a che fare con la mia montatura rossa di occhiali. È un logo che mi ha regalato una mia cara amica, che è una grafica.

Per chiunque voglia approfondire questo mondo può seguirmi sul mio sito web. Sarò lieta di rispondere a qualsiasi domanda per risolvere dubbi e realizzare il sogno di una vera e propria casa passiva. Sono sempre disponibile, mi è già capitato in passato di ricevere telefonate e richieste su questi temi. Mi fa assolutamente piacere.

Inoltre, su Facebook e su Instagram, ho documentato lo sviluppo del progetto di casa mia, con l’auspicio di potermi confrontare anche con i miei colleghi per creare una vera e propria community e farci forza a vicenda dato che siamo la minoranza, ma la sostenibilità è il futuro.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Gereon Hach, autore del libro Vastu, lo Yoga dell’abitare, è un architetto di fama internazionale e studioso di discipline orientali, ha collaborato a numerosi progetti di architettura all’estero, per poi trasferirsi in Italia, dove continua le sue collaborazioni a livello europeo. Interessato in particolar modo alle tecniche yogiche e alla tradizione vedica, ha potuto unire questo interesse alla sua professione, approfondendo la conoscenza vedica dell’abitare, ossia il Vastu.

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