Architetto, artista e designer Emilio Nanni raccontata ad Habitante la sua idea di design. Ecco l’intervista completa.
Il design di qualità: intervista all’artista Emilio Nanni
Tra Milano e Bologna, Emilio Nanni si è contraddistinto fin da subito nel campo del design, dell’interior design e dell’arte. I suoi oggetti vantano un perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione, mantenendo un costante rapporto con la sostenibilità e la qualità delle materie prime. Ecco l’intervista completa di Habitante al design e artista Emilio Nanni.
Com’è nata la sua passione per il design?
“Il momento preciso nel quale è nata la mia passione per il design non lo ricordo, certamente ho incontrato degli oggetti “attraenti” in varie fasi della mia vita. Ho sempre provato fascino per le cose “belle”. Da bambino mi intrigavano molto alcuni oggetti come la matita, la bicicletta, le forbici e la moka Bialetti. Mi sembravano oggetti prodigiosi. Successivamente durante gli studi di architettura, ho incontrato e studiato diversi autori (nel design Bruno Munari, Castiglioni, in architettura Mies van der Rohe) che mi hanno fatto apprezzare e innamorare di questa professione.”
Quali sono i principi base della sua idea di design?
“Il design elabora e interpreta la contemporaneità” questa è una mia citazione che sintetizza quello che penso sia l’essenza del design. Il design trova la sua precisa definizione nel dare forma agli oggetti d’uso che accompagnano la vita delle persone. Oltre alla funzione, la forma definisce e racconta il periodo storico nel quale è stato disegnato e prodotto. La mia idea di “design” si è formata dall’Imprinting del postulato fondamentale del BAUHAUS: “forma-funzione”. Questa lezione è stata la base sulla quale ho continuamente cercato di superare e rivedere questo postulato. Oggi la forma è una sintesi ed è essa stessa la funzione. E, ogni designer interpreta con la sua cifra progettuale questo concetto.”
Nel corso degli anni, ha realizzato moltissimi progetti di grande successo, ce n’è uno che ha segnato particolarmente la sua carriera? Desidera raccontarcelo?
“Ho lavorato con tantissime aziende italiane e internazionali ed ho disegnato sempre con passione. Nella mia esperienza di designer mi sono interfacciato con ogni tipo di azienda e i risultati più importanti li ho raggiunti quando c’è stata un’immediata affinità ed empatia. Ogni azienda ha un’identità e una reputazione che trova nel mercato il suo rispecchiamento e ovviamente non è che la rappresentazione plastica dell’imprenditore che la dirige. Il designer è funzionale alla definizione del marchio, perché fornisce al brand il valore aggiunto dato appunto dal progetto. In questo senso ricordo con piacere la sintonia che ho avuto con diverse aziende contraddistinte da collezioni di successo: DOLL +CROISSANT + FRATINA+MARIMBA /Billiani – KEPI /Saba – PLATEA +ASOLO /Pianca – SESTANTE /Tonelli – OTRAN /Daa Italia – CARAVAN /DeCatelli. – MYRA / Et al..
Sono legato a prodotti come la poltrona DROP+ TWIST /Zanotta
Ho un particolare legame con un prototipo realizzato da Zanotta nel 1987 –inizio della mia carriera professionale– quando presentai il progetto della panca PAMINA a Aurelio Zanotta, uno degli incontri importanti della mia professione. Il progetto piacque e si passò alla fase prototipale. Furono poi realizzati alcuni prototipi, uno dei quali lo conservo io stesso in studio. Poi, ahimè la dipartita dii Aurelio Zanotta segnò anche l’oblio della proposta.”
Quali materiali predilige per i suoi progetti?
“Ho una preferenza per il metallo, in particolare il ferro, e per ogni tipo di lavorazione legata al metallo. Poi mi piace il legno, che ho utilizzato molto nella progettazione di sedie. In ambito dell’architettura e dell’interior design –ambiti che affiancano la mia attività di designer – mi piace miscelare materiali molto diversi tra loro, per creare delle percezioni visive e tattili insolite.”
Come gestisce il rapporto di tradizione e innovazione ai tempi d’oggi, dove le mode sono in continua evoluzione?
“Ho sempre avuto una particolare attenzione e studiato la “tradizione”, intendendo per tradizione “Il complesso delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra”. Lo studio della tradizione è stato l’insegnamento primario sul quale ho costruito e affinato la mia identità progettuale, base imprescindibile per arrivare all’innovazione. Il designer deve poi fare suo il senso dell’innovazione che applicherà ad ogni progetto. Per fare questo è necessario costruirsi un solido bagaglio culturale che serve parallelamente a leggere la contemporaneità. La moda, ad esempio, è antropologicamente la rappresentazione di questo processo, attraverso cicli e citazioni e la riproposizione dei periodi della moda passata: ad esempio la moda degli anni 70, 80 ecc. mescolati alla provocazione, alla ricerca tecnologica, alla ibridazione semantica.
Anche nel design succede questo fenomeno, Ogni anno ogni azienda propone nuove idee, soluzioni e cerca di mantenere la sua posizione nel mercato attraverso il valore dato al suo design. Contemporaneamente, molte aziende storiche portano avanti le icone del design ancora copiosamente presenti nelle collezioni di noti brand del design. Alcuni esempi sono: Flos /Castiglioni, DePadova /Magistretti , Vita /Eames, Artek/Aalto, ecc.”
Quanto reputa importante la sostenibilità nel settore dell’arredamento e design?
“Oggi è imprescindibile l’attenzione e l’applicazione di ogni presidio che vada nella direzione della sostenibilità all’interno del ciclo produttivo programmando la vita del prodotto e definirne il ciclo vitale sino al suo smaltimento. L’attenzione all’ambiente è fondamentale e il designer deve avere fare la sua parte e promuovere l’attenzione e la sensibilità a questo tema. Per questo, mai come oggi così importante.”
Quali sono i riferimenti e le fonti d’ispirazione per le sue creazioni?
“La mia formazione è legata alla lezione del Bauhaus, poi all’International Style e soprattutto al Minimalimo. Le personalità di riferimento nella mia formazione sono tre figure molto distanti tra loro: C.Eames, Bruno Munari, e Mies vna der Rohe. Su questi archetipi ho costruito con studio e applicazione la mia cifra progettuale.”
Desidera lasciare un consiglio ai lettori di Habitante che sono appassionati e vorrebbero addentrarsi nel settore del design?
“Fare attenzione agli oggetti e osservarli con attenzione per leggere l’ingegno dalla forma e l’efficacia della funzione. Ogni prodotto che vediamo e usiamo è stato pensato e progettato da un designer e prodotto da un’azienda che attraverso la serialità ha reso possibile la diffusione di un’idea/funzione. Questa consapevolezza aumenta la percezione e il valore del design.”
Ringraziamo il designer Emilio Nanni per la disponibilità.