“Perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte.” A. Baricco
Come ci sentiamo quando rimettiamo piede in casa, dopo essere stati via per un lungo viaggio? O meglio dire: un viaggio importante. Come ogni cosa, non è la durata, ma la qualità, l’intensità. Un viaggio breve può essere decisamente importante, ma non è detto che un viaggio di maggior durata lo sia.
“Il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza, la gioia del ritorno.”
D. Basili
Ho girato la chiave nella toppa del mio monolocale di recente, dopo essere stata via per qualche settimana. Lontana da casa per un periodo così lungo, per la prima volta. Ho immaginato il momento del mio ritorno a casa molte volte. Ridendo e scherzando, pensavo: “Farò come la tizia che, tornata dalla crociera, piange nella vasca da bagno”. Che poi io ho la doccia, in realtà. E piangere sotto la doccia non è poi così male. Rientrare nella mia adorata casetta, dopo un viaggio così intenso, pieno di vita, esperienze, di quotidiano, di cose straordinarie, e di cose banali. Come potrà mai essere? Più si avvicinava la data del mio ritorno, più mi sentivo tranquilla. Quella tranquillità e quella serenità che solo la tua casa può forse offrirti.
“Era questo a fare la differenza. Il modo in cui un luogo custodiva la tua storia. Come riuscivi a rileggerla ogni volta che ci tornavi.” P. Cognetti
Riabituarsi all’odiata routine, indossare gli stessi panni che indossavi prima della partenza, rimettere quella sveglia. Ma anche raccontare e farsi raccontare tutto ciò che è accaduto in tua assenza. Sì, il ritorno a casa è decisamente un momento impegnativo. Tralasciando lavatrici, lavatrici, spese, lavatrici, pulizie, e dove ho ficcato il caricabatterie, mille bollette da pagare, e qualche fattura in arretrato. Ci sembrava tutto in ordine, ERA tutto in ordine, ma immancabilmente quando varchi la soglia di casa, ti rendi conto del contrario. Cosa è successo?
“Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati.”
N. Mandela
Ogni viaggio ci cambia. Ma anche ogni esperienza ci cambia, piccola o grande che sia. Pregna di significato, o apparentemente insignificante. A volte ce ne accorgiamo nel momento stesso in cui quel qualcosa sta accadendo. Altre volte ci sembra non stia accadendo nulla. Ma qualcosa succede, eccome.
“La nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose.” H. Miller
Ho immaginato il mio ritorno a casa parecchio. O meglio, più che il mio ritorno a casa, mi è mancato la mia “normalità” (sì, è una parola odiosa). Non posso definirla routine, essendo la mia settimana ogni volta diversa rispetto ai sette giorni precedenti. Definiamole “cose che fai regolarmente”. Mi sono mancate le mie attività, in standby per quel periodo. Mi è mancato il mio lavoro.
“Mi stai dicendo che ti è mancato il tuo lavoro e non il tuo letto, o il tuo armadio!?” Uh si. Sentire la mancanza del proprio lavoro è una cosa abbastanza inaspettata, dagli altri e da me stessa in primis. Avere voglia di rivedere i tuoi pazienti, sapere che progressi hanno fatto, e come procedono le cose. Mi ritengo molto fortunata.
Non mi sono mancati oggetti, anzi. La Marie Kondo (autrice del best seller Il magico potere del riordino) sarebbe fierissima di me. Stando lontana da casa ho apprezzato ancor di più l’essenzialità, riguardo cose (ma anche riguardo le persone, in realtà) ed oggetti. Qualcuno dice che sto diventando troppo minimalista. Io mi difendo dicendo che, vivendo in un monolocale, è impossibile che non lo sia. Mi sono sbarazzata di vestiti, scarpe, oggetti, oggetti, e altri oggetti. Ricordo che durante le ultime settimane all’estero pensavo “Quei jeans non li metti da un annetto. Via!”. Le mie amiche e le mie vicine di casa sono state molto contente del mio “Svuoto tutto Party”, tenutosi un giovedì qualunque di settembre.
Dopo ogni viaggio mi prometto di riordinare le idee. Di mettere nero su bianco qualche mio pensiero. A volte lo faccio durante, altre volte dopo. Ma spesso tutto ciò che ho da dire si mescola alla nostalgia (alla vera saudade, in questo caso), prende forma durante le chiacchiere con gli amici, si modifica di racconto in racconto, e si plasma con quel che io sono. Perché ogni avventura è cosi. Non contano souvenir, ricordi, scontrini. Conta solo quello che riesci a portare a casa, e a fare tuo per sempre.