In Toscana c’è una realtà che, attraverso il recupero dei rifiuti di plastica e grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie, ha dato vita ad un progetto sostenibile. Si tratta di R3direct, azienda con base a Lucca, dedicata alla produzione di grandi oggetti stampati in 3d realizzati con plastica riciclata proveniente dai rifiuti urbani. Abbiamo incontrato Stefano Giovacchini designer, esperto di economia circolare e manifattura additiva, nonché fondatore di R3direct. Il suo progetto, la lampada Pandora realizzato da R3direct, è stato tra i premiati al Ro Plastic Prize, concorso della nota galleria milanese di design Rossana Orlandi. Ecco quello che ci ha raccontato.
Come è nata la vostra attività e la tua collaborazione con l’azienda?
Nel 2017 ho conosciuto Cristiano Cavani e Marco Paganucci, due makers che hanno fatto della loro passione tecnologica un lavoro. Nello stesso anno il comune di Capannori ha indetto il bando “CircularCity” per accelerare idee imprenditoriali focalizzate sull’economia circolare. Questa ci é sembrata la cornice migliore per presentare la nostra idea: stampare in 3D arredo pubblico con materiale plastico riciclato proveniente dal porta a porta.
L’idea é stata selezionata ed abbiamo partecipato ad un crowdfunding pubblico, che ci ha aiutato nella costituzione e dato un minimo di visibilità iniziale. Così nel 2018 é nata ufficialmente R3direct.
La vostra mission è realizzare prodotti ottenuti da rifiuti di plastica riciclata post-consumo di cosa si tratta e come avviene la lavorazione?
Sa che la metà della plastica che ricicliamo del porta a porta é destinata all’inceneritore? Non parlo dei flaconi o delle bottiglie, che hanno una filiera commerciale ben delineata. Ma di quelle plastiche miste composte in maggioranza da imballi leggeri e pellicole, chiamati PLASMIX.
Abbiamo scoperto che Revet, multi utility che separa il 90% della plastica del porta a porta toscano, ha un impianto per la trasformazione in granulo di questo scarto, e con loro abbiamo avviato un processo di ricerca e sviluppo per utilizzare questo materiale nelle nostre stampanti.
Attualmente riusciamo a stampare oggetti di un metro cubo di ingombro, ma stiamo lavorando per aumentare la superfici di stampa a due metri cubi.
Come è nata l’idea di utilizzare la plastica riciclata e quali progetti avete realizzato?
Più che un’idea, utilizzare la plastica é un esigenza della nostra società. E da un certo punto di vista, è un dovere per un designer riutilizzarla nei suoi progetti progetti o prodotti. Ho cominciato a guardare la montagna di rifiuti plastici urbani da un punto di vista diverso. Non più solo come un grosso problema, ma come un enorme risorsa. Una vera miniera urbana. La sfida é utilizzare questa risorsa per prodotti utili e durevoli.
Da dove proviene la plastica che usate per la stampa 3D?
Circa l’ 80% del materiale che utilizziamo proviene dal rifiuto urbano toscano, il restante da rifiuto industriale. Attualmente stiamo testando stampe con pneumatici riciclati , plastiche provenienti dal pulper di cartiera o dal riciclo del Tetra pak, polistirolo riciclato.
La stampa per noi é che la conclusione di un percorso di ricerca: prima individuiamo lo scarto con valore ecologico, poi coinvolgiamo partner che ci aiutino nel trattamento e nella trasformazione del materiale in granulo. Individuiamo forme e tipologie di prodotto idonee al tipo di polimero ed infine realizziamo gli oggetti destinati alla vendita.
A quale tipo di utenze vi rivolgete?
Per la ricerca sui materiali, lavoriamo con aziende di grandi e medie dimensioni.
Per la collocazione di arredi pubblici cerchiamo partnership con amministrazioni o associazioni. Mentre gli arredi che disegno li vendiamo ad una committenza privata, spesso disegnando su misura per il cliente.
Inoltre stanno aumentando le richieste da parte di artisti che vogliono realizzare le loro creazioni in plastica riciclata. Per esempio, abbiamo realizzato per la scultrice Vittoria Marziali un’opera pubblica interamente stampata in 3d con granulo riciclato, installata in un parco pubblico a Siena. Un messaggio bellissimo per dimostrare che lo scarto é una risorsa preziosa.
Negli ultimi anni sembra esserci una maggiore sensibilità nei confronti dell’inquinamento derivato dall’abbandono della plastica, è d’accordo?
Il consumo di plastica a livello mondiale é arrivato ad un livello critico e diciamo che é difficile non parlarne. Basti pensare alle isole di plastica negli oceani. Di conseguenza, la comunicazione e la stampa si stanno occupando, vuoi per moda vuoi per bisogno, al problema molto di più che nel passato.
Ma nella realtà il consumo della plastica monouso é aumentato ed alcune aziende stanno utilizzando una comunicazione ingannevole o quantomeno discutibile al limite del green-washing.
Credo che, al fronte di una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, manchi ancora una forte risposta da parte di tutti nel ridurre la produzione ed il consumo di plastica. Il riciclo deve essere solo l’ultima delle opzioni.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo quanto riportato nella relazione sulla gestione degli imballaggi in plastica del 2020 di Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica con la crisi del Coronavirus, si sono ridotti del 5% gli imballaggi in plastica. Il quantitativo complessivo di imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale è stato quindi di 2.198.000 tonnellate di cui 904 mila tonnellate circa sono state riciclate. Una percentuale che si attesta quindi al 41%, un dato in linea con gli altri Paesi europei.
- Il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia del 2021 evidenzia che la produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia nel 2019 rimane costante a 499 kg/abitante, contro una produzione media europea di 502 kg/ab.
- Il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia del 2021 riporta inoltre che il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019, secondo i dati ISPRA, è del 46,9%. Un dato in linea con la media europea che posiziona l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee. Il tasso di utilizzo circolare di materia in l’Italia nel 2019 è al 19,3%, superiore alla media dell’UE27 (11,9%), inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%), ma superiore a quello della Germania (12,2%).
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