Covid, Pandemia, progetti, stili di vita, bisogni: tra tutti questi termini c’è un legame che ci racconta come sono cambiati i desideri degli abitanti dal primo al secondo lockdown.
Un momento storico che segna l’inizio di una nuova era, fatta di incertezze sì, ma di tanti desideri che crescono di giorno in giorno in ogni abitante.
Cambia il mondo, cambiano gli stili di vita, cambiano i mercati: seppur non eravamo pronti a tutto ciò, dobbiamo imparare ad ascoltare il cambiamento e reagire. In questo senso, Business Intelligence Group, ci è venuto incontro e ci ha fornito i dati di un’analisi sulle nuove priorità degli abitanti.
Lo studio è stato effettuato dopo il primo e il secondo lockdown e, successivamente, i risultati sono stati messi a confronto. Vediamo insieme cosa è emerso dall’indagine di mercato.
Coronavirus: quali sono le priorità degli abitanti oggi e domani?
L’importanza della Salute
Abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione nel mondo della Salute, divenuta – inevitabilmente – centrale nella vita di tutti quanti.
Dallo studio di Business Intelligence Group notiamo, tuttavia, come l’attenzione alla salute sia un prerequisito degli abitanti italiani: nel primo lockdown il 54,3% degli intervistati ha messo al primo posto di importanza la Salute, nel secondo lockdown lo è per il 39,8% degli abitanti (-14,5%), che danno “per assodato” il concetto di salubrità nella nuova vita post Covid.
Un dato che ci fa riflettere, accompagnato da una maggiore attenzione all’igiene in casa e personale, ormai parte integrante della routine degli abitanti italiani.
Il contatto con la Natura
Soprattutto durante il primo lockdown, complice un isolamento inaspettato e un’impreparazione a uno stile di vita dentro casa (dallo smart working allo sport a casa), la natura ha rappresentato per molti abitanti una “via di fuga“.
La riscoperta agli spazi esterni, la ricerca dell’aria aperta, ha avuto una forte impennata durante il primo lockdown: il 53,6% lo metteva come bisogno primario.
Ma cosa è successo dopo il caos delle riaperture e poi ancora delle chiusure e delle nuove zone bianche, gialle, arancioni e rosse?
Dopo il secondo lockdown la Natura non basterà per sentirsi liberi: ben il 15,1% degli abitanti che la ritenevano prioritaria, cambia idea. Rimane importante una vita a contatto con la natura per il 38,5% degli abitanti.
I pasti fuori casa
Ottime notizie per i ristoratori, che tanto stanno soffrendo questo periodo difficoltoso per uno dei mercati più colpiti dall’emergenza Covid-19.
Dallo studio emerge che dopo il secondo lockdown la vera priorità sarà il ritorno ai pasti fuori casa: cresce notevolmente il desiderio di andare a mangiare nei ristoranti o pizzerie.
Si tornerà a prenotare più di prima il pranzo o la cena con gli amici e parenti fuori casa: lo dichiara il 36,9% degli abitanti (+13,4 rispetto al primo lockdown).
Il relax e il divertimento fuori casa
Il desiderio di uscire, di socialità, di godersi attimi di relax insieme alle persone più intime sono la risposta a una vita che non si accontenta della tecnologia: gli abitanti adesso hanno bisogno di uscire dargli schermi e incontrarsi, dal vivo.
Feste, concerti, teatro, cinema, terme con amici o con il proprio partner: il 35,2% (+0,9 rispetto al primo lockdown) aspetta con intrepida speranza una nuova stagione, fatta di riaperture e di re-incontri.
Il tempo con gli amici e con i parenti
Non solo fuori casa, ma anche dentro: poter trascorrere in compagnia delle persone più care sembra un lontano ricordo.
Tuttavia, grazie alle riaperture – seppur a bocconi – per molti è stato possibile trascorrere la stagione estiva o le vacanze di Natale assieme alla famiglia.
Dal primo al secondo lockdown il tempo con gli amici e con i parenti rimane comunque un fattore importante, ma meno inaccessibile: lo mette tra le principali priorità il 33,8% (-12,4 rispetto al 46,2% dopo il primo lockdown).
Il risparmio
Lo sappiamo da sempre: gli italiani sono un popolo risparmiatore.
Un clima di sfiducia e di incertezza nel domani che da diversi anni ci ha resi abitanti attenti al risparmio (soprattutto economico) e che durante il primo lockdown ha visto l’accelerarsi di questo fenomeno.
Dal primo al secondo lockdown, però, le cose son cambiante: quasi il 10% non mette più il risparmio al centro delle proprie scelte di un nuovo stile di vita (28,7% del secondo lockdown vs 38,5% del primo lockdown).
Il Made in Italy
La Pandemia ha scosso anche i consumi globali: gli abitanti italiani compreranno più Made in Italy.
Le difficoltà di approvvigionamento degli ultimi mesi hanno spinto le aziende della distribuzione a rivedere le proprie forniture, privilegiando contratti con partner nazionali o di Paesi vicini. Così, è aumentato l’interesse al marchio Made in Italy anche da parte dei consumatori nel primo lockdown (il 51% dichiara di privilegiare, negli acquisti, i prodotti Made in Italy). Interesse, poi, notevolmente calato durante il secondo lockdown: il 28% degli abitanti sceglierà prodotti italiani (-23,1%).
L’e-commerce
I numeri parlano chiaro, le compravendite dei prodotti si sono spostate online. Abbiamo, per forza di causa maggiore, centralizzato la digitalizzazione nelle nostre vite. Ma ciò che ha colpito di più riguarda proprio i consumi, una rivoluzione che, senza Covid, ci avrebbe messo molto più tempo a compiersi: il numero di consumatori online è triplicato.
Secondo il consorzio Netcomm, il settore dell’e-commerce crescerà più dell’economia mondiale raggiungendo un aumento del 55%.
Ce lo conferma l’analisi Business Intelligence Group, secondo la quale sia nel primo che nel secondo post lockdown circa 18 milioni di italiani faranno acquisti on-line.
La Sostenibilità
Un trend già in crescita negli ultimi anni, ma accelerato dall’emergenza Covid: l’attenzione alla sostenibilità non è più “una moda”, ma una realtà nelle case degli abitanti.
Sono esplose le ricerca online su consigli e idee pratiche per portare uno stile di vita sostenibile, dalla cucina, all’arredamento. Durante il primo lockdown la sensibilità al tema sostenibile, tuttavia, era maggiore: si è passati da un 26,3% a un 23,4% (-2,9%) che ha dato maggiore attenzione all’ambiente e alle scelte sostenibili.
Lo Smart Working
Durante il primo lockdown l’idea di doversi adattare a un nuovo modo di lavorare, con lo Smart Working, aveva portato gli abitanti a mettere tra le priorità il ripensare al proprio lavoro in modo che possa essere fatto anche da casa al 34,3% degli abitanti.
Ma l’idea di “abbandonare” per sempre l’ufficio ha fatto sì che il 13% cambiasse idea e non si arrendesse all’idea di dover lavorare da remoto.
Smart working, idee salvaspazio: dall’asse da stiro al divano
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