Come riconoscere del pellet di qualità

pellet

Il pellet non è tutto uguale: sotto questa denominazione rientra una grande varietà di prodotti, le cui prestazioni dipendono non solo dalla materia prima, che è l’elemento principale, ma anche dalla lavorazione, dal packaging, dalla conservazione.

Per riconoscere un pellet di qualità basta seguire alcuni semplici accorgimenti che risparmieranno a te (e alla tua stufa) moltissimi problemi nel lungo periodo!

Quali caratteristiche cercare nel pellet?

pellet di qualità
Shutterstock – Mike Fouque

Anzitutto, ricordiamo che tutte le caratteristiche del pellet sono riportate sull’etichetta della confezione.

Bisogna fare particolare attenzione a questi parametri:

  • il potere calorifico, che indica il calore sprigionato e che per un buon prodotto è superiore a 5.0;
  • la percentuale di umidità, che è bene rimanga sotto l’8%;
  • l’indicatore delle ceneri, consigliato sotto l’1% oppure sotto 0.5;
  • le certificazioni: EN PLUS A1 oppure HD+ assicurano l’altissima qualità del pellet;
  • la presenza della dicitura “Pellet in legno”;
  • la provenienza e la certificazione di provenienza.

Sarebbe bene poi assicurarsi che il packaging sia integro e di un materiale resistente, per un maggior schermo dall’umidità.

Sfatiamo infine un mito: il colore del pellet non ha nulla a che vedere con la sua qualità e dipende solo dal tipo di legno usato!

Pellet da evitare

Ci sono poi diversi accorgimenti su cosa è meglio evitare nella scelta del pellet.

Infatti, non solo è bene scartare quelli con valori troppo alti per umidità e ceneri, ma bisogna anche controllare la composizione del prodotto: se contiene additivi chimici o collanti si tratta certamente di un pellet di scarsa qualità.

Perché il pellet di abete è il migliore?

Anche con tutti questi accorgimenti, è bene ricordare che la materia prima è il fattore che maggiormente influenza la qualità del pellet. Il motivo risiede nelle caratteristiche del legno da cui si ricava: quanto calore sprigiona? Quanta cenere o fumo produce?

Il pellet si può infatti ricavare da diversi alberi: abete e faggio sono i più usati, ma non mancano pellet di castagno o di pino.

Il pellet di faggio è quello con il maggior potere calorifico, ma si consuma molto velocemente producendo un quantitativo non indifferente di cenere. Altri pellet, invece, non sono in grado di restituire abbastanza calore, e ciò li rende poco adatti ai periodi più rigidi.

Se è vero che qualità e sostenibilità sono i migliori criteri che dovrebbero guidare nella scelta del pellet, anche la praticità ha un ruolo importante – quanta cenere produrrà che poi andrà smaltita, quanto ci impiegherà a bruciare.

Il pellet di abete è considerato il migliore proprio perché è la varietà che più riesce a coniugare potenza calorifica, durata e una quantità minima di prodotti di scarto: l’abete infatti ha un legno duro e bruciando sprigiona calore in modo costante e più a lungo, producendo pochissima cenere (che comunque può essere riutilizzata) e rendendo la manutenzione della stufa semplice e veloce.

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