Come la Pandemia ha cambiato gli abitanti e le case? Il commento di Alberto Marziali di Ommag

Ommag

La redazione di Habitante ha incontrato Alberto Marziali di Ommag, per commentare i dati dell’Osservatorio dell’Habitat e scoprire come la Pandemia ha cambiato gli abitanti e le case

La storia della Ommag di Alberto Marziali ha inizio nel 1977. L’azienda nasce come arredamenti industriali e si evolve, negli anni, come Fabbrica di Progetti. Ommag pensa e realizza arredamenti Made in Italy, proponendo mobili dal design modulare, adatti non solo a tutte le aree dell’ufficio, ma anche a luoghi destinati alla collettività, come università, hotel, ristoranti, negozi e ambienti della sanità. Ommag realizza arredi unici sia sotto il profilo estetico che per le specificità emozionali e tecnologiche, con una spiccata attenzione ai nuovi modi di lavorare.

Ommag dà forma allo spazio vitale dell’uomo, con prodotti efficienti, funzionali e di qualità.

Dall’Osservatorio dell’Habitat emerge che la Pandemia ha avuto un forte impatto sui nuovi bisogni e stili di vita degli abitanti italiani. Il lockdown ha imposto un freno ai ritmi abituali: l’essersi fermati ha dato modo di godere maggiormente dell’ambiente domestico, ma anche di rendere più coscienti riguardo ai lavori da fare o da programmare. La casa è diventata il luogo della famiglia, della tranquillità e sicurezza. È anche il luogo fisico di cui prendersi cura, è un ambiente da abbellire per rendere più bello e confortevole l’abitare. Come ha risposto la vostra azienda a questi cambiamenti?

La nostra azienda ha sostanzialmente “risposto male” ai cambiamenti dovuti alla pandemia ed il motivo è in gran parte informatico. Abbiamo tempestivamente compreso bene quali fossero le necessità della gente, in periodo pandemico, ed abbiamo approntato un bel pacchetto di prodotti adeguati: Schermi, Distributori di Disinfettanti, Distanziatori e così via.

Abbiamo però cozzato con tre montagne.

  1. L’impossibilità di effettuare un invio massivo di newsletter attraverso le mail, a causa della non professionalità di chi si dichiara tecnico del Web. E su questo si potrebbe dire molto.
  2. L’impossibilità di avere un rapporto collaborativo con tecnici “dipendenti” di Facebook e Instagram. Queste società non danno la possibilità di avere un servizio commerciale viso a viso e pensano che tutti abbiano il tempo e la capacità di leggere le loro contorte istruzioni online.
  3. La “pidocchieria” di molti italiani (voi lo chiamate fai da te) che si sono arrampicati sugli specchi, piuttosto che acquistare prodotti tecnici proposti da ditte specializzate nell’arredamento. 

Ci sono due Italie: quella dei veri lavoratori che non possono perdere tempo e quella dei dipendenti statali, nulla o poco facenti, che (sottraendo tempo alle proprie mansioni)  possono trascorrere ore ed ore a cercare tavolette e chiodi dentro i mega centri commerciali, per poi impegnare intere giornate (sul luogo di lavoro) a studiare i foglietti di istruzioni dei vari colossi del fai da te.

La convivenza in spazi limitati per tutta la giornata ha reso necessario riorganizzare alcuni ambienti. Il lockdown, dando una maggiore centralità alla casa, l’ha resa una priorità assoluta per il 13% della popolazione e l’ha resa importante per oltre l’80% degli intervistati. La vostra azienda ha notato questa sorta di “cambio di rotta” diventando spettatore di un aumento nelle vendite e spettatore di acquisti che sono cambiati in relazione a quanto osservato?

No! Noi, da anni, cerchiamo di spiegare che la cosa più ambita per l’uomo è avere una sua “cuccia calda” ben attrezzata. La lezione, però, è accolta da pochi e, per fare una similitudine, possiamo evidenziare che la massa preferisce dotarsi di Jeans strappati al posto degli storici pantaloni eleganti, che hanno caratterizzato lo scorso secolo. Tra la clientela potenziale vanno per la maggiore i libretti che offrono cucine a 1.500 euro, le scrivanie a 90 euro o materassi a 80 euro.

La gente è rimasta chiusa in casa non pensando al comfort della “cuccia-appartamento”, ma sognando le vacanze e le movida. Le famiglie poco o nulla hanno fatto per ristudiare gli spazi della propria abitazione. Hanno lavorato e studiato sul tavolo della cucina: a tutt’oggi la “Stanza Studio” sembra essere di poco interesse.

Spinti da politiche inadeguate, ci si è tuffati nelle sovvenzioni per mettere il cappotto termico alle pareti, ma poco o nulla è stato fatto per creare spazi di lavoro in casa o per razionalizzare gli arredi. Conta ancora più avere una “inutile zona giorno”, da mostrare agli amici, che non realizzare una postazione studio per i figli.

Smart Working e nuove abitudini di consumo con il digitale. Il 38% degli abitanti è stato in Smart Working negli ultimi 2 anni. Tra loro il 17% è già rientrato a lavoro, mentre il 21% è ancora coinvolto nel lavoro da casa. Anche chi rientrerà, continuerà ad alternare lavoro domestico e lavoro in sede. Dall’Osservatorio è emerso che a seguito del fenomeno dello Smart Working, più della metà degli intervistati ha fatto acquisti tramite e-commerce in modo più frequente rispetto al pre-Covid. La vostra azienda ha notato un aumento degli ordini online? Qual è stato, in percentuale, l’incremento delle vendite sul vostro e-commerce?

Sarebbe interessante avere il dato di quanto Smart Working è stato fatto distesi sulla sdraia in riva al mare. Volendo però parlare di cose che sappiamo, possiamo dire che il telefonino è la piaga dell’oggi.

Poco importa se l’Italia non ha più grano perché i campi sono incolti, e nessuno si preoccupa se le stalle sono vuote. Conta cercare sul telefonino tutto ciò che serve e se, poi, il prodotto viene dalla Cina poco importa. Da qualche mese, poi, la guerra Russia – Ucraina ha preso in contropiede tutti e si sta scoprendo che quando si è sotto le bombe non si può correre più dal contadino per comperare un sacchetto di patate o pomodori belli rossi. Ci si accorge che questi prodotti, da tempo, arrivavano da paesi dittatoriali che oggi presentano il conto. Sta iniziando a mancare il pane e mancano anche i componenti elettronici per far funzionare  l’automobile.

L’ e-commerce è nel cuore di tutti e, secondo noi,  genera una forte disonestà di comportamento. Si va nel negozio di articoli sportivi, si provano le scarpe, si prova il giubbino, si fotografa il codice e l’articolo e, poi, una volta a casa si fa l’ordine online, risparmiando!

Risparmiando, sì? Fino a quando? Cosa succederà quando tutti i negozi tradizionali avranno definitivamente abbassato le serrande?

Molti modesti commercianti  stanno gongolando perché prendono qualche ordine dal web: sono confortati dagli acquisti online, ma chi ha occhi per vedere si accorge che sono tanti quelli che stanno  chiudendo. I Colossi del settore, non lasciano spazio ai piccoli.

6 italiani su 10 hanno avuto tempo e modo di praticare il fai da te durante la pandemia. I 2/3 tra chi ha praticato bricolage ha anche imparato cose nuove e quasi la totalità di loro continuerà a praticare il fai da te anche in futuro. È emerso infatti che il fai da te occupa saldamente la 4° posizione nel ranking delle attività che si svolgeranno in casa a fine pandemia insieme al gardening. Cosa pensa la vostra azienda a riguardo?

Cosa pensiamo del fai da te e del bricolage? Conosciamo operai che, a nero, stanno facendo bei guadagni per montare o riparare ciò che i “Fai da te” non hanno saputo fare o montare da soli. Molti “self” hanno causato danni o hanno sbagliato gli acquisti, ma non lo possono confessare.

Finché ci sarà in vita qualche vecchio artigiano tappabuchi il fai da te andrà avanti ma poi, quando resteranno quelli che non sanno tenere un giravite o un pennello in mano, cosa succederà? In quale bottega di falegname si potrà essere accolti per riparare gli sbagli?

Oltre agli spazi interni anche quelli esterni sono stati quindi sfruttati per un cambio di destinazione o abbelliti per poterne fare un maggiore uso. Come questo ha influito, secondo voi, sugli acquisti per la casa?

In gran parte è mancata la saggia collaborazione di chi fa questo per mestiere. Molti “furbetti” hanno chiesto preventivi gratuiti per capire come si dovevano affrontare i problemi, poi, hanno cercato di far da soli. Questo sistema non può andare avanti: si arriverà a pagare progetti e preventivi, come già avviene oltre oceano, oppure la categoria degli artigiani e dei commercianti (che ti studiano gratuitamente la sistemazione della casa, dell’ufficio/studio, del giardino, del magazzino) finirà per fallimento.

Un dato importante: italianità, qualità e risparmio sono diventate le parole chiave dei consumi post covid. Come gli italiani, dopo il Covid, stanno approcciando agli acquisti?

La domanda si è orientata sempre più verso prodotti usa e getta. Prodotti/cineserie. Prodotti scadentissimi e di basso prezzo. Questo sta facendo fallire una miriade di fabbriche italiane. Di contro, chi ancora crede che la casa sia la spesa più importante che una coppia fa nella vita, si sta orientando verso griffe estere e, soprattutto, tedesche.

Sotto gli occhi di tutti è che una buona caldaia è solo tedesca, una buona automobile, è solo germanica, un buon tessuto è solo inglese e così via.

Dall’indagine, risulta importante anche la sostenibilità dei prodotti. Come la vostra azienda si colloca in quest’ottica? La vostra è un’azienda che può definirsi sostenibile?

Sostenibilità è una parola quasi ridicola. A chiacchiere sono tutti ecologisti salvo poi gettare di nascosto l’acido corrosivo dentro il water o i sacchi dell’immondizia lungo le strade.

Chi sceglie, invece, delle porcherie da mercatino, un abito che si possa riparare o che possa durare anni? Chi lavora il suo “umido di cucina” in giardino per poi regalare l’humus al contadino per concimare? Chi acquista la mela brutta col verme, al posto di quella lucida con su l’etichetta della griffe? Chi compera il materasso interamente di lana o di Crine? Chi va a fare passeggiate per i campi per trovare le erbe spontanee da mangiare a tavola al posto delle zucchine o dei pomodori provenienti dall’estero? Chi acquista carta per fotocopie realizzata da cellulosa di paglia per evitare l’abbattimento di abeti? E possiamo allungare di molto l’elenco.

Per ultimo, dallo studio, risulta relativamente importante anche l’accessibilità via web. La vostra azienda è in grado di garantire una buona fruibilità del sito, facilità nell’acquisto e tutti quei servizi che possono rendere easy l’acquisto online?

La situazione web è penosa e qui secondo noi sta il centro di molti problemi delle aziende commerciali o di produzione. Proprio su questo argomento si apre una voragine disastrosa che vede la quasi totale assenza delle regioni e delle Organizzazioni di categoria. Noi abbiamo idee ben precise su questo argomento, ma per trattarlo serve un lungo discorso da fare con ponderazione.

Nasce il digitale-bio: una nuova sfida della sostenibilità

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