Da ormai più di un anno abbiamo imparato a convivere quotidianamente con la pandemia. Ma com’è cambiato il modo di abitare degli italiani con il Covid-19?
Habitante ha incontrato il dott. Davide Gottardello, medico anestesista rianimatore all’Ospedale di Busto Arsizio e uno dei fondatori del Centro di medicina e psicologia integrata con Cura di Milano.
Dott. Gottardello, qual è la situazione attuale del Covid-19 in Italia?
“Vivere il lockdown ha sicuramente segnato ciascuno di noi, chi più chi meno. Le norme che hanno regolamentato il secondo e (forse) il terzo lockdown sono state meno stringenti rispetto alla primavera scorsa. Ora noto molte più attività commerciali aperte e una maggiore mobilità delle persone. Durante il primo lockdown, invece, eravamo tutti più impauriti e attoniti, con un coinvolgimento emotivo molto diverso.
Oggi si sta in casa nutrendo sentimenti di rabbia, frustrazione, fatica e sfiducia. Sento ragionamenti esageratamente e utopicamente ottimistici (rispetto ai benefici di un piano di vaccinazione ritardatario) o cinici o menefreghisti.
E mentre si alternano questi flussi di pensieri ed emozioni contrastanti, ma estremamente stressanti, abbiamo e stiamo tutt’ora modificando anche gli stili di vita dentro le nostre abitazioni.”
Com’è cambiato il modo di abitare con il Covid-19?
“Il Dipartimento di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica dell’Università di Tor Vergata a Roma ha realizzato un’indagine che evidenzia alcuni asset davvero interessanti. I dati sono stati raccolti tramite un questionario on line divulgato in tutta Italia, da Nord a Sud, durante il mese di Aprile 2020, in pieno primo lockdown.
Sapete cosa è emerso? Un’Italia dalle mille sfaccettature!
La paura di quei mesi ha indotto il 3% dei fumatori a smettere (pochi ma buoni!), ha dato modo a chi era già sportivo di avere più tempo da dedicare all’attività fisica, soprattutto work out con sollevamento pesi. Ma, ahimè, chi aveva un habitus più sedentario non ha colto la medesima occasione!
Anche le abitudini alimentari sono cambiate e, nel 16% dei casi, in meglio. Ossia, nelle aree del Centro Nord, è stata osservata una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea (quella vera, non la Dieta Occidentale -Western Diet-), con un maggiore consumo di uova, latte e latticini, legumi, carne, cereali, vegetali freschi e prodotti da forno fatti in casa. Ricordate la carenza di lievito dagli scaffali?
Al contrario è stato dichiarato un minor consumo di prodotti e dolci confezionati, alcolici e soft drink e di pesce fresco.
Insomma c’è stata, con sorpresa, una riscoperta del mangiar sano, una maggiore ricerca di prodotti naturali, provenienti da fattorie vicine, una cura verso la preparazione del cibo in casa e un riciclo di cibo avanzato!
Questo purtroppo però non è accaduto ovunque. Nelle regioni a maggiore prevalenza di individui sovrappeso, infatti, non si sono registrati cambiamenti virtuosi.
Resta il dato che quasi il 50% degli intervistati dichiara un aumento di peso, complice una minor mobilità dovuta allo smart working, anche nelle regioni centro settentrionali. E purtroppo sappiamo bene come l’obesità sia un fattore di rischio per complicazioni durante un’infezione da SARS Cov2.”
Dottore, può dare alcuni consigli pratici ai lettori di Habitante su come gestire le situazioni di Covid in casa?
“In caso di tampone positivo, per prima cosa, no panic! Anzitutto atteniamoci alle indicazioni dell’ATS circa le norme di limitazione dei contagi, mettendoci in quarantena, come pure tutti i contatti stretti, per 14 giorni. Nella stragrande maggioranza dei casi è sufficiente questo, riposare, bere molto e mangiare. Possono aiutare l’integrazione con vitamina C e vitamina D, oltre a paracetamolo o FANS come sintomatici. Salvo indicazioni mediche specifiche non è necessario né l’antibiotico né il cortisone.
Se però iniziano sintomi di mancanza di fiato a riposo, febbre oltre i 38,5° per più giorni consecutivi, o se la saturazione scende sotto i 92-94% allora è prudente consultare il proprio medico o i medici USCA e su loro indicazione recarsi in Pronto Soccorso per gli esami del sangue e una radiografia del torace.”
Al centro di Medina e Psicologia Integrata conCura di Milano, Lei si occupa di nutrizione clinica e gestione dello stress. A questo proposito quindi, al di là del Covid, che cosa possiamo fare per tutelare la nostra salute e migliorare i nostri stili di vita?
“Sappiamo che la chiave di volta per combattere la COVID19 è un sistema immunitario performante e che lo si può rinforzare mantenendo il giusto ciclo sonno-veglia, un’attività fisica costante e un’alimentazione corretta in macronutrienti e micronutrienti. Non devono mai mancare carboidrati integrali, proteine, grassi saturi e polinsaturi, frutta e verdure biologiche fresche e acqua, acqua in abbondanza. Per combattere la tendenza all’accumulo di grassi è importante anche mantenere almeno 12, meglio 14, ore di digiuno tra la cena e la colazione. È il concetto del digiuno intermittente, che migliora la sensibilità all’insulina e abitua il metabolismo a consumare i grassi come fonte di energia, e non solo carboidrati.”
Ritmi sonno-veglia
“Dobbiamo mettere in atto azioni che dicano al nostro cervello quando è giorno e quando è notte. Sembra banale dirlo, ma lo ribadisco soprattutto ai giovani studenti: al mattino mantenere una sveglia di buon’ora, ci si lava e veste come per uscire di casa, una colazione proteica e abbondante. Concentrare le attività più dispendiose nelle ore di luce. Dal tardo pomeriggio, invece, dedicarsi ad attività più rilassanti, un buon libro, una videochiamata leggera, non leggere mail di lavoro da pc prima di addormentarsi (potremmo innervosirci!), non stare sui social fino a tarda ora, non dormire con lo smartphone vicino alla testa, in una stanza troppo calda e poco areata.”
Attività fisica
“L’ideale è che sia quotidiana, alternando attività aerobica come la camminata veloce, il nordic walking o il ciclismo, su rulli o su strada, per almeno un’ora, a esercizi di potenziamento muscolare con pesi o High Intentity Interval Training (HIIT), come i Tabata Workout, da eseguire tassativamente nelle ore di luce, meglio di prima mattina! Questo aiuta a utilizzare correttamente le calorie e le proteine che assumiamo.”
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo un’indagine realizzata da FederSalus, il mercato degli integratori alimentari in Italia ha registrato una crescita anche grazie al Covid. I nuovi stili di vita delle persone, a partire da una ridotta accessibilità al medico e alle cure in generale, hanno favorito il ricorso all’auto-cura e di conseguenza all’acquisto di prodotti come vitamine, minerali e i più in generale prodotti per le difese immunitarie.
- La dieta chetogenica può aiutare nella prevenzione del Covid, perché riduce gli stadi infiammatori dell’organismo, e migliora la funzione mitocondriale, dei meccanismi di DNA repair e delle difese antiossidanti.
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