Nato a Buenos Aires il 25 aprile 1922, Tomas Maldonado ha girato il mondo insegnando in Italia, in Germania e negli Stati Uniti, a Princeton. Si interessò fin da giovane al design industriale e aderì al movimento dell’arte concreta, un tipo di arte non figurativa e slegata dalle esigenze del consumo.
Nel 1954 si trasferisce in Germania per insegnare comunicazione visiva alla scuola di grafica e design industriale di Ulm, di cui divenne poi anche direttore, e tra il 1967 e il 1970 insegnò anche all’università di Princeton.
Negli anni Sessanta, insieme al tedesco Gui Bonsiepe, lavorò ad alcuni progetti di design per Olivetti, Rinascente e Upim, e nel 1976 si trasferì a vivere a Milano.
In Italia insegnò design ambientale presso l’Università di Bologna, e in seguito progettazione ambientale e design industriale presso il Politecnico di Milano.
Ed è proprio in questo periodo che esce un libro che fece scalpore per chi ha vissuto come noi la prima generazione digitale: “Reale e Virtuale”, un testo che entrò nel vivo di una delle tematiche più affascinanti, ma anche più controverse: quello delle tecnologie avanzate e delle loro implicazioni sulla vita e sulla cultura del nostro tempo.
Dove la visione virtuale è vista come un prolungamento, una protesi che amplifica e migliora i nostri sensi percettivi. Anticipando di fatto temi come la sofisticazione delle tecniche di simulazione della realtà offrendo spunti per ripensare il rapporto tra la realtà e le sue rappresentazioni. Pensiamo che proprio in quegli anni escono nella letteratura fantastica il negromante-neuro-cibernetico di William Gibson e nella saggistica un altro libro culto:,Essere Digitali” di Nicholas Negroponte.
Nel corso della sua carriera si interessò anche alle applicazioni della filosofia e in particolare della semiotica all’ambito artistico.
Per molti anni, inoltre, è stato il compagno dell’editrice Inge Feltrinelli, morta lo scorso 20 settembre a 87 anni e, curiosità, ha diretto la rivista di architettura Casabella dal 1979 al 1983.