In Italia sono tante le iniziative per dire addio alla plastica monouso.
Il tema relativo alla plastica monouso è alquanto complicato. Infatti, spesso è facile confondere le soluzioni realmente sostenibili con quelle vendute come tali, ma appartenenti a un mondo completamente diverso, quello del greenwashing.
La situazione attuale della plastica monouso
La diffusione della plastica monouso nel corso della storia è stata incentivata soprattutto grazie al suo presunto basso costo, che l’ha portata ad essere un materiale onnipresente nella vita quotidiana. Tuttavia, il suo costo è tutt’altro che basso. Infatti, la produzione di oggetti plastici e il loro smaltimento ha un impatto fortemente negativo sull’ambiente e sulla salute degli ecosistemi. Basti guardare i numeri del rapporto WWF del 2019: ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo e si prevede che entro il 2050 l’inquinamento nell’area mediterranea quadruplichi.
La strategia dell’Unione Europea per affrontare il problema relativo alla plastica
La Commissione Europea, ha eleborato nel Piano d’azione dell’UE per l’economia circolare (COM(2015) 614/2) “una strategia per affrontare le sfide poste dalle materie plastiche in tutte le fasi della catena del valore e tenere conto del loro intero ciclo di vita”.
La Strategia europea per la plastica nell’economia circolare ha l’obiettivo di promuovere una progettazione della plastica e dei prodotti che la contengono, assicurando entro il 2030 la piena riciclabilità di tutti gli imballaggi immessi sul mercato nell’Unione europea, nonché il riciclo di oltre la metà dei rifiuti plastici. Inoltre, al fine di diminuire la produzione dei rifiuti di plastica e il loro abbandono in mare, viene posta particolare attenzione ai prodotti in plastica monouso e agli attrezzi per la pesca contenenti plastica, oggetto della Direttiva UE 2019/904, meglio conosciuta come direttiva SUP (Single Use Plastics), entrata in vigore in Italia il 14 gennaio 2022. Inoltre, di fondamentale importanza è sapere che le restrizioni della direttiva, si applicano sia alle plastiche tradizionali che alle plastiche realizzate a partire da biomasse (biobased), indipendentemente dal fatto che siano o meno biodegradabili e compostabili.
Come ci si comporta in Italia con le plastiche biobased?
Le principali plastiche biobased comunemente utilizzate per la realizzazione di articoli in plastica monouso biodegradabili e compostabili (es. PLA, Mater-Bi) sono, polimeri naturali modificati chimicamente derivanti dalla trasformazione degli zuccheri presenti nel mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali.
Tuttavia, il governo italiano nel recepire la direttiva europea ha modificato i punti relativi alle plastiche biobased. Infatti, il decreto legislativo italiano (n. 196/2021) esclude:
- gli articoli monouso in plastica compostabile secondo gli standard UNI EN 13432 e UNI EN 14995 prodotti con almeno il 40% di materia prima rinnovabile (e quindi biobased); soglia che salirà al 60% a partire dal 1° gennaio 2024.
- i poliaccoppiati cioè i prodotti con rivestimento polimerico in proporzione inferiore al 10% del peso dell’articolo, purché non siano un componente strutturale del prodotto finito.
Tuttavia, queste eccezioni, specifica il decreto, sono ammissibili a patto che non vi siano alternative riutilizzabili ai prodotti in plastica monouso e qualora l’impatto ambientale sia minore di quello delle relative alternative riutilizzabili.
Infatti, prima ancora del problema relativo alla produzione dei materiali, vi è un problema di eccesso di prodotti monouso, come le stoviglie, che andrebbero ripensati totalmente per essere riutilizzati in altre maniere.
Riduzioni al consumo e obiettivi di riciclo
Possibili soluzioni alternative per contrastare la plastica monouso potrebbero essere:
- Macchine per bevande con opzione erogazione bevanda senza bicchiere così che l’utente possa usare il proprio.
- Incentivare politiche “riempi la borraccia” presso attività di ristorazione/somministrazione per moltiplicare i punti di accesso all’acqua potabile sul territorio nazionale.
- Divieto di cessione gratuita dei contenitori monouso per la somministrazione di alimenti e bevande e l’obbligo di mettere a disposizione del consumatore contenitori riutilizzabili senza maggiori costi (fatta eccezione per l’eventuale cauzione).
- Tassazione applicata a tutti gli articoli monouso collocati sul mercato nazionale, finalizzando parte del gettito al sostegno di progetti volti a favorire la diffusione e il consolidamento di alternative basate sull’impiego di prodotti riutilizzabili.
Infatti, la normativa prevede la riduzione al consumo di alcuni prodotti come:
- contenitori per alimenti (destinati al consumo immediato),
- tazze per bevande inclusi i relativi tappi e coperchi,
- bastoncini cotonati,
- posate,
- piatti,
- cannucce,
- agitatori per bevande,
- aste a sostegno dei palloncini,
- contenitori per alimenti in polistirene espanso (destinati al consumo immediato),
- contenitori per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi,
- tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi,
- prodotti di plastica oxo-degradabile.
I contenitori per bevande con una capacità fino a tre litri, come le bottiglie, e relativi tappi e coperchi, possono essere immessi sul mercato solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto, garantendo i requisiti di sicurezza dei sistemi di chiusura dei contenitori per bevande, compresi quelli per bevande gassose. Problema fondamentale in Italia, che è il terzo paese del mondo per consumo dopo Messico e Thailandia, stimato in circa 10 miliardi di unità di bottiglie di plastica solo nel 2019.
Inoltre, è stato anche istituito il regime EPR per i filtri per prodotti a base di tabacco, palloncini, salviette umidificate e attrezzi da pesca
Il raggiungimento degli obiettivi e le previsioni future
La direttiva SUP riguarda anche l’obbligo di un contenuto minimo medio nazionale di materiale riciclato per le bottiglie in plastica per raggiungere il:
- 25% al 2025 per le bottiglie in PET con capacità fino a tre litri;
- 30% al 2030 per tutte le bottiglie per bevande con capacità fino a tre litri
E tutti gli altri obiettivi di raccolta differenziata delle bottiglie in PET, rispetto all’immesso sul mercato: 77% entro il 2025 e 90% entro il 2029.
Pertanto, per raggiungere questi livelli di raccolta differenziata, è anche prevista la possibilità di istituire sistemi di cauzione e rimborso o di obiettivi specifici per i sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR).
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