Jusi, il tessuto sostenibile prodotto dalle fibre di banano

jusi tessuto sostenibile

Il jusi è un tessuto sostenibile molto antico che proviene dal Giappone ed è ricavato dalle fibre di banano. Si stima che possa diventare sempre più richiesto nell’industria tessile anche per quanto riguarda il settore dell’arredo.

Cos’è la rafia, fibra naturale dai mille usi

Cos’è il jusi

Dal tredicesimo secolo in Giappone le banane vengono utilizzate per realizzare un tessuto leggerissimo. Questo è stato chiamato “jusi” ed è tuttora impiegato per il confezionamento dei kimono. Si tratta di un simil-cotone che viene prodotto dagli steli a cui sono attaccati i caschi di banane, che gli agricoltori lasciano in giardino dopo il raccolto e producono solitamente molto scarto. I gambi e le foglie dell’albero però possono essere recuperati e trasformati in una fibra flessibile.

Secondo alcuni studi condotti in India dal Centro Nazionale di Ricerca sulla Banana (National Research Centre for Banana) insieme al Central Institute For Research On Cotton Technology, questo nuovo tessuto, per le sue caratteristiche di economicità e sostenibilità, essendo completamente biodegradabile ed eco-compatibile, è destinato a diffondersi sempre più, incontrando una domanda crescente sui mercati internazionali.

L’utilizzo della fibra di banana

Andando ad analizzare i vantaggi dell’utilizzo della fibra di banano nell’industria tessile, emergono i seguenti punti di forza:

  • Leggerezza e resistenza;
  • Assorbe e allontana l’umidità dalla pelle;
  • È versatile perché alcune parti della pianta producono un filato simile alla seta e altre parti uno simile alla canapa o al lino;
  • La si può impiegare in vari settori, dal giardinaggio alla moda, agli articoli per la casa e agli accessori;
  • Può essere tinta naturalmente.

Ci sono tuttavia degli svantaggi da tenere in considerazione, ovvero:

  • Le parti esterne della banana sono grosse rispetto alle fibre morbide e interne e per questo viene utilizzato l’idrossido di sodio/lye/caustic soda per lavorarle;
  • Può essere più costoso di fibre simili come seta, lino o canapa;
  • Le piante di banana hanno bisogno di molto tempo per crescere, fino a 9 mesi. Altre piante hanno una crescita più rapida, ad esempio il lino che necessita di soli cento giorni per passare dal seme alla fibra.

L’aspetto ambientale

Come specificato, il jusi è quindi un tessuto sostenibile in quanto la fibra di banana è naturale, biodegradabile e rinnovabile. Inoltre, un tessuto a base di banane può essere ricavato da scarti dell’azienda agricola ed evita pertanto le emissioni di gas serra per lo smaltimento dei rifiuti.

Importante sapere poi che il processo di coltivazione delle piante utilizza la fotosintesi, che migliora la qualità dell’aria eliminando l’anidride carbonica e sostituendola con l’ossigeno. Non ha bisogno di particolari fertilizzanti per crescere ed è lavorata a mano senza emissioni di carbonio e non inquinando l’acqua.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu? 

  • Ogni anno nel mondo vengono prodotte circa 72,5 milioni di tonnellate di banane.
  • Per ogni tonnellata di banane raccolte, vengono scartati circa 100 kg di frutta e prodotte 4 tonnellate di rifiuti di biomassa.
  • La produzione mondiale annua di fibre tessili naturali è di circa 30 milioni di tonnellate e oltre 2/3, è costituita dal cotone.
  • Le fibre di abaca, estratte dalle foglie di una pianta molto simile al banano, ha una produzione annuale di circa 80 mila tonnellate. Questa fibra naturale è poco utilizzata dall’industria tessile ma viene impiegata nell’industria cartaria per usi speciali, come filtri, filtri per sigarette, bustine da tè e banconote.

TI È PIACIUTO L’ARTICOLO?  ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA

Per altre curiosità e informazioni sugli abitanti continuate a seguirci su www.habitante.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts