Quanto costa fare un impianto idraulico a norma?

Quanto costa fare un impianto idraulico a norma di legge|idraulico

La messa a norma degli impianti è parte centrale di una ristrutturazione edilizia, ma se come è vero che in alcuni casi per determinare il costo si considerano la dimensione della casa, per conoscere il costo di un impianto idraulico a norma si considerano i punti acqua da collegare all’impianto idrico. Detto questo, i metri quadrati restano comunque un parametro valido per stimare il costo. La cifra per realizzare un impianto idraulico a norma, oscilla dai 1000 euro per un appartamento di media dimensione compreso tra i 50 mq e i 70 mq e può arrivare ai 4000 euro per una residenza di 200 mq. Vediamo come deve essere un impianto idraulico per definirsi a norma.

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Come deve essere un impianto idraulico a norma

Conoscere il costo per la realizzazione di un impianto idraulico è importante essendo uno degli elementi fondamentali di una casa. Esso permette di portare acqua nell’abitazione e renderla utilizzabile per tutti gli usi domestici in cucina, bagno o giardino. Considerando il fatto che, sia il bagno che la cucina sono quasi sempre coinvolte nelle ristrutturazioni di una nuova casa, ecco che l’impianto idraulico, così come quello elettrico, sono tra gli aspetti principali che necessitano di essere revisionati. 

L’impianto idraulico deve garantire il passaggio dell’acqua dal punto principale di presa fino ai punti di erogazione, dove viene espulsa e utilizzata.

Per realizzare un impianto idrico sanitario, la normativa impone a progettisti e installatori, una serie di vincoli. Le leggi in materia di impianti idrici e sanitari sono articolate e fanno capo principalmente al DM 37/2008.

Il decreto ministeriale stabilisce che indipendentemente dalla propria destinazione d’uso e dalle proprie dimensioni, gli impianti idrici e sanitari come gli altri impianti, devono essere progettati da un professionista abilitato. 

Oltre al DM 37/98 le leggi in materia sono regolate dalla Direttiva Europea 98/83/CE (recepita in Italia con il DL 31/2001). Essa indica i parametri minimi di qualità per l’acqua destinata al consumo umano. Oltre a queste leggi ci sono una lunga serie di norme UNI. Le principali sono la UNI 9182 che definisce i parametri e i criteri tecnici da tenere presente per le reti idrauliche destinate al consumo umano, ricircolo e distribuzione dell’acqua calda, impianti di produzione e messa in opera di impianti di acqua non potabile e dei suoi impieghi. La norma si applica a tutti gli impianti di nuova costruzione, in riparazioni o modificati. La UNI 9183 specifica i parametri e criteri tecnici da considerare per la progettazione e la realizzazione di impianti per acque usate ad uso abitativo e collettivo.

Cosa compone un impianto idraulico

L’impianto idraulico è composto da una serie di unità funzionali, tubi, raccordi e valvole, che garantiscono la distribuzione dell’acqua.

In fase di progettazione, il professionista incaricato deve conoscere la normativa per gli impianti idrico sanitari. Solo così può concepire il sistema efficiente che in ogni caso si divide in due categorie ben distinte: l’impianto di adduzione e quello di scarico.

La rete di adduzione e distribuzione, composta dalle tubature e da una serie di accessori e componenti, consente di far passare l’acqua dall’acquedotto ai vari punti d’acqua presenti all’interno dell’abitazione.

La rete di scarico invece rende possibile l’allontanamento delle acque utilizzate.

Un impianto idrico è inoltre composto dal depuratore, il dispositivo che permette il trattamento dell’acqua al fine di renderle adatte all’uso domestico. In alcuni casi c’è anche l’autoclave, l’impianto che serve ad aumentare la pressione dell’acqua potabile. Viene installato solo dove si presenta la necessità di elevare la pressione idrica. Ad esempio nei condomini per servire gli utenti che abitano ad una certa altezza o per ovviare eventuali inconvenienti dati dalla scarsa pressione dell’acqua proveniente dalla rete.

Fanno parte del sistema idraulico di un’abitazione anche la rete e tutte le tubature che attraversano la casa, la caldaia o scaldabagno, utili a produrre acqua calda ad uso sanitario.

Sono parte dell’impianto anche i rubinetti e gli apparecchi igienico-sanitari. Indispensabili per l’erogazione e l’accumulo dell’acqua. A loro volta collegati agli scarichi per fare defluire l’acqua una volta usata.

Quanto costa fare un impianto idraulico a norma e funzionante
Quanto costa fare un impianto idraulico a norma – Shutterstock di visivastudio

Cosa definisce un impianto a norma

Il progetto e lo schema dell’impianto, sono tra gli elaborati obbligatori per legge da allegare alla dichiarazione di conformità degli impianti idrico sanitari. La corretta esecuzione dei lavori e il funzionamento degli impianti vengono documentati proprio grazie al rilascio di questa certificazione.

La dichiarazione di conformità degli impianti idrico sanitari è un documento che deve essere redatto in caso di realizzazione di un nuovo impianto o di modifica parziale di quello preesistente. Se la modifica è parziale la dichiarazione di conformità interesserà solo la porzione su cui si è intervenuti.

Se non si fanno modifiche di trasformazione, ampliamento o interventi di manutenzione straordinaria la dichiarazione di conformità per gli impianti idrico sanitari non serve

Nelle ristrutturazioni che non coinvolgono gli impianti quindi, la dichiarazione di conformità per gli impianti idrico sanitari non è obbligatoria. E non serve nemmeno in caso di compravendita o rogito, o nel caso di una locazione.

La DiCo, così si chiama la dichiarazione di conformità, deve essere rilasciata da un’impresa abilitata in possesso dei requisiti professionali richiesti dall’art. 4 del DM 37/2008.

Calcolare il costo di un impianto idraulico a norma

Per definire il costo di un impianto idraulico si considerano il numero di punti d’acqua da collegare all’impianto.

I punti acqua sono lavandino, doccia, vasca, bidet e wc. Per definirli all’interno di un computo metrico, occorre quindi conoscere il progetto con il numero di bagno e di sanitari presenti. Occorre sapere quali sono gli scarichi e dov’è la presa per la caldaia dell’acqua calda. Serve conoscere la parte idrica della cucina, con il lavabo, gli allacci e gli scarichi di lavastoviglie e lavatrice. Inoltre sono da considerare anche gli spazi esterni. Perché se esistenti, ci saranno anche qui dei punti acqua utili per annaffiare il giardino o la terrazza.

Non si considera invece l’impianto di riscaldamento con termosifoni, il quale sebbene sia alimentato da acqua calda riscaldata dalla caldaia, non rientra nell’impianto idraulico bensì nell’impianto di riscaldamento o in quello termico dove il termosifone viene considerato come punto radiatore.

In linea di massima il costo di un punto acqua a varia da 150 euro ai 200 euro. Cifra che comprende la realizzazione delle tracce, la fornitura e la posa in opera della tubazione di scarico e della tubazione per l’acqua calda e fredda.

Ma in caso di ristrutturazione dell’impianto idraulico per definire il costo corretto bisogna considerare anche lo stato di fatto dell’impianto idraulico. Pertanto, la definizione del costo per la realizzazione di un impianto idrico a norma, presuppone la stesura di un preventivo ad hoc, maturato dopo il sopralluogo con l’idraulico o con l’impresa.

Quello che si deve sapere però è che il committente deve affidare i lavori di realizzazione, ampliamento o trasformazione degli impianti a ditte esperte e abilitate, le sole che possono rilasciare la dichiarazione di conformità.

Rifare l’impianto idraulico: pratiche e costi

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Da un’indagine a campione condotta dall’Osservatorio sulla Casa nel 2019, tra le attività di ristrutturazione interna più frequenti realizzate negli ultimi 12 mesi dagli intervistati, c’erano proprio i lavori idraulici. Con il 29% occupavano la seconda posizione tra le attività di manutenzioni più frequenti. Dietro solo agli interventi di imbiancatura, eseguiti dal 49% degli intervistati e seguiti dall’arredo bagno (25%) e dall’acquisto di mobilio per la cucina (23%).

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