Per l’ultimo appuntamento con la rubrica di pillole di storia nel design, vi parleremo di lui (e delle sue creazioni). Architetto, designer, giornalista, editore: Alessandro Mendini, che è stato un artista a tutto tondo e uno degli esponenti del design italiano nel mondo e dallo stile d’avanguardia neo-moderno. Tra gli innumerevoli oggetti d’arte che ha creato, spicca la poltrona Proust. Uno dei pezzi di design più noti al mondo.
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Poltrona Proust: la storia attorno all’opera
La poltrona Proust ha un’anima post-moderna, ideata nel 1978 da Alessandro Mendini e Franco Migliaccio. Il nome fa riferimento al noto scrittore francese Marcel Proust, al quale Mendidi dedica, appunto, la seduta. Rappresenta anche lo spirito impressionista, puntinista e divisionista delle correnti artistiche a cui il lavoro di Mendini fa riferimento. Difatti, nelle sue opere fonde sempre architettura, design e arte.
Mendini considera molte sue opere, come la poltrona Proust, un re – design, in quanto non vi è progettazione ma rimaneggiamento dell’oggetto stesso. Una reinterpretazione estetica del prodotto, al fine di renderlo unico e singolare.
Anche se a volte è stata considerata un arredo kitsch, la Proust è un’opera artigianale e concentrato di letteratura e arte. Dopo la sua progettazione viene distribuita dall’azienda Cappellini.
Si presenta come una poltrona in legno e tessuto, dalla forma barocca, colorata con pittura unita alla tecnica del puntinismo. Ovviamente le sedute prodotte e modificate non sono originali del periodo classico ma delle copie rivisitate e rese uniche in quanto legate al passato per la forma e lo stile, e proiettate verso il futuro, per lo spirito d’avanguardia ricreato sulle stesse.
La Proust debutta proprio nel 1978 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, come arredo, per la mostra curata da Ettore Sottsass e Andrea Branzi, “Incontri ravvicinati di architettura“. Qui viene conosciuta dal grande pubblico che se ne innamora, iniziando così la scalata verso il successo internazionale.
Le altre versioni della poltrona Proust
Iconica e dall’aspetto frizzante, ha conquistato (quasi) tutti. Ma, essendo un prodotto artigianale e artistico, la sua produzione è stata limitata. Nei dieci anni successivi, ogni copia era personalmente controllata da Alessandro Mendini e molte venivano firmate da lui stesso.
La maggior parte delle Proust risiedono in collezioni private o gallerie d’arte, oltre che essere esposte in numerosi musei in tutto il mondo.
Dopo un breve periodo di stop produzione, per l’impossibilità da parte di Mendini di sovraintendere ai lavori, la lavorazione riprende nel 1989.
Oltre al legno e al tessuto si aggiungono altri materiali, come la ceramica ed il bronzo per la sua realizzazione. Inoltre, sono state create altre versioni della poltrona Proust, sempre ispirate e fedeli all’originale.
Tra queste versioni, create da aziende di design, vi sono:
- la Proust Geometrica, in commercio dal 1993 per opera di Cappellini. Viene rieditato il tessuto utilizzato per la poltrona, con nuovi colori e decorazioni, geometriche appunto, in due versioni di colore differente.
- Versione in polietilene, che Mendini realizza per Magis. Si discosta dall’originale in quanto è una versione a tinta unita, adatta anche per l’esterno. Infatti è stata inserita una fessura tra seduta e schienale apposita per lo scolo dell’acqua piovana. È resa disponibile in sei colori differenti.
- Poltrona Monumentale di Proust, del 2005. È una versione scultorea della Proust, rivestita con pezzi di mosaico in vetro. Mendini la disegna appositamente per la mostra Art of Italian Design ad Atene.
- Nel 2009 si crea una versione limitata di poltrone Proust per Superego, in miniatura e realizzate in ceramica.
- Sempre in tiratura limitata è la versione realizzata in marmo di Carrara, nel 2014 per Robot City.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- La versione in miniatura ha un’altezza di 40 cm.
- Le misure classiche della poltrona sono invece 98 cm x 78 cm x 104,5 cm.
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