Bioplastica in Italia: 5 importanti aziende che la producono

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Il settore della bioplastica si è ormai consolidato nel panorama industriale italiano. Per uno stile di vita sostenibile e per un’economia circolare, il riciclo e lo smaltimento delle materie plastiche è fondamentale. Ma quali sono le aziende, in Italia, che producono bioplastica?

Che cos’è la Bioplastica?

La bioplastica è un tipo di plastica che può essere biodegradabile o a base biologica (di origine naturale); oppure possedere entrambe le caratteristiche. Normalmente le materie plastiche derivanti da biomassa (non degradabili), vengono chiamate “plastiche vegetali”.

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Bioplastica in Italia: 5 importanti aziende che la producono-Boris15 per shutterstock

Le 3 categorie di bioplastica

Innanzitutto i materiali bioplastici non sono tutti uguali; in base alla loro provenienza e al risultato finale, vengono suddivise in 3 categorie:

1. Bio-based: dove un materiale è “interamente o parzialmente ricavato da biomassa vegetale”; quindi alcuni elementi di origine fossile (petrolio o carbone) sono stati sostituiti con componenti di origine naturale. Uno dei materiali conosciuti, con questa descrizione, è il PLA (acido polilattico). Questo è ottenuto dall’amido di mais, dal quale si ricava destrosio (zucchero) che, attraverso la fermentazione, diviene acido lattico. Successivamente, attraverso un processo di polimerizzazione, si tramuta in un poliestere (materiale plastico). Inoltre attraverso questi processi, si riesce a mantenere la biodegradabilità iniziale dell’amido di mais.

2. Biodegradabile: il termine sta ad intendere la degradazione di un materiale da parte di microrganismi come batteri o funghi in presenza di acqua e gas naturali (anidride carbonica o metano) o in biomassa. La biodegradabilità non dipende dalle materie prime che vi sono state impiegate per la produzione della bioplastica, ma solo  dalla struttura molecolare del prodotto finale. Per esempio, la struttura di alcuni materiali di origine vegetale, come il Bio-PET o il Bio-PE non ne permette la loro biodegradazione; al contrario il PBS (polimero semicristallino ottenuto tramite fermentazione batterica), di derivazione da materie prime non rinnovabili, può essere biodegradabile.

3. Compostabile: vengono definiti tali i materiali conformi alle caratteristiche stabilite. In primo luogo, la degradazione, dev’essere pari al 90% in 6 mesi dove i residui possono, al massimo, essere di 2mm per lato; poi le concentrazioni di metalli pesanti devono essere molto basse; inoltre nel processo di compostaggio i materiali non devono impattare negativamente. Uno dei compostabili più diffusi è il Mater-bi, a base di amido di mais. Altre vengono ottenute dal grano, dalla tapioca o dalle patate.

Bio-fertilizzante: 5 aziende che lo producono in Italia

I campi di destinazione delle bioplastiche

Nel campo delle bioplastiche si fa ancora molta ricerca, ma, ad oggi, i comparti principali ai quali viene indirizzata la sua produzione sono i seguenti:

  • buste per la spesa e per i rifiuti organici;
  • prodotti per il settore alimentare;
  • altri settori (oggettistica, cosmesi, abbigliamento).
Le 5 principali aziende produttrici di bioplastica

Di seguito 5 aziende italiane che si occupano di produrre, riciclare, commercializzare e smaltire i materiali bioplastici:

1. BetaLife

Quest’azienda marchigiana, di Jesi, produce materiali bioplastici biodegradabili e biocompostabili partendo da una base di PLA (acido polilattico). Questo deriva dalla canna da zucchero o dal glucosio sostitutivo della plastica tradizionale impiegato in buona parte delle produzioni. BetaLife produce: piatti e posate, vasetti per lo yogurt e per ortofrutta, bicchieri di plastica, vaschette e golf tee.

2. Agromateriae

Vincitrice del Premio Nazionale Innovazione 2020, questa azienda dell’Emilia Romagna produce nuovi materiali plastici dagli scarti agroindustriali. Per la precisione, hanno realizzato una polvere tecnologica ottenuta dagli scarti del vino che può essere miscelata con tutte le plastiche e bioplastiche esistenti fino ad un 60%. Si chiama Wine Plastics filler, ed è il loro prodotto di lancio. Oltretutto, questa polvere è in grado di rendere il materiale altamente eco-friendly.

3. Novamont

I suoi prodotti si applicano in tutti i settori: dall’agricoltura alla cosmesi, all’oggettistica e ai rifiuti. È un’azienda leader e di fama internazionale. Novamont nasce nel 1990 e cresce sempre di più tramite collaborazioni e accorpamenti con altre aziende. Queste bioplastiche compostabili contribuiscono ad evitare che tutto il rifiuto organico finisca nelle discariche, trasformandolo in compost: fertilizzante per i terreni e strumento di grande valore per contrastarne il degrado. Inoltre, le bioplastiche biodegradabili in suolo nascono per evitare la dispersione nell’ambiente (suolo e acque) delle materie ad alto rischio, come ad esempio per la cosmesi, i biolubrificanti e bioerbicidi.

4. Kanèsis

Sebbene sia un’azienda molto giovane, Kanèsis risulta essere anche una delle più innovative sul mercato. Ideata da due giovani siciliani, questa bioplastica viene prodotta con gli scarti della lavorazione della canapa. Inoltre hanno brevettato il marchio HBP (HempBioPlastic) al fine di riuscire a produrre delle biomasse derivanti proprio dalla canapa e dagli scarti agricoli in generale.

5. Bio-On e il Minerv-Pha

Azienda bolognese per le bioplastiche biodegradabili, Bio-on è attiva dal 2007 e il suo scopo è quello di produrre e generare oggetti di uso comune, totalmente naturali e completamente biodegradabili in acqua. Inoltre, da questo progetto, nasce il Minerv-Pha: un biopolimero naturale derivato dagli scarti delle barbabietole completamente biodegradabile al contatto con l’acqua.

Come si riconoscono i prodotti bioplastici?

Le bioplastiche compostabili si riconoscono grazie a dei marchi di lettura internazionale:

  • il Bip (biodegradable products institute);
  • Cic (Consorzio italiano compostatori);
  • Ok Compost e tanti altri sempre conformi alle norme europee EN 13432.

In base al loro impatto ambientale, le migliori bioplastiche sono quelle biodegradabili e compostabili, a base di amido e che, di conseguenza, possiedono un alto valore di Lca (Life cicle assestement), oltre ad avere un codice di riferimento facilmente riconoscibile.

Plastica sul fondo dell’oceano: la quantità è 30 volte superiore a quella in superficie

Pillole di Curiosità. Io non lo sapevo e tu?
  • Grazie alla legge nazionale sulle bioplastiche, tra il 2010 ed il 2013, l’Italia ha ridotto il 50% del volume degli shopper in circolazione;
  • Secondo PlasticsEurope, nel mondo si consumano circa 322 milioni di tonnellate l’anno di prodotti plastici tradizionali, escludendo le fibre sintetiche;
  • dai dati di European Bioplastics, la capacità produttiva mondiale di bioplastiche è di 4,16 milioni di tonnellate l’anno;
  • dal rapporto ISPRA (2017) sui rifiuti urbani, la raccolta differenziata della frazione organica rappresenta oggi il flusso più importante dei rifiuti domestici, rappresentando il 42% di tutte le raccolte differenziate in Italia. Inoltre, nel 2016 sono stati prodotti oltre 4,2 milioni di tonnellate di compost; ciò situa l’Italia al secondo posto per produzione;
  • dai dati del Consorzio Italiano Compostatori, risulta che oltre 120 mila tonnellate di materiali plastici vengono annualmente emessi sotto forma di sacchi e sacchetti , confezioni di alimenti ed imballaggi vari agli impianti di compostaggio e tutto ciò si tramuta in una quantità pari a 480 mila tonnellate di scarti da smaltire.

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