Si diffonde la paglia di canapa come materiale della bioedilizia, o meglio, la “neoedilizia”.
Albert Einstein diceva “Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”. Bisogna solo sfruttare le risorse del pianeta in modo nuovo: nasce la “neoedilizia”, coniato in Italia dagli esperti dell’Anab (Associazione nazionale architettura bioecologica) al Klimahouse di Bolzano, la fiera internazionale specializzata in efficienza energetica e sostenibilità in edilizia.
Le tecniche costruttive continuano a svilupparsi in modo straordinario grazie alle innovazioni tecnologiche e i costi dell’architettura naturale sono ormai uguali a quelli dell’edilizia tradizionale: la differenza sta negli enormi vantaggi che ne derivano per l’ambiente scegliendo un’architettura naturale, con consumi di acqua ridotti del 90%! Eppure ci ritroviamo oggi che sia progettisti che maestranze rispondono a questa tendenza con scetticismo e scarsa conoscenza.
Cos’è l’architettura naturale e come si mette in pratica?
L’architettura naturale si compone di tutte quelle opere che utilizzano le risorse dei luoghi, i caratteri specifici del sito, i fenomeni spontanei e accidentali, e che interrogano il nostro sentimento della natura, mettendo alla prova la nostra sensibilità e suggerendo un approccio meno antagonista e disattento verso l’ambiente naturale. Con questo tipo di approccio si generano quindi spazi inconsueti fatti di materiali grezzi, odori penetranti, da cui trarre nuovi spunti di riflessione sulla relazione che intercorre tra la nostra civiltà la natura. L’architettura naturale è ecologia, paesaggio e ambiente.
Alla fiera Klimahouse di Bolzano nell’ambito della neoedilizia è stato illustrato come sia possibile realizzare mattoni con la semplice canapa, in base ai dettami dell’antica tecnica costruttiva.
Al meeting sull’ecologia è stato spiegato come il mattone vegetale non è solo biodegradabile, ma molto conveniente sotto il profilo dei consumi: “Un suo utilizzo permette di risparmiare il 90% di acqua rispetto a quella necessaria nel caso del cemento e poco meno di un terzo di energia – spiega Erich Trevisiol, docente di Progettazione sostenibile all’università Iuav di Venezia – In più, usare la canapa vuol dire poterla coltivare e produrre davanti al cantiere, in modo da avere la materia prima davvero a chilometro zero”.
Inoltre il ministero delle Politiche agricole ha emanato una legge nel 2016 per il sostegno e la promozione dei progetti di Filiera riguardante la coltivazione della canapa, pianta preziosa perché utilizzabile in bioedilizia, nel tessile, nelle cure naturali, nei laboratori chimici e a scopo alimentare e medico. “Con l’approvazione di questa legge – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – finalmente regolamentiamo un settore dal grande potenziale per la nostra agricoltura non soltanto dal punto di vista economico, ma anche della sostenibilità. Diamo riferimenti chiari ai tanti agricoltori interessati a poter investire in una filiera che ha moltissimi sbocchi commerciali, con un potenziale di redditività elevata. La coltura della canapa infatti è in grado di ridurre l’impatto ambientale per le sue qualità e caratteristiche. Con questa nuova norma riusciamo a dare una nuova risposta alle richieste del mondo agricolo”.
Mentre nel settore edile la maggior parte dei progettisti, costruttori e proprietari di casa ancora fatica a capirne i vantaggi delle più elementari forme di risparmio energetico, la ricerca continua a fare passi di importante sviluppo. Le avanguardie già si confrontano sui nuovi temi del settore parlando di neoedilizia e post-sostenibilità. “Ormai – continua Trevisiol – viste le tecniche costruttive che abbiamo già a disposizione, per poter essere davvero sostenibile, l’edilizia deve preoccuparsi del nesso esistente tra acqua, energia e cibo, puntando quindi a ridurre quanto più possibile il consumo di questi tre fattori”.
Ecco alcuni metodi di utilizzo della canapa in edilizia.
Esistono diversi modi di impiegare questo interessante materiale naturale: grazie ad alcune aziende italiane come Equilibrium di Lecco, la canapa è oggi impiegata anche per realizzare un “cemento” tutto naturale, il Natural Beton, che si ottiene dalla combinazione meccanica, a temperatura ambiente, di truciolato vegetale di canapa con un legante a base di calce; un altro tipo di utilizzo è quello del progetto italiano “Ri-partire dalla paglia”, ideato da società n.o.v.a. civitas Nuovi Organismi di Vita Abitativa, Fondazione Pistoletto Onlus – cittàdellarte, Politecnico di Torino – DIST e Architettura Senza Frontiere Onlus Piemonte, che sperimenta invece la tecnologia costruttiva della paglia di riso con la realizzazione di un padiglione costruito in balle di paglia.
Ci sono case costruite in paglia di grano, terra cruda o canapa e calce, ma davvero innovativo è il progetto dell’azienda agricola marchigiana di Antonio Trionfi Honorati che utilizza la paglia derivata dalla pianta di canapa. Costituisce infatti il primo esempio al mondo di un’abitazione realizzata con questo tipo di materiale sostenibile.
A parte il canapulo utilizzato per le finiture, prodotta in Puglia da South Hemp Tecno, tutti i materiali sono a chilometro zero. Di questa costruzione notiamo che oltre all’isolamento e ai benefici di vivibilità che riesce a garantire, le capacità sismiche sono già state ampiamente testate: la casa ha resistito senza portare alcun danno ai due terremoti del 2016 (agosto e ottobre).
Il progetto è stato quindi presentato per la prima volta alla conferenza dell’EIHA a Colonia dove ha lasciato interdetti i grandi costruttori in quanto costituisce un valido esempio di edilizia sostenibile a basso costo, nonché un volano per l’utilizzo della paglia di canapa che ad oggi spesso non viene utilizzata dai coltivatori.
“Nel 2016 abbiamo fatto le balle di canapa che abbiamo utilizzato per realizzare la struttura”, racconta Antonio Trionfi Honorati a canapaindustriale.it. “La struttura portante è in legno ed i tamponamenti sono stati effettuati con le balle di canapa da 20 chilogrammi usate come riempitivo al posto dei mattoni e poi intonacate con calce e canapa e pavimento in cocciopesto“.
“E’ una casa realizzata praticamente a chilometro zero, visto che il campo di canapa si trova a 150 metri dalla struttura. I costi sono stati ridicoli visto che ho speso circa 30mila euro per realizzare una casa di 45 metri quadrati, sotto gli 800 euro al metro quadro, per un’abitazione finita. Non è previsto il riscaldamento perché alla peggio basta una piccola stufa a pellet per riscaldare tutto l’ambiente ed è anallergica, autoestinguente, isolante e “morbida”, all’interno quando si passa la mano sui muri la sensazione è molto piacevole”.
Continua parlando delle caratteristiche antisismiche: “Le balle sono incastrate tra un montante e l’altro e l’anno scorso, che abbiamo subito due terremoti, avevo accanto i trattori che ballavano mentre la casa non ha nemmeno cigolato: le balle sono elastiche ed ammortizzano le scosse e le sollecitazioni”.
La paglia di canapa non solo come elemento strutturale.
Per tutta le parte degli intonaci è stato utilizzato il canapulo: troviamo “due tipi diversi di canapulo uno più grossolano e l’altro più fine che abbiamo usato per le finiture.
In generale in un giorno e mezzo abbiamo messo tutte le balle di canapa, quindi la messa in opera è molto veloce ed il muro di 60 centimetri di spessore garantisce un ottimo isolamento. Inoltre, prima di intonacare, il muro è rimasto aperto e c’erano solo le balle di canapa: non c’era nessun topo perché evidentemente la canapa li respinge come fa con i cinghiali. Invece nelle case in paglia di grano c’è sempre il rischio che i topi vadano a fare le cove. E’ veramente bella e prestante, speriamo sia un progetto che venga sviluppato. Il metodo è semplicissimo è può essere utilizzato anche da gruppi di amici in ottica di autocostruire le proprie abitazioni.
Può anche essere un impulso a far crescere l’utilizzo delle paglie che spesso rimangono inutilizzate, dando uno stimolo a costruire in maniera sostenibile.”
L’auspicio è quindi quello di cominciare a sfruttare le risorse naturali in modo davvero intelligente, approfittando delle opportunità che fornisce questo mercato in fermento.
Serena Giuditta
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