Habitante ha intervistato Andrea Castagnaro, un architetto paesaggista che ci ha raccontato la sua idea di paesaggio ideale e il suo approccio al lavoro.
Amante del verde e della natura, l’architetto Andrea Castagnaro ci racconta il suo percorso professionale nel settore architettura paesaggistica. Di seguito l’intervista completa.
Come è iniziato il suo percorso e perché ha deciso di specializzarsi nell’architettura paesaggistica?
Mi fa molto piacere rispondere a questa domanda perché molto spesso mi viene posta da giovani intenti ad imboccare il giusto percorso per questa professione. Prima di tutto mi considero un buon giardiniere prima di paesaggista, sono cresciuto tra piante e animali passione trasmessa da mio nonno e da mio padre, ho maturato fin da giovane una grande sensibilità per la natura. Ho frequentato l’istituto Agrario Marsano di Genova, nel doposcuola lavoravo per un famoso garden ligure dove mi occupavo già della cura di giardini privati, questo ha rafforzato la mia determinazione nel continuare questo percorso di studi iscrivendomi successivamente ad architettura del paesaggio.
In particolare, cosa comprende questa branca dell’architettura e quali servizi lei offre ai suoi clienti?
Il paesaggista tutela e restaura giardini e parchi ad esclusione delle loro componenti edilizie,salvaguardando gli equilibri della natura e del paesaggio, si occupa anche della stesura di piani paesistici, le competenze sono svariate e si differenziano molto dal tipo di incarico che può essere pubblico o privato, personalmente lavoro molto volentieri per committenti privati dove si instaura un rapporto di fiducia. Il mio lavoro permette di modellare la forma e il carattere di ogni giardino, sfruttando le straordinarie doti naturali delle piante per plasmare paesaggi armonici e contestualizzati nel rispetto della biodiversità e del risparmio idrico. Offro servizio di progettazione, valuto le ditte candidate alla realizzazione, mi occupo della direzione lavori e svolgo consulenze.
Quali principi segue quando deve realizzare un nuovo paesaggio?
Per prima cosa ascolto le richieste, i dubbi e anche le preoccupazioni di ogni cliente, molto spesso ancor prima di iniziare il progetto è importante trasmettere al cliente il valore e la responsabilità di avere un giardino, si passa poi all’analisi dello stato di fatto, dopo di che mi prendo un po’ di tempo per riflettere sul concept cercando di immaginare il giardino maturo dopo qualche anno dalla realizzazione per capire se c’è la giusta armonia, è uno sforzo notevole ma vale la pena, a questo punto inizio a trasferire l’idea su carta.
Cosa non deve assolutamente mancare e quali caratteristiche deve avere un paesaggio per essere ‘ideale’?
Non ci sono regole, e non esiste una formula comune per tutti i paesaggi, bisogna diffidare dalle tendenze. Il verde non è omologabile, e credo che il paesaggio ideale deve essere in grado di trasmettere forti emozioni, un luogo dove naturalmente si ci sente connessi dove si percepisce la connessione con la natura.
C’è una tipologia di piante che preferisce in modo particolare?
Lavoro principalmente con le piante mediterranee questo perché la maggior parte dei miei progetti vertono al risparmio idrico e alla drastica riduzione delle manutenzioni. Questo soprattutto grazie all’utilizzo di specie molto rustiche, facili da coltivare senza l’uso di concimazioni e trattamenti. Molto spesso si considerano queste piante idonee solamente ai climi temperati, in realtà, le piante mediterranee sono molto resistenti alle basse temperature e si possono progettare meravigliosi paesaggi mediterranei anche allontanandosi dalla costa.
Secondo lei, è importante l’area green e naturale in un mondo sempre più urbanizzato?
È fondamentale. Non è concepibile progettare in zone urbane senza una giusta percentuale di verde, siamo ancora distanti ma qualcosa sta cambiando. Nelle città bisogna fare le scelte giuste, è il luogo dove il verde deve sopportare maggiormente la nostra ostile presenza. Tramite la scrupolosa progettazione si possono abbattere gli inquinanti, ridurre anche di 10 gradi la temperatura al suolo, facilitare il drenaggio delle acque piovane, contenere i costi di manutenzione.
Al giorno d’oggi, sempre più Paesi cercano di curare l’estetica urbana. C’è una città in particolare che ammira per l’attenzione e la cura rivolta all’ambiente?
Non sono un fan dei grandi progetti di paesaggio urbani. Se proprio devo dirla tutta, sono affascinato da quelle piccole realtà rurali dove l’uomo riesce ancora a convivere bene con la natura. Per esempio, sono stato qualche anno fa ad Amorgos, Grecia. Qui la vegetazione mediterranea è spettacolare, le piante si disseminano ovunque e non essendoci un piano di manutenzione intensivo, qua e là, molte piante meravigliose popolano indisturbate anfratti e scalinate bianche. Bisognerebbe prendere spunto da questi luoghi e destinare diverse aree della città alla crescita spontanea, le piante che riescono a nascere senza l’aiuto dell’uomo, quelle che chiamiamo erroneamente infestanti, sono anche le più resistenti. Proprio grazie alla pandemia che ha ridotto la manutenzione urbana ci siamo accorti del valore di queste piante! Non dico di trascurare il verde ma calibrare gli interventi di manutenzione in base alle necessità.
Negli ultimi anni, si è registrato un aumento di interesse per quanto riguarda tematiche quali sostenibilità e cambiamenti climatici, per cui ognuno, nel suo piccolo, cerca di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente. Anche l’architettura paesaggistica è stata influenzata da questi fattori?
Il concetto di spazio verde sta cambiando, non si tratta soltanto di valore estetico. Il contatto con elementi naturali è una necessità per la nostra anima, il verde privato non è solo un valore per il singolo. Dobbiamo immaginarlo come valore collettivo! Dobbiamo pensare in piccolo per fare grandi cambiamenti. L’architettura del paesaggio dovrebbe dedicarsi molto di più al valore ambientale rispetto a quello estetico, dando priorità alle piante “giuste” piuttosto che a quelle “belle”.
C’è un progetto realizzato che le sta particolarmente a cuore? Desidera parlarne?
Sono affezionato a diversi progetti, ogni giardino diventa in qualche modo anche tuo nel momento in cui il progetto prende forma. Sicuramente ho un debole per le strutture ricettive dove bisogna creare qualcosa in grado di emozionare uno spettro di visitatori più ampio. Per questo, reputo fondamentale trovare il comune denominatore che possa trasmettere sensazioni positive senza necessariamente renderne consapevole il visitatore. Consiglio di soggiornare in due location molto suggestive dove ho avuto modo di progettare percorsi sensoriale e zone mediterranee. La prima si trova in provincia di Grosseto, Agriresort la Colombaia, la seconda a Sorano, Agriturismo biologico Sant’Egle.
“Invece di vivere dentro angusti edifici, sarebbe meraviglioso se gli esseri umani potessero abitare nei giardini”. (Okamoto Taro)
Habitante ringrazia l’architetto Andrea Castagnaro per la disponibilità.