Una casa progettata e realizzata con principi e criteri di sostenibilità ha senz’altro più chance di un’altra di essere una casa sostenibile. Ma dipende anche da chi la abita. Ci sono infatti una serie di comportamenti e accorgimenti che configurano un modo di abitare sostenibile da diversi punti di vista. Possono sembrare in alcuni casi banali, ma la difficoltà vera è farli diventare un’abitudine.
1. Luce quanto basta
Quanta luce ci serve per leggere, cucinare, stare alla scrivania, guardare la televisione in salotto, giocare nella cameretta coi bambini? Per ogni attività che svolgiamo in casa, la prima regola di sostenibilità è utilizzare la luce che serve, quando serve. Evitando di tenere accesso tutto, o quasi, “perché tanto prima o poi vado di là”. È vero che le lampadine a risparmio energetico, rispetto a quelle a incandescenza la cui vendita è stata proibita nell’Unione europea da circa tre anni, sono già un bel passo avanti. Ma in ogni caso consumano.
2. On-off
Elettrodomestici e dispositivi elettronici dei generi più vari, quando restano connessi a prese di corrente, consumano energia: l’esempio classico è la piccola luce del display della televisione. Staccare ogni volta, ad esempio quando si esce di casa, tutto ciò che in casa è attaccato a una presa, è francamente un’ipotesi poco praticabile, se non quando si sta via per un certo periodo. Ma ci sono altre soluzioni: si possono utilizzare, ovviamente in sicurezza, ciabatte con interruttore in cui si inseriscono più apparecchi/elettrodomestici/dispositivi, che poi si possono spegnere tutti insieme in una volta sola.
3. Estate e inverno
Quando d’estate si scoppia di caldo è difficile resistere alla tentazione di “sparare” il condizionatore al massimo. Ma, oltre che non particolarmente salutare, non è una soluzione sostenibile. Innanzitutto, si consideri che anche una differenza di pochissimi gradi può offrire una sensazione di refrigerio. Poi si può concentrare il fresco nella stanza, chiudendola, che si utilizza di più (ad esempio la camera da letto). E programmare il condizionatore affinché, attivandosi sempre in determinati momenti, mantenga la temperatura contenendo i consumi. Stessa cosa, ma al contrario, per l’inverno. Una temperatura media costante (da mantenere, eventualmente, anche dotandosi di finestre e serramenti isolanti) è la soluzione meno impattante sui consumi. Non fatevi vedere mentre spalancate le finestre a Natale perché avete caldo!
4. Differenziare
La raccolta differenziata è già piuttosto diffusa in Italia, ma si può sempre migliorare. Ad esempio cercando di renderla il più possibile facile. La prima cosa da fare è dotarsi di contenitori della pattumiera a più scomparti, per carta, plastica, umido, vetro, indifferenziata. E poi avere sempre davanti una tabella con le indicazioni del proprio Comune (ci sono differenze anche importanti fra i Comuni) su cosa va buttato dove, così da potersi togliere i classici dubbi come quello sugli scontrini del supermercato (di solito in carta termica, non vanno con la carta ma nell’indifferenziata). Andando anche oltre, e pensando a ridurre i rifiuti: per il cartone, valutare la possibilità di riutilizzare scatole, scatoloni, imballaggi; per la carta, usare fronte e retro dei fogli; per il vetro, fare come si faceva una volta con la bottiglia del latte (si sciacqua e si riusa). E così via.
5. Oro blu
L’acqua, l’oro blu di oggi e soprattutto del futuro, si può risparmiare in molti modi. Fra le regole d’oro: non lasciar mai scorrere a vuoto i rubinetti (ad esempio quando si lavano i denti); installare riduttori o regolatori di flusso; mandare lavatrici e lavastoviglie a pieno carico, a temperature basse, preferendo i cicli corti; in bagno, installare sciacquoni a doppio pulsante (che prevedono un getto minimo e massimo); non attendere troppo ad aggiustare rubinetti o sciacquoni che sgocciolano. E se avete piante da annaffiare, provate a recuperare l’acqua piovana con catini sul balcone.
6. Spreco di cibo
La prima risposta a uno dei più drammatici paradossi dei nostri tempi (il cibo che si produce è più che sufficiente per sfamare la popolazione mondiale, ma circa un terzo viene sprecato) è nella preparazione dei cibi: cucinare, anche per più pasti in una volta (risparmiando così anche sul consumo di acqua, gas, energia elettrica), quello che si prevede di mangiare; educare fin da bambini a riempire il piatto in base all’appetito che si ha; conservare gli avanzi (una sorta di doggy bag casalingo, oltre che da ristorante) e rispolverare ricette di cucina povera, ma spesso molto gustosa, dei nostri nonni. Con recipienti impilabili, poi, specie cuocendo a vapore si risparmiano tempo e gas. Quanto al riutilizzo, si può fare anche per l’olio di frittura: occorre raffreddarlo, versarlo in un contenitore e informarsi su organizzazioni o programmi comunali che si occupano di recuperarlo (ad esempio come biocombustibile) in punti di raccolta dedicati. Si può anche organizzare una raccolta condominiale (come per pile o toner).
Individualmente questi comportamenti possono incidere forse poco. Ma quando diventano collettivi, le cose cambiano. A dirlo con chiarezza è stato lo stesso Papa Francesco: «L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via». (Laudato Si’, par. 211).
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