Il co-living: un nuovo modo di vivere condiviso
Tra le nuove tendenze dell’abitare ultimamente sentiamo spesso parlare del co-living il quale altro non è che la condivisione tra tre o più persone di uno spazio abitativo strutturato appositamente. Le persone coinvolte non fanno parte dello stesso nucleo familiare, ma condividono spazi, costi e momenti di vita lavorativa in co-working. Un vero e proprio modello di vita comunitaria residenziale.
Come nasce il co living
Il co-living è uno spazio di lavoro e di vita condiviso tra persone che non necessariamente lavorano assieme. L’evoluzione di questo fenomeno è cosa abbastanza recente, si fa risalire intorno al 2015. Si dice che il co-living sia nato nella Silicon Valley, in risposta al fatto che i professionisti che arrivavano a San Francisco in quegli anni, non riuscivano a trovare casa. Questo perché l’offerta immobiliare della zona non riusciva a rispondere alla grande domanda abitativa.
Così per risolvere il problema, iniziarono ad apparire edifici in cui gli inquilini condividevano i loro hobby e, in alcuni casi anche la professione.
Per molti il co-living non è altro che l’estensione del co-working. Non a caso è proprio nel Nord America che questo fenomeno dalle radici anglosassoni, nasce e si sviluppa in maniera netta e concreta, così come lo smart working e il lavoro da remoto.
I co-living possono essere autogestiti o commerciali. Quelli autogestiti sono guidati dalle persone che ne fanno parte. Un co living autorganizzato nasce quando più persone hanno una visione della vita simile e si mettono d’accordo per vivere insieme in un certo posto e per un periodo definito.
I co-living commerciali, invece, sono invece strutture simili a ostelli con camere singole o doppie e ampi spazi comuni per socializzare e lavorare.
In alcuni casi si parla di case-hotel con diverse suite premium completamente equipaggiate. Queste sono pensate per chi lavora in remoto come i nomadi digitali ed i dipendenti in smart working.
Ma nel co-living non si condivide non solo la vita quotidiana, ma anche le passioni, gli interessi e le preoccupazioni, collaborando per creare uno stile di vita che corrisponde agli interessi personali di ognuno.
Come è organizzato un co living
Il fenomeno del co-living, sta prendendo piede sempre di più in città come New York e Londra, dove gli affitti sono notoriamente molto alti. Esso infatti rappresenta una valida alternativa al monolocale minuscolo o alla stanza in un appartamento condiviso.
Non esiste esiste uno schema planimetrico di come deve essere un co living. Quel che è certo è che nel co-living ogni affittuario ha la propria stanza. In comune si vivono spazi come la cucina e l’eventuale salotto, qualche volta anche il bagno. Nei contesti più lussuosi invece tra i servizi a disposizione ci sono anche palestre, lavanderie, bar, sale gioco, spazi per gli eventi e aree di lavoro.
Il co-living è quindi un nuovo stile di vita che permette a di avere a disposizione un’area privata, ma allo stesso tempo di avere accesso a zone comuni in cui si possono svolgere diverse attività di gruppo e condividere le proprie passioni. Sono a metà strada tra l’ostello e l’appartamento per studenti, con la singolarità che l’età degli inquilini qui può essere molto più elevata.
I co-living nel mondo
Oltre che negli Stati Uniti, il co-living si sta diffondendo anche in Europa. Esempi di questo tipo si trovano a Berlino, Madrid, Copenhagen e soprattutto Londra, dove spicca The Collective. Un co-living dotato di 500 microcamere di massimo 20 metri quadri, ma nel quale oltre all’affitto ci sono l’accesso al cinema, la spa, la palestra e molto altro.
Ma c’è anche un altro lato del mondo dove il co-living sembra aver preso piede molto bene, ed è il Sud Est Asiatico. Complice il fatto che in queste zone si sta creando una comunità di nomadi digitali, molto attiva e presente. In particolare è nell’isola di Bali, in Vietnam, in Thailandia e a Singapore che sorgono ormai tanti co living di tutti i tipi e con di tutte le fasce di prezzo.
In Italia invece il co-living ha iniziato ad esistere solo in città come Milano, Roma o Bologna. Ma è presto per parlare di un fenomeno consolidato come quello degli USA o dei paesi dell’Est Asia, dove invece esistono grandi realtà imprenditoriali di questo tipo.
Tra le prime a nascere fu nel 2016 WeLive, divisione dedicata al co-living di WeWork, uno spazio di co-working e co-living nato in un edificio abbandonato e composto da 252 mini appartamenti con servizi di ogni genere tra i quali sala giochi, giardino, biblioteca, spazi comuni e parcheggi di biciclette, presente a New York e a Washington.
Gli Usa sono uno dei Paesi dove il co-living ha attecchito di più. Lì sono sorte, fra le altre Common nato nel 2015 a New York così come Alta+ co-living distribuito su edificio di 46 piani e Bungalow nato nel 2017 a San Francisco. Poi dall’America il fenomeno è arrivato in Asia dove l’esempio più noto è Roam sorto nel 2015 a Bali, in Indonesia.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo i dati dell’Osservatorio Talents Venture gli studenti fuori sede sono una grande porzione della popolazione universitaria italiana. Nell’anno accademico 2017/2018, il 27,4% degli iscritti frequentava un corso di laurea in una regione diversa da quella di residenza.
- Sempre stando ai dati dell’Osservatorio Talents Venture con il 19% la Lombardia il 15%, il Lazio ed il 17% l’Emilia Romagna accolgono il 50% degli studenti universitari che decidono di cambiare regione per studiare.
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