Produrre energia dagli scarti del cibo: un’alternativa sostenibile a basso impatto ambientale
Riuscire a produrre energia dagli scarti del cibo è diventata una vera e propria sfida. Infatti, oggi il consumo dell’energia è di fondamentale importanza nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, l’energia non è infinita e se ne continua anche a disperdere una buona parte.
Basti pensare agli scarti della coltivazione del riso, coltura molto diffusa in tutto il mondo, che a differenza di altri tipi di paglia non può essere impiegata come mangime. Questa potrebbe essere utilizzata per alimentare impianti a biomasse, ma viene comunemente bruciata oppure interrata, pratiche fortemente inquinanti che contribuiscono all’aumento di emissioni di anidride carbonica a livello globale. Inoltre, buona parte di energia è persa anche lungo la filiera agroalimentare.
In questo caso la produzione del cibo comporta degli scarti che fino a poco tempo fa non potevano essere riutilizzati per produrre energia. Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati avviati alcuni progetti visionari che mirano all’applicazione dei principi dell’economia circolare per immettere nuovamente nel ciclo produttivo gli scarti alimentari. Oggi la sfida è produrre energia dagli scarti di cibo grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie del biogas. Ecco come!
Produrre energia elettrica dagli scarti di cibo con le biomasse
Oggi sono svariate le ricerche, come quella pubblicata sulla rivista Applied Energy, che mirano a velocizzare la conversione di rifiuti organici in energia elettrica. Infatti, ci sono già i primi risultati. Grazie alla combinazione di due processi, la fermentazione anaerobica e la catalisi con una pila a combustibile (LCFC) la produzione di energia elettrica si fa più rapida ed efficiente.
Perché gli scarti di cibo?
I rifiuti alimentari sono prodotti in grandi quantità sia da qualunque individuo, abitazione, ristorante e hotel. Negli ultimi anni la quantità di rifiuti alimentari prodotta è cresciuta esponenzialmente in diversi centri urbani in via di sviluppo, a causa della crescita demografica, dell’incremento nel consumo di cibo e della realizzazione di sistemi indipendenti di trattamento e raccolta dei rifiuti stessi. In Europa, la filiera agroalimentare genera 80 milioni di tonnellate di scarti. E, nel complesso, i ricercatori del CNR – Centro Nazionale di Ricerche evidenziano come la quantità di rifiuto è sistematicamente più significativa di quella al consumo
Data la grande quantità di rifiuti alimentari prodotta e i problemi relativi al conseguente smaltimento, è fondamentale riutilizzarli. Non a caso gli scarti di cibo rappresentano una risorsa molto importante per la produzione energetica. Grazie alla loro biodegradabilità e naturale ricchezza in nutrienti, si prestano bene ai processi di digestione anaerobica operati da alcuni microrganismi. Da questi processi si ottiene biogas che a sua volta, viene utilizzato per produrre calore ed elettricità.
Come si produce l’energia elettrica dagli scarti alimentari?
Per produrre energia elettrica dagli scarti di cibo, inizialmente questi sono sottoposti ad una prima fermentazione batterica, poi grazie ai batteri metanogeni, sono convertiti in metano, il principale componente del biogas.
Questo processo standard non tutt’altro che rapido. Tuttavia, grazie ad una nuova scoperta, ovvero con l’utilizzo di una pila combustibile, il processo diviene più rapido e diretto. Questa cella combustibile LCFC, non fa altro che riprodurre più velocemente il processo biologico di produzione del metano.
I digester anaerobici e la produzione di energia
Nel corso degli anni sono state numerose le aziende che hanno sviluppato digester anaerobici. Tuttavia, gli apparecchi commercializzati fin ora erano strutture molto grandi, che per essere installate richiedevano una pianificazione elaborata e diversi permessi di costruzione. Oggi però, oltre a container più ridotti, di circa 13 metri stanno per essere immessi in commercio innovativi sistemi per la produzione di energia green casalinga.
Gli esempi virtuosi di produzione di energia dagli di scarti di cibo
Sono tanti gli esempi virtuosi italiani che da anni ormai hanno scelto di perseguire un tipo di lavorazione dei prodotti sostenibile, che prevede la reimmissione degli scarti all’interno del ciclo produttivo. Tra questi, per esempio vi è il riutilizzo degli scarti nella filiera del vino, utile per alimentare gli impianti a biomasse.
Ogni anno, la potatura delle viti produce circa 2 tonnellate di scarti per ettaro di vigna, a cui si aggiungono le 8 milioni di tonnellate di vinacce e 2,2 milioni di ettolitri di fecce. Tutto ciò è riutilizzato sia dalle distillerie, sia per alimentare impianti a biomasse che sfruttano questi materiali di origine organica di scarto, come descritto fin ora, per produrre energia che può essere, a sua volta, impiegato per alimentare la filiera.
È proprio in questo modo che si innesca un processo virtuoso che ben rappresenta l’idea di economia circolare. E riduce sensibilmente, se non addirittura elimina, il problema del compostaggio degli scarti e del rilascio di metano nell’atmosfera da parte dei rifiuti stoccati nelle discariche.
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