L’economia circolare nell’industria tessile

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L’industria tessile è importante nell’economia italiana, ma i cambiamenti del mondo moderno impongono di diventare circolari e sostenibili. Vediamo come funziona l’economia circolare nell’industria tessile.

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Perché è importante parlare di economia circolare nell’industria tessile?

Secondo la Fondazione Ellen MacArthur, sono tre sono i punti fondamentali dell’economia circolare in questo settore:

  • il potenziamento degli impianti di raccolta, smistamento e riciclaggio all’interno del proprio paese;
  • gli investimenti in ricerca per arrivare a riciclare le fibre sintetiche;
  • un design che pensa ad abiti che possono essere rifatti.

Inoltre si stima che, del totale delle fibre utilizzate per l’abbigliamento:

  • l’87% finisce in discarica o incenerito;
  • il 13% dei tessuti viene riciclato ma è destinato a settori minori come produzione di pezzame a uso industriale per la pulizia e la manutenzione;
  • solo l’1% è riciclato.

Il funzionamento dell’economia circolare nell’industria tessile

Il livello di sostenibilità e circolarità su scala aziendale riguarda in primo luogo, la scelta dei materiali, soprattutto bio. Il materiale però è solo un aspetto di un processo più ampio che deve diventare circolare.

Per raggiungere la circolarità non ci si deve basare quindi solo sul materiale ma anche sul tipo di tessuto. Il poliestere riciclato ad esempio, rientra perfettamente in questo concetto perché deriva proprio dalla plastica riciclata. Il suo punto forte è che permette un risparmio del 59% rispetto al poliestere vergine ed è largamente utilizzato. I tessuti sostenibili bio-based derivano quindi spesso dai rifiuti, risorse che altrimenti non verrebbero più riutilizzate.

Le sperimentazioni sono molte, tra cui:

  • tessuti creati in laboratorio attraverso la bio-ingegneria.
  • riduzione di quantità di acqua, energia e coloranti impiegate a favore di coloranti naturali, attraverso microrganismi.

Il problema inoltre, è che la produzione è superiore a ciò di cui si ha bisogno. L’ideale sarebbe quindi produrre capi su richiesta del consumatore, per una produzione automatizzata ma più contenuta negli sprechi.

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L’economia circolare nell’industria tessile – Shutterstock di Alba_alioth

Abiti di seconda mano e nuove strategie

In Italia rispetto all’estero, non si praticano ancora molto il riuso, il noleggio e il second-hand.

Quest’ultimo in particolare, è comunque in crescita a livello globale. Un capo utilizzato due volte permette di abbattere il 40% delle emissioni. Bisogna quindi scindere crescita economica ed emissioni per raggiungere gli obiettivi 2030.

Le aziende dovranno perciò abbandonare la strategia chiusa ed egocentrica a favore di un ecosistema, ispirandosi al funzionamento della natura, che si rigenera continuamente. Fondamentale quindi che le aziende dello stesso settore e tra settori diversi imparino a collaborare per diventare una risorsa le une per le altre.

I vantaggi dell’economia circolare

Fare economia circolare nel tessile può avere vantaggi economici e ambientali. Tra questi, vi è sicuramente la creazione di nuovi posti di lavoro nelle strutture di riciclaggio e la riduzione dei costi di gestione e smaltimento dei rifiuti tessili nonché una maggiore disponibilità di tessuti riciclati e abbassamento dei costi di produzione.

I vantaggi ambientali possono invece comportare:

  • un minore utilizzo di risorse non rinnovabili
  • una riduzione dell’inquinamento

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • In Italia, secondo il rapporto L’Italia del riciclo 2020, i rifiuti tessili vengono inviati presso gli impianti di trattamento dove vengono realizzate lavorazioni di selezione finalizzate a: riutilizzo (68%), abbigliamento, scarpe e accessori finiscono direttamente in nuovi cicli di consumo; riciclo (29%), per ottenere pezzame industriale o materie prime per l’industria tessile secondaria, ad esempio per imbottiture e materiali fonoassorbenti; smaltimento (3%).

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