La pandemia ha avuto un forte impatto in relazione a tutto ciò che riguarda il settore del lavoro, sulla socialità e sulle abitudini di lavoratori e aziende. Oggi, tra le più recenti iniziative sostenibili nel mondo c’è la ricerca del Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano che studia come saranno caratterizzati gli uffici nel post-Covid.
Gli uffici nel post-Covid
Il Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano, dopo lo scoppio della pandemia e dopo un periodo di limbo caratterizzato dallo smart working, attraverso un’accurata analisi ipotizza quale sarà la nuova normalità lavorativa, per comprendere i risvolti sulla produttività, sugli spazi, sui ritmi e sui flussi. I primi risultati dell’indagine per capire come evolverà il futuro dei workplace, nonostante la ricerca sia ancora in una fase pilota, sono stati presentati Lunedì 1° febbraio in una diretta streaming a cui hanno partecipato architetti e rappresentanti di grandi aziende.
Le fasi della ricerca del Politecnico di Milano
L’analisi per comprendere le sorti del mondo del lavoro è stata suddivisa in due parti:
Nella prima fase, che indaga su quanto un cambiamento spaziale possa influenzare il lavoro degli accademici, le prime evidenze sulla popolazione accademica mostrano come lo smart-working che prevede di lavorare in un ambiente domestico, abbia modificato le abitudini di ricerca rendendola un’attività meno collaborativa.
La seconda fase dell’indagine – ancora in progress – prende in considerazione la popolazione di un gruppo di grandi aziende lombarde dove la modalità dello smart-working è rimasta quella prevalente. I risultati mostrano come i dipendenti apprezzino l’esperienza del lavoro da casa in relazione alla produttività. Tuttavia, mostrano gravissime perdite in termini di efficacia collaborativa, comunicazione informale e tacita, socialità.
Smart-working e produttività femminile
La ricerca si basa soprattutto su come la produttività delle donne lavoratrici sia cambiata durante la pandemia e se questo dipenda dal fatto di lavorare negli spazi domestici.
Secondo la Dottoressa Cristina Rossi-Lamastra, “la produttività del lavoro dipende da molti fattori, tra questi c’è la qualità dello spazio di lavoro. Durante le crisi economiche di qualsiasi origine, i soggetti più vulnerabili sono sempre i soggetti più colpiti”. Per questo la ricerca del Politecnico concentra l’attenzione verso queste categorie per rispondere a quesiti come:
- le donne hanno in effetti usufruito di spazi meno idonei al lavoro?
- Hanno subito più distrazioni (avendo maggiori compiti di cura)?
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo i dati Istat, la pandemia ha allargato il problema della disparità di genere. Infatti, su 101 mila nuovi disoccupati, 99 mila sono donne. Ovvero, degli occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne.
- Secondo i dati Inail, se dal punto di vista sanitario sono le fasce di età più elevate dei lavoratori a essere maggiormente vulnerabili al virus – l’età media dei contagiati è di 47 anni e sale a 59 per i decessi – i giovani sono più esposti alle conseguenze economiche della pandemia, partendo dall’interruzione dell’istruzione e della formazione, passando per la perdita dell’occupazione e del reddito, per arrivare alle maggiori difficoltà che potranno incontrare nel prossimo futuro per trovare un impiego.
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