Durer e il Rinascimento a Palazzo Reale

Dal 21 febbraio al 24 giugno le sale espositive del Palazzo Reale di Milano ospiteranno oltre 130 preziose opere del maestro del Rinascimento tedesco, Albrecht Durer.

Il taglio conferito alla mostra Durer e il Rinascimento, curata da Bernard Aikema con la collaborazione di Andrew John Martin,  si potrebbe definire geografico. Non certo perché si limiti a tracciare i numerosi spostamenti dell’artista che, come divenne uso proprio durante il Rinascimento, viaggiò molto in Europa, privilegiando la nostra Penisola; piuttosto perché, ripercorrendo i viaggi italiani di Durer, in particolare nei territori veneziani, ne ricostruisce le ispirazioni, gli studi e le influenze artistiche.

Nelle sale di Palazzo Reale infatti, le sue opere sono affiancate da quelle di altri autori a lui contemporanei, tedeschi, quali Grien, Altdorfer e Cranach, ed italiani quali Bellini, Lotto, Solario, Mantegna, Da Vinci e Giorgione.

Il corpus delle opere del maestro ospita quindi i contributi esterni, ma niente affatto estranei, degli altri artisti, sapientemente giustapposti in modo da agevolare il visitatore e favorire il confronto, cogliendo somiglianze, studi simili ed emulazioni.

Sono numerose le opere scelte per testimoniare l’influenza dei maestri veneziani sulla produzione del pittore tedesco. L’Adorazione dei Magi proposta proprio all’inizio del percorso ad esempio, esemplifica la capacità di Durer di rielaborare la cultura artistica fiamminga alla luce di nuovi spunti, in particolare modo quelli italiani.

 

Analogamente la pala della Festa del Rosario (presente in questa mostra con una copia), con la solennità monumentale delle figure e il rigore dell’impianto piramidale che culmina nel trono della Vergine Maria, testimonia l’importanza delle suggestioni esercitate dall’arte veneta sul nostro artista.

Assolutamente interessanti inoltre, sono gli spunti offerti dall’esposizione di alcuni disegni di studio anatomico di Leonardo da Vinci, che evidentemente ispirarono Durer nella composizione di opere come Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, una incisione realizzata nel 1513. Pare infatti che l’incisore e pittore tedesco tenesse addirittura delle copie degli studi anatomici di Leonardo.

E poi le incisioni monumentali, come Il Grande Carro Trionfale dell’Imperatore Massimiliano, i ritratti, in cui Durer unisce gli elementi nordici con la pacata tensione emotiva tipica dei suoi modelli italiani prediletti, come Giorgione, e le sperimentazioni a tema naturalistico come Il granchio marino, straordinario esempio di virtuosismo tecnico e di quella propensione tutta rinascimentale a ritrarre con grandissima perizia anche i soggetti non particolarmente significativi o nobili.

Nell’esposizione affiora la volontà precisa di portare alla luce i rapporti artistici tra Nord e Sud Europa che caratterizzarono il momento rinascimentale, insieme inevitabilmente al substrato culturale e il dibattito religioso di quel periodo. La ricchezza della proposta espositiva e la perizia delle scelte di distribuzione delle opere raggiungono piuttosto bene questo obbiettivo e illustrano con chiarezza anche ad un visitatore profano l’ampiezza dello spettro creativo e tecnico padroneggiato in modo sopraffino dal maestro del Rinascimento.

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