Il mercato del riso nel nostro Paese ha visto, nell’ultimo anno, una buona crescita e un aumento delle vendite. La produzione risicola deve in parte il suo incremento alla pandemia mondiale di Covid-19. Vediamo come il riso italiano si colloca sul mercato.
Il mercato del riso in Italia
Il riso da sempre riporta al Sud Est asiatico dove prove archeologiche e linguistiche confermano che il riso sia stato coltivato per la prima volta nel bacino del fiume Yangtze in Cina. Da qui nel corso degli anni la sua produzione si è ampliata su scala mondiale e oggi costituisce una buona fetta del mercato italiano.
Italia, primo produttore di riso dell’UE
Nel settore del riso l’Italia è il primo produttore dell’Unione europea con ben 228 mila ettari coltivati e 4.000 aziende che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone (riso greggio). Sono oltre 200 le varietà di riso coltivate, tra cui le migliori del mondo come il Carnaroli, l’Arborio, il Vialone Nano, il Roma e il Baldo.
In Italia vige una regolamentazione molto più rigorosa rispetto ad altri Paesi. Per esempio sono pochi i principi attivi autorizzati sul riso e i produttori italiani dispongono di un numero esiguo di mezzi tecnici per il controllo di erbe infestanti e di attacchi fungini. Questo da un lato può sembrare un forte limite ma dall’altro è da intendersi come un marchio di qualità, quel qualcosa in più che caratterizza il made in Italy.
Riso: aumento del consumo con la pandemia
Il mercato del riso in Italia è in forte crescita, a dimostrarlo sono proprio i numeri. Il lockdown dello scorso anno ha portato a un aumento del consumo del riso pari a 74 mila tonnellate e l’80% del prodotto disponibile è già stato venduto (dati dell’ente Nazionale Risi). Il Covid ha spinto le vendite di riso difatti nei primi dieci mesi del 2020 queste hanno subito un incremento del 10% (dati Nielsen-Ismea). I motivi di tale crescita sono diversi:
- l’aumentata richiesta da parte dei consumatori, dovuta alla riscoperta dei piatti tipici, appunto i risotti;
- l’effetto provviste, ovvero fare scorta di un prodotto che si conserva bene e a lungo;
- la diminuzione delle importazioni provenienti dal Sud Est asiatico.
Se i consumi di riso nella ristorazione mondiale sono crollati a causa del Covid, quelli delle famiglie sono in netto aumento. Ed è proprio in un momento del genere che il riso italiano deve farsi valere sul resto del mercato. In un settore da sempre dominato dalla controparte asiatica l’Italia oggi ha la possibilità di dimostrare il valore del riso italiano.
Il riso italiano
Oltre l’85% dei produttori di riso si trova nel Nord Italia, in particolare tra Piemonte e Lombardia, dove hanno sede circa i tre quarti dei risicoltori italiani. Le varietà di riso più comuni in Italia sono:
- Balilla, riso tondo e piccolo, presenta un’alta collosità ed un alto potere di assorbimento. Adatto alla preparazione di minestre, risotti in brodo, dolci di riso, timballi e crocchette.
- Padano, consumato soprattutto nel Nord Italia, ha un’elevata collosità e per questo è ottimo per preparare minestre e timballi.
- Vialone nano, dai chicchi piccoli e tondi, ha una bassa collosità e una buona resa in cottura. Ideale per risotti e riso pilaf ma anche per insalate di riso.
- Ribe, riso dalla collosità media, è adatto alla bollitura e alla preparazione di minestre.
- S. Andrea, riso ad alta collosità, adatto alla preparazione di minestre, risotti e dolci.
- Roma e Baldo, riso dai chicchi grossi e tondeggianti, ad alta collosità, adatto per risotti, timballi e minestre.
- Carnaroli, considerato uno dei migliori risi italiani, ha un’eccellente tenuta di cottura e una bassa collosità. I chicchi sono grandi e affusolati. È questa una delle varietà più utilizzate dalla grande cucina per la sua capacita di restare sempre al dente. Ottimo per preparare risotti, ma anche insalate di riso e timballi.
- Arborio, uno dei più noti ed apprezzati in Italia. Riso dai chicchi molto grossi e a media collosità che disperdono l’amido e rendono i risotti delicatamente mantecati.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Il consumo interno di riso bianco, in Italia, è risultato in crescita per diversi anni, si parla di un +30% dal 2009 al 2018. In crescita anche il consumo italiano di risi colorati ed etnici. Questi hanno registrato un +11.8% per volume e +12,1% per valore.
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