Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile?

Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile|Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile

Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile? I rifiuti indifferenziati non possono essere riciclati per questo sono destinati a finire in discarica o in un termovalorizzatore. Tuttavia, dividerli correttamente dai rifiuti differenziabili è fondamentale, perché altrimenti se ne comprometterebbe il recupero.

La raccolta differenziata e il rifiuto secco non riciclabile

La raccolta differenziata consiste nel separare tutti i materiali che è possibile riciclare da quelli che non lo sono.

I rifiuti vengono così suddivisi:
  • Riciclabili: vetro, plastica, alluminio e metalli, carta, umido.
  • Ingombranti.
  • Elettrici.
  • Speciali.
  • Rifiuto Secco Indifferenziato.

Non tutti i materiali possono essere separati ai fini della raccolta differenziata. Infatti, il rifiuto secco indifferenziato, quello che finisce nel cassonetto grigio, non può essere avviato al riciclaggio. Tuttavia, saper limitare anche la quantità di scarto residuo è un gesto rispettoso nei confronti dell’ambiente. Pertanto, è bene sapere cosa è compreso nei rifiuti residui e cosa non lo è.

Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile
Che fine fa il rifiuto secco non riciclabile – shutterstock foto di mickyso

Indifferenziato o rifiuto secco non riciclabile

È bene non mescolare il rifiuto secco non riciclabile con i rifiuti riciclabili in quanto potrebbe comprometterne il riciclo.

Residui non riciclabili

  • Pannolini e assorbenti
  • Collant
  • Sacchetti per aspirapolvere pieni
  • Asciugamani di carta sporchi
  • Lettiera per gatti
  • Scontrini fiscali
  • Ceramica
  • Sabbia delle gabbie per uccelli
  • Cotton fioc e fazzoletti di carta
  • Carta stagnola
  • Contenitori in polistirolo
  • Lamette per rasoi
  • Carbonella, fiammiferi e cenere

Riciclabili

  • Biodegradabili
  • Plastica, metallo e tetrapak
  • Ingombranti
  • Vetro
  • Carta straccia
  • Di costruzione
  • Piccoli rifiuti chimici

L’ottimizzazione della gestione dei rifiuti urbani in Puglia

Cosa succede al rifiuto secco non riciclabile?

Non tutti gli scarti possono essere recuperati, trasformati e riutilizzati. Questi costituiscono il rifiuto secco residuo o indifferenziato. Infatti, sono smaltiti in discarica, in un termovalorizzatore o in un impianto in cui si produce il combustibile derivato dai rifiuti e elettricità e calore.

Inoltre, quando i rifiuti bruciati sono di metallo, il materiale viene estratto dalle ceneri per mezzo di magneti e correnti parassite. Tuttavia, il più delle volte il rifiuto secco non riciclabile rappresenta un problema per i servizi di raccolta. In ogni caso, se i rifiuti sono suddivisi con attenzione e precisione, anche nel contenitore del secco viene inserito pochissimo materiale.

Raccolta differenziata: storia di una pratica che ha cambiato l’Italia

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Oggi sono attivi vari progetti sperimentali di raccolta del rifiuto secco residuo. Infatti, a partire da ottobre 2014, per esempio, Isontina Ambiente ha dato il via a un progetto per migliorare la quantità e la qualità delle frazioni di rifiuto secco residuo conferito dall’utenza. Infatti, ogni utenza è dotata di un contenitore con coperchio con microchip (TAG Rfid) di cui gli operatori addetti alla raccolta ne registrano l’avvenuto svuotamento.
  • Il primo termovalorizzatore municipale in Cecoslovacchia fu costruito nel 1905. Si trattava di un impianto di incinerazione rifiuti collegato ad una macchina a vapore Babcock-Wilcox per produrre corrente elettrica. Oggi questo ha una capacità annua di trattamento di 248 000 tonnellate. Invece, un secondo termovalorizzatore fu costruito nel 1934 a Praga.

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