Concept store: quando lo shopping diventa un’esperienza

||concet store|concept store realtà aumentata|concept store||Sephora Store. New York City Foto di Sonia Carrera

Da qualche anno a questa parte il concetto di negozio classico sembra essere fuori moda. Da un lato, il commercio ha dovuto far fronte allo shopping online e dall’altro allo sviluppo tecnologico.

Pensateci, sono sempre più diffusi touchpoint o totem, dove lasciare il proprio giudizio all’uscita dal negozio oppure vetrine interattive o sistemi di pagamento innovativi. Tutto questo è il risultato di investimenti che le attività commerciali mettono in atto per andare incontro alle nuove abitudini dei consumatori.

Infatti, secondo un report dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, in Italia la percentuale dei venditori considerati “top”, che ha sviluppato almeno un’innovazione digitale nel proprio punto vendita arriva al 91%. Sembra che i consumatori preferiscano un marchio ad un altro non solo per la sua reputazione ma anche per l’esperienza che questo offre nel suo negozio fisico o online.

È proprio esperienza è la parola chiave che guida la progettazione dei concept store e, in generale, del cosiddetto marketing esperienziale. Un’esperienza che deve essere individuale, unica ma anche espressione dell’identità del marchio o dell’azienda e quindi riconoscibile.

Sephora Store. New York City Foto di Sonia Carrera
Sephora Store.
New York City
Foto di Sonia Carrera

Che cos’è un concept store

Volendo trovare una definizione di concept storediremmo che si tratta di un negozio dove il cliente è libero di esplorare e farsi coinvolgere dall’ambiente che lo circonda. Tutto è studiato per tramettere uno stile preciso, l’idea esatta dell’identità dell’azienda, perciò ogni dettaglio deve riflettere questa identità e renderla riconoscibile.

Arredamento, design, luci, musica, profumi: tutto è costruito intorno a una precisa filosofia.

Proviamo a fare un esempio. Un negozio di abbigliamento nella fascia “luxury” curerà l’ambiente con oggetti di lusso : sembra banale, ma non lo è perchè quel punto vendita dovrà anche distinguirsi dagli altri della sua stessa fascia e cercare di avvicinare il preciso target a cui mira.

Il cliente è al centro

Sembra paradossale ma non è il negozio al centro dell’attenzione, e neppure i prodotti, bensì il cliente. Tutto il resto è il teatro della vendita e acquistare diventa un processo che coinvolge i sensi: in questo modo il consumatore sceglierà di nuovo quel punto vendita e acquisterà fiducia nel marchio.

Finora abbiamo sempre fatto riferimento a negozi, ma in realtà gli oggetti del nostro desiderio, da consumatori, possono essere anche servizi o luoghi fisici. Ad esempio, uno spazio dove passare del tempo sfogliando un giornale, leggendo un libro oppure guardando una televisione. Non è facile trovare un ambiente accogliente, familiare dove scegliere di passare il proprio tempo, come fosse la propria casa dei desideri.

Gli experience stores

Questo è un passo ancora più in avanti perchè significa per l’azienda creare una sorta di connessione emotiva con il cliente. Eppure ciò è possibile, mettendo a disposizione delle persone spazi finemente arredati e completi di tutti i prodotti di cui si dispone a casa propria e anche di più.

Ci riferiamo a elettronica, casalinghi, home entertainment, elettrodomestici ma anche fiori e altre decorazioni che rendono un ambiente accogliente e familiare. Queste sono alcune delle caratteristiche dei cosiddetti experience stores che si stanno diffondendo sempre di più in Italia e con risultati notevoli.

Voi ne sapete qualcosa?

 

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