Il turismo enogastronomico tra passato, presente e futuro

Toscana turismo enogastronomico|Turismo enogastronomico in Toscana

Quale futuro per il turismo enogastronomico? Ce  ne parla Alberto Zanichelli, laureato in Economia e Scienze del Turismo  con  tesi dal titolo “Eccellenze enogastronomiche, processi produttivi ed esperienze turistiche: l’area parmense tra valorizzazione del territorio e sviluppo turistico”

Quando ci riferiamo al turismo  enogastronomico è il cibo che diventa cultura, un’attrattiva per quei luoghi in cui viene prodotto e di conseguenza diventa turismo.

Una recente indagine condotta da Unioncamere e Isnart riferita a dati del  2017 mostra come l’enogastronomia rappresenti la prima motivazione di visita per i turisti italiani e stranieri, superando l’interesse verso il patrimonio storico-artistico: il 22% dei turisti italiani e circa il 30% degli stranieri sceglie di viaggiare in Italia per gustare le eccellenze dell’agroalimentare.

Vale la pena evidenziare come i dati siano in forte crescita; negli ultimi dieci anni in Italia la motivazione gastronomica è passata dall’interessare il 4% degli italiani all’attuale 26% (Unioncamere-Isnart, 2017), con una tendenza annua al raddoppio. Questo naturalmente al netto del periodo Coronavirus.

Turismo enogastronomico in Toscana
Toscana – Foto di Nina Evensen da Pixabay

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Come nasce il turismo enogastronomico?

Contrariamente a quanto si possa pensare non sono stati né i cuochi, né i ristoratori gli artefici di questo movimento, bensì i giornalisti e, in particolare, quelli sportivi. Questi infatti erano inviati ogni domenica in città diverse a seguire le partite.

Era abbastanza ovvio che una volta completato il loro compito di cronisti e inviato il proprio pezzo in redazione, avessero la necessità di mangiare. Ed ecco che tutti loro si ritrovavano nel miglior ristorante della città, spesso incuranti dei rimborsi spese. Alla fine del campionato ciascun inviato si ritrovava nei suoi taccuini un vero e proprio database gastronomico.

Qualcuno di loro, possiamo citare Gianni Brera o Gianni Mura, recentemente scomparso, hanno pensato di far fruttare queste loro esperienze gastronomiche, pubblicando libri sull’argomento.

Il turismo enogastronomico si è sviluppato in modo importante negli ultimi anni, dando vita ad un nuovo tipo di turista. È quel turista che va alla ricerca di quel particolare sapore, di quel particolare gusto, generalmente in piccoli borghi, lontano dalle mete turistiche tradizionali. È quel turista che poi, attraverso i social media, condivide la sua esperienza, facendo da veicolo pubblicitario per quegli stessi borghi e aiutando in questo modo a mantenere in vita certe tradizioni antiche, altrimenti destinate a scomparire inesorabilmente. È un turista sostanzialmente curioso e per la sua curiosità fa volentieri uno sforzo per conoscere il luogo attraverso il cibo.

Toscana Wine Architecture: il turismo dell’eno-architettura

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Il fenomeno del “Foody”

Il turista enogastronomico, altrimenti definito ‘gastronauta‘ o ‘foody‘ in inglese, diventa il mezzo di propaganda migliore per un prodotto e per il luogo in cui quel prodotto nasce. Il ‘foody ‘ infatti sa che è giusto provare la realtà vera del luogo in cui si viaggia, vivere un assaggio di vita completa, di vera vita quotidiana. Di certo il ‘foody’ non sarà mai quel tipo di turista che soggiorna in un resort con cucina internazionale, perché del luogo non gli resterebbe nulla. Né sarà mai colui che cerca la cucina del suo paese all’estero, perché per quanto possa cercarla, non la troverà mai uguale, specialmente quella italiana. Poco importa se il cibo del luogo visitato non sarà di suo gradimento, perché alla fine del viaggio ritornerà comunque a casa sua e riprenderà anche tutte le sue abitudini culinarie, alle quali sarà sicuramente affezionato.

Un volano per lo sviluppo economico

L’enogastronomia è quindi diventata un modo per attrarre turisti nei luoghi in cui il turismo tradizionale, quello legato al mare o alla montagna, non è possibile. Oppure per dare un nuovo impulso a quei luoghi che, pur avendo bellezze artistiche, non possono competere con le grandi città d’arte.

Questo tipo di turismo diventa un volano per lo sviluppo economico, in particolar modo in campo agricolo, nel quale sono state introdotte nuove realtà, quali l’agriturismo, le fattorie didattiche, gli enomusei, i musei della tradizione contadina. E della tradizione contadina fanno parte i piatti tipici, importanti per il loro richiamo ai luoghi e alla loro storia. Per di più l’Italia è stata per molti secoli un paese diviso, con la conseguenza che ogni regione ha sviluppato una sua cultura del cibo, contaminata spesso dall’apporto di quei popoli che a più riprese hanno invaso il nostro paese.

Quale  futuro?

Il turismo enogastronomico si trova infatti ad affrontare una situazione mai affrontata in passato. Tutti i settori economici si preparano a ripartire, pur nell’incertezza. Per quanto riguarda quello turistico, il Touring Club prospetta un futuro più povero, nel quale saranno preferiti i viaggi corti e in famiglia. Inoltre, dovendo aspettare una normalizzazione anche all’estero, il turismo italiano dovrà fare a meno degli introiti dati dall’incoming, che oggi sono la maggior parte. Non è un quadro roseo e questo ricadrà soprattutto sulle piccole aziende del settore. Confidiamo nel fatto che noi Italiani abbiamo sempre dimostrato una grande capacità di inventiva. E sicuramente ne occorrerà tanta.

Andrea Grignaffini: l’enogastronomia e le eccellenze alimentari a Parma

Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?

  • L’Italia vanta 825 prodotti agroalimentari e vitivinicoli ad Indicazione Geografica, 5.155 Prodotti Agroalimentari Tradizionali, 4 beni enogastronomici inseriti nella lista del patrimonio tangibile e intangibile dell’UNESCO, 2 città creative UNESCO dell’enogastronomia.

 

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