Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno,
chi non beve e non bacia è peggio che morto.Johann Wolfgang von Goethe
Nascono sempre più storie d’amore tra le donne e il vino: secondo l’Osservatorio Vino e Donne le imprenditrici del nettare di Bacco in Italia rappresentano il 28% del mondo produttivo. Un numero sempre più in crescita, che ci rivela che le cantine a guida femminile si diffondono velocemente negli ultimi anni: ad oggi le imprenditrici italiane del vino sono circa 115 mila.
Tra le donne della classe imprenditoriale vitivinicola italiana, noi di Habitante scopriamo Noemi Pizzighella, tra le più giovani del settore. Conosciamo Noemi e la sua azienda “Le Guaite di Noemi” grazie ai social network, in particolare su Instagram, strumento che la giovane imprenditrice definisce fondamentale per far crescere la propria attività. In un momento storico che vede il diffondersi del fenomeno wine influencer e di appassionati al mondo del vino, Instagram risulta essere infatti la piattaforma più utilizzata da chi oggi è alla ricerca di cantine da scoprire e bevande da degustare. E cavalcando quest’onda Noemi Pizzighella, che si racconta in quest’intervista, dà una svolta decisiva all’azienda della sua famiglia.
Veneta 24enne, Noemi Pizzighella è la più giovane donna del vino d’Italia e guida l’azienda di famiglia de Le Guaite di Noemi. A dieci minuti a Nord di Verona, incastonata fra la Lessinia ed il Lago di Garda, nella vallata della Valpolicella visitiamo la cantina di Noemi, composta da cinque vini. Tra questi spicca il vino bandiera dell’azienda: l’Amarone della Valpolicella 2008, al quale spetta il ruolo di ambasciatore del territorio.
Le Guaite di Noemi – Intervista alla giovane imprenditrice dell’Amarone
Noemi, raccontaci la storia di questa azienda: come e quando è nata?
Le Guaite di Noemi nasce dopo decenni di produzione agricola, fino a quando nel 2002 i miei genitori decidono di aprire una piccola azienda di vino. Dal “Bosco Giulietta – Le Guaite” diventa nel 2016 “Le Guaite di Noemi” da quando, dopo sei anni di collaborazione nell’azienda, propongo ai miei genitori di prendere in mano l’intero progetto. In origine “Le Guaite”, che significa “punta di veduta”, era il nome del nostro vigneto più importante e più alto della collina di Mezzane; il nome esisteva già sull’etichetta del Recioto (mia madre me lo aveva dedicato da piccola nel 2002, da cui ho preso ispirazione) chiedo a mamma e papà di dare affiancare il mio nome e associarlo alla cantina. Dopo mesi di lotte con i miei genitori, alla fine riesco a convincerli e inizio a lavorare duramente per dare un’immagine più innovativa a tutta la azienda.
A proposito di innovazione, quali sono gli strumenti che hai utilizzato per dare una nuova immagine alle cantina?
Il mio obiettivo dal principio era quello di modernizzare l’azienda: dal 2016 nella nostra cantina è cambiata ogni cosa. Con il mio progetto è cambiato il mercato, sono cambiati i clienti e mi sono ritrovata a dover assecondare l’innovazione che ormai era in atto. Sapevo che non potevo più tornare indietro e che era il mio momento: ho preso consapevolezza che dovevo darmi da fare e dovevo inventarmi ogni cosa per far crescere l’azienda di famiglia. Da quel momento non ho smesso di studiare, di inventare e reinventare: ho creato il sito aziendale, gli account social e provato a far emergere il nome “Le Guaite di Noemi” quanto più potevo. Produciamo uno dei vini più apprezzati d’Italia, l’Amarone: sapevo che potevo andare in alto anche solo grazie a questo fortunato vino. I social mi hanno aiutato molto.
Dunque, i social come vetrina per farti notare?
Ringrazio i social perché mi hanno fatto emergere partendo da zero. Ho assecondato la mia natura Nerd e ho voluto provare a investire tutto sulle diverse piattaforme on-line: a costo zero, ho ottenuto risultati sorprendenti! La tecnologia è stata un ottimo alleato per le Guaite di Noemi: da quando avevo dieci anni ho aiutato mamma e papà a inviare e-mail, capendo da subitissimo che che grazie ad internet potevo crescere, in tutti i sensi. In particolare, con Instagram mi sono fatta strada nel mondo digitale, facendomi notare adattando la comunicazione aziendale all’era 2.0, partendo dal packaging, sconvolgendolo completamente e lavorandoci personalmente.
Hai lavorato anche all’ideazione del packaging?
Sì, dal primo giorno in cui sono ho deciso di pilotare l’azienda, ho scelto di cambiare completamente l’immagine delle Guaite. Fino al 2016, infatti, il packaging dell’etichetta era tradizionale, troppo antico per i miei gusti. Ho sconvolto totalmente la grafica e l’ho voluta rendere a “mia immagine e somiglianza”. A darmi un supporto importante è stata Camilla, designer che ha ascoltato ogni mia richiesta e che mi ha aiutato a realizzare il design delle Guaite di Noemi.
Imprenditrice a 24 anni: una scelta coraggiosa oggi nel nostro Paese. Qual è il consiglio che dai ai tuoi coetanei che vogliono approdare al mondo dell’imprenditoria?
Prima di rispondere a questa domanda, devo dire grazie ai miei genitori. Nonostante un primo periodo di titubanza sul mio ruolo in azienda, loro mi hanno sempre dato totale libertà: questo mi ha aiutato tantissimo. Mamma e papà mi hanno sempre fatto sentire al sicuro, protetta, semplicemente lasciandomi libera di sbagliare.
Per essere coraggiosi, dall’altra parte ci deve essere libertà di poter commettere degli sbagli. Il mio consiglio, quindi, è quello di non avere paura di fare degli sbagli. Osate, perché chi ci crede davvero alla fine ce la fa.
Grazie a Noemi per essersi raccontata ai lettori di Habitante e per averci fatto assaggiare i suoi vini nella splendida valle della Valpolicella. Se siete nei dintorni di Verona vi consigliamo assolutamente di fare un salto nella sua magica cantina, prenotando la visita direttamente dall’account di Instagram dell’azienda.
Foto di Noemi Pizzighella
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