Habitante a tavola: le abitudini alimentari degli italiani, bilancio di fine anno

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Ogni fine anno si è soliti tirare le somme dei dodici mesi appena trascorsi. Facciamo un bilancio del comportamento che gli italiani hanno adottato a tavola nel 2021. Ecco quali sono state le abitudini alimentari che hanno caratterizzato quest’anno.

Le abitudini alimentari degli italiani: bilancio di fine anno

Come sono cambiati gli italiani a tavola a causa della pandemia? Cosa abbiamo modificato delle nostre abitudini alimentare? Ma soprattutto, questi cambiamenti sono stati positivi? Siamo diventati consumatori più consapevoli e più attenti a ciò che mangiamo? Ecco un bilancio di fine anno che risponde a tutte queste domande.

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Gli italiani sono più sensibili agli sprechi

Gli italiani nel post-pandemia sono diventati più sensibili agli sprechi. Un’indagine Coldiretti riporta che ben il 94% di essi è diventato più attento a evitare di buttare nella spazzatura gli alimenti che acquista. Il cibo che si prepara, quando è in eccesso, non viene gettato ma reimpiegato. Per esempio è diventata abitudine del 57% degli italiani portare il pranzo in ufficio consumando gli avanzi della cena della sera prima.

Crescono le scelte alimentari sostenibili

Tra le abitudini alimentari il tema della sostenibilità è un argomento che occupa una parte importante. Questo riguarda molti aspetti della nostra vita compresa l’alimentazione. Nel post-pandemia l’88% degli italiani è disposto a pagare di più per il cibo sostenibile che non inquina e che viene prodotto con la logica dell’economia circolare. L’83% lo farebbe per avere prodotti tracciabili e il 73% per acquistare una specialità proveniente da un determinato territorio. Per il 90% dei consumatori nella scelta degli acquisti è molto importante la social reputation delle aziende produttrici.

Abitudini alimentari
Habitante a tavola: le abitudini alimentari degli italiani, bilancio di fine anno – SHUTTERSTOCK di Syda Productions

Più cibo fresco e meno prodotti confezionati

Arretra il consumo dei cibi confezionati che nel pieno della pandemia avevano, invece, fatto segnare un incremento dell’8%. Oggi gli italiani prediligono i prodotti freschi. Per esempio nell’ambito dei prodotti ittici è stato registrato un +27% nel primo semestre 2021. Questo è frutto di una maggiore consapevolezza degli effetti che il cibo ha sulla salute dell’uomo.

La comodità del food delivery

Complice la pandemia, quindi le misure che prevedevano l’impossibilità di andare a mangiare fuori e anche la paura nell’uscire di casa, il food delivery ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Questo servizio vanta qualità come la comodità e la convenienza in quella che è stata definita l’economia della doppia D, ovvero digitale e domiciliare. Le piattaforme food delivery non sono da considerarsi un modello alternativo alla convenzionale cena fuori ma un canale in più. Un metodo utilizzabile non solo da casa ma anche sul posto di lavoro o nei luoghi pubblici.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Dopo lo scoppio della pandemia in media quasi un italiano su 3 ha ancora paura di mangiare al ristorante. Questa stima varia molto in base alla fascia d’età considerata: nei giovani tra i 18 e i 34 anni la percentuale di “timorosi” scende al 18% mentre per gli over 65 sale addirittura al 50%.
  • Per molti italiani resta ancora molta diffidenza nel prendere parte alle iniziative con al centro il cibo. Per esempio nel caso delle sagre è il 38% degli italiani ad essere titubante in merito, mentre le gite enogastronomiche non convincono ancora il 45% dei cittadini e ancor meno nel caso di partecipare a degustazioni (51%).
  • L’agricoltura italiana è leader per la sostenibilità con appena il 7,2% di tutte le emissioni di gas serra prodotte a livello nazionale, contro il 44,7% dell’industria e il 24,5% dei trasporti nel 2020. Questi i dati ottenuti da un’analisi Coldiretti sul nuovo Rapporto GreenItaly. Questo vede l’agricoltura italiana leader anche a livello europeo con emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2, la metà della Francia (76 milioni di tonnellate) e largamente sotto i 66 milioni di tonnellate della Germania.

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