ArchWeek Milano 2018. Coppola e Tedeschi in Architecture 3.0

Dal 23 al 27 maggio la città di Milano ha ospitato la seconda edizione di ArchWeek, un nutrito palinsesto di eventi dedicati all’architettura, patrocinato dalle principali istituzioni accademiche ed artistiche del capoluogo lombardo: il Politecnico di Milano, la Triennale e ovviamente il Comune di Milano.

Un programma di conferenze, workshop, installazioni ed eventi aperti al pubblico in cui grandi maestri dell’architettura e architetti emergenti si sono confrontati sulla natura delle trasformazioni urbane.

“ Urbania, uno sguardo sul futuro delle città “. Il titolo stesso scelto dalla curatela artistica di Stefano Boeri, Mauro Magatti e Salvatore Settis per la ArchWeek appena conclusa ha costituito una dichiarazione di intenti rispetto alla volontà di indagare le prospettive e le necessità del futuro sviluppo metropolitano, intorno a tre temi principali: diversità, digitale e sostenibilità. Una settimana ricca di confronti e dibattiti, in cui architetti ed urbanisti hanno dialogato con scrittori, scienziati e filosofi .

ArchWeek Milano, Architecture 3.0, digital ecologies

Per voi Habitante ha avuto il piacere di seguire la conversation Architecture 3.0, digital ecologies che, nella stupenda cornice del giardino della Triennale, ha visto protagonisti Mario Coppola e Arturo Tedeschi. I due architetti, con la moderazione e l’efficace sollecitazione filosofica di Leonardo Caffo, filosofo, scrittore e docente di Ontologia e Teoria del Progetto al Politecnico di Torino, si sono confrontati in merito all’utilizzo degli avanzatissimi strumenti tecnologici di modellazione digitale.

I relatori. Da Londra a Milano e Napoli alla ricerca della forma dei corpi

Mario Coppola, della cui interessante visione filosofica abbiamo parlato nel nostro articolo The Architecture of Posthumanismè architetto, designer e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. È portatore di una inconsueta esperienza autobiografica.
Nel 2008 infatti, dopo essersi laureato con lode, viene assunto nel prestigioso studio londinese di Zaha Hadid. Nel 2010 tuttavia, sceglie di fare ritorno nella sua Napoli, terra a cui è visceralmente legato e dalle cui caratteristiche trae costante ispirazione.
La sua esperienza, per chi volesse approfondire, è descritta nel suo libro In cima al mondo, in fondo al cuore.

 
Arturo Tedeschi è architetto, ricercatore indipendente e progettista computazionale, sul cui tema è autore di pubblicazioni specialistiche.
La sua esperienza professionale, come lui stesso spiega durante il talk, ha seguito le strade più varie, spaziando dall’ architettura al product design, dalla scultura all’ automotive.
Come Mario Coppola, anche Arturo ha collaborato con lo studio londinese di Zaha Hadid, e a svariati progetti di design computazionale.
Attualmente è direttore ed insegnate di una serie di workshop sul design parametrico, è consulente digitale presso il Politecnico di Milano e istruttore presso Master MADI e Master Parametric.

Tempo, forma e mondo. La infinita partita del futuro

Un confronto dialogico fatto più di reciproche domande che di individuali affermazioni e che resta, giustamente ci permettiamo di affermare, senza conclusioni certe, quello avvenuto tra i due interlocutori.
Lo svolgimento stesso del talk, la fluidità con cui Mario, Arturo e Leonardo si interrogano, restituisce  perfettamente la natura quasi sfuggente, eppure prepotentemente presente e necessaria, della questione: di fronte ad una tecnologia di modellazione parametrica sempre più performante, quale è il confine tra algoritmo e creatività? Quale è l’incidenza che la tecnologia ha sulla tempistica connaturata alla gestazione di un progetto? In presenza di software di modellazione parametrica così avanzati, si può ancora realisticamente parlare di confine netto tra architettura e design? E la tecnologia stessa, è davvero ancora solo strumento o si sta quasi facendo protagonista dell’atto creativo?
È di Arturo la provocazione: un algoritmo ha recentemente partecipato ad un contest su una nota piattaforma di addetti del settore, e si è aggiudicato la preferenza del cliente che aveva lanciato il brief. Come porsi davanti a tali potenzialità?
La tecnologia, in ogni sua forma e in particolare nella sua veste di software di modellazione, è davvero un Moloch, una minaccia spersonalizzante, o è un sempre più potente strumento di problem solving?
Domande che per un creativo plastico, come Mario Coppola si definisce, sono quanto mai cruciali, perché mettono in discussione quel legame spirituale che esiste tra un essere umano e ciò che nasce dal suo atto creativo. Per questo Mario durante il talk parla delle tecnologie di modellazione digitale come strumenti che possono dare corpo ai sogni. Sogni e bisogni che però restano spiritualmente ed emotivamente umani o, semmai, nell’ottica da lui adottata, postumani.
In definitiva, interrogativi tutti proiettati verso il futuro. Se non che ognuno di noi non può che immaginare un futuro, solo uno dei molti possibili.
Clarissa di Stora Gargano

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