Daniel Libeskind in visita al Teatro Santuccio di Varese

||

Libeskind: l’area dismessa come luogo privilegiato dell’attività creatrice

«Ogni città ha delle proprie caratteristiche, un proprio potenziale, un’armonia che la anima e Varese, con i suoi parchi e giardini, ricorda la Primavera di Vivaldi».

Queste le parole donate dall’architetto di fama internazionale Daniel Libeskind ad un pubblico che, nella sala del Teatro Santuccio di Varese, ha trovato, nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 aprile, un luogo nel quale riflettere sulle potenzialità intrinseche alla propria amata piccola città.

L’evento, organizzato da The European House Ambrosetti, ha avuto infatti il preciso intento di stimolare le fantasie e i sogni degli architetti locali, ma anche dei non addetti al settore, al fine di prospettare un futuro audace per la cittadina conosciuta nel mondo come la Città Giardino.

Tra i molti brusii che si sentono frusciare per le vie e i locali di Varese, uno in particolare, da innumerevoli anni a questa parte, è che «la nostra città è bella, ha qualcosa di particolare, però, purtroppo, non è più quella di una volta, alcune zone sembrano oramai totalmente abbandonate a sé stesse».

È assolutamente vero. Ma se sapessimo guardare ai luoghi dismessi come a un potenziale creativo, come a una materia amorfa sulla quale imprimere le forme che fluttuano nella nostra immaginazione?

La prospettiva implicita in questa ipotetica domanda, che è poi la stessa suggerita da Libeskind, ha il grande pregio di farci osservare il problema da un’angolatura differente, di lasciare apparire l’oggetto sottoposto alla nostra attenzione alla luce di una forma completamente nuova. Tale è la visione che dovrebbe essere presente in ogni pensiero audace, flessibile e libero dai lacci di ogni tipo, siano essi di carattere scettico o miopico.

L’imprescindibilità della fede, dell’orgoglio e dell’entusiasmo: il caso di Santa Maria del Monte

Credits: Varese News

Ma è davvero così semplice e naturale cambiare il modo con il quale si guarda a una città, la propria in particolare?

Con una certa dose di sicurezza, potremmo rispondere «Sì e NO» allo stesso tempo.

«NO», non essendo, tale processo, del tutto naturale e spontaneo e perché, specialmente negli ultimi anni, si deve sempre più spesso combattere con ristrettezze economiche incombenti e la pregressa perdita di valori spirituali che, al pari di una potente droga, annullano ogni nostra spinta verso il sogno, il futuro e l’innovazione.

«Sì», poiché, capendo che l’innovazione stessa non ha bisogno di salti eclatanti, ma, al contrario, può essere raggiunta anche tramite piccoli passi poco onerosi, sarebbe più semplice riacquistare quella orgogliosa fiducia in noi stessi necessaria ad appartenere a una città sulla quale si voglia esercitare la pressione delle più intime fantasie e dei più arditi desideri.

La chiave per una città di successo, per una città che attragga, rispondendo alle necessità di chi la vive, è il cittadino entusiasta, ovvero un uomo che, fugato ogni dubbio e prese le distanze dai molti scettici, possa, grazie alla fede nei propri pensieri e nelle proprie capacità, contribuire a una progettata rinascita del proprio centro abitato. Questo, secondo Libeskind, sarebbe l’atteggiamento alla base della globale riscoperta dell’importante ruolo della città.

Strettamente imparentata con l’entusiasmo è la fede che, riferita a un’idea o religione, può indurre gli uomini a compiere grandi azioni, a portare a termine opere d’arte e d’architettura impensabili.

Come il noto architetto  ha tenuto a sottolineare, Santa Maria del Monte, che, con la Via Sacra, da secoli illumina la sottostante Varese con la propria bellezza, è un caso esemplare di quanto il genio di uomini fiduciosi ed entusiasmati, in questo caso dalla religione, possa realizzare.

L’armonia tra passato e presente come base della città iconica: il caso di Como con The life electric 

Grazie all’esempio del Sacro Monte di Varese, uno dei nove Sacri Monti che si stagliano lungo l’arco prealpino tra Piemonte e Lombardia, abbiamo evocato una dimensione, l’antico, che solo apparentemente sembrerebbe essere in disaccordo con l’innovazione.

Diciamo “apparentemente” perché, in realtà, secondo Libeskind, antico e moderno non sono due vie che si escludono a vicenda ma, al contrario, simile a note, possono richiamarsi e fondersi in un’unica armonia. L’unica condizione richiesta è la perfetta esecuzione di bravi musicisti che, grazie alla complicità dei propri strumenti, siano in grado di raccordare le parti in un tutto organico.

Unicamente tramite un’operazione di fusione tra antico e moderno, passato e presente, è possibile dare vita a una città iconica, una città che, sedimentandosi nel nostro cuore dopo essere stata filtrata dall’apparato visivo, possa sfidare il trascorrere del tempo e contribuire, così, a far emergere il vero significato insito nel Rinascimento.

Un caso tutto lombardo di città iconica, oltre all’immensa Milano che, da qualche anno, sta assistendo a un vero e proprio Rinascimento, è la lacustre e ben più ristretta Como.

Quando, qualche anno fa, iniziarono i lavori per il rifacimento della diga foranea, una passeggiata che permette di ammirare la città da una prospettiva insolita, quella delle acque, gli Amici di Como ebbero quella che Libeskind definisce « un’idea audace » e apportante iconicità: posizionare sul lato terminale tondo del molo una scultura in grado di esprimere l’anima di Como.

L’opera, The Life Electric, poi effettivamente realizzata dalla nota Archistar, è alta circa 16.50 mt e rappresenta, tramite la forma di due sinusoidi in contrapposizione, il rapporto di tensione elettrica tra i due poli di una batteria. Come ha spiegato efficacemente Libeskind:

«The Life Electric si ispira alla tensione elettrica tra due poli di una batteria, il grande dono di Volta all’umanità. La forma dell’installazione trova cardine nella mia costante ricerca sulla rappresentazione architettonica dell’energia. L’opera congiunge gli elementi: luce, vento e acqua. Un’installazione, una gateway fisica e ideale aperta sul ventunesimo secolo»

“The Life Electric: il dono di Libeskind per Como”. Consultato in data Aprile 19, 2018, da Comune di Como

Credits: La Provincia di Como

Varese deve credere nelle proprie risorse

Proprio tramite una simile prassi, audace, libera e ambiziosa, è possibile tornare a progettare una città iconica, una città che, al pari di Como, possa nuovamente essere centro di attrazione per nuove menti ed energie, un polo di progresso e spinta verso il futuro mai dimentico della propria importantissima storia.

Varese, e chi la vive lo sa molto bene, ha tutte le potenzialità culturali, sociali, storiche e paesaggistiche per imboccare la via del Rinascimento, è solamente necessario, prima di tutto, risvegliare l’orgoglio di appartenere alla un tempo rinomata Città Giardino, essere entusiasti e orgogliosi dei nostri sogni per il futuro, delle nostre ville, dei nostri laghi, dei nostri parchi e delle nostre valli, in altre parole, metabolizzando le riflessioni di Libeskind, dobbiamo unicamente CAMBIARE PROSPETTIVA al fine di volgere il POTENZIALE in ATTUALE.

Per concludere, uno stimolo importante per le nuove generazioni varesine, al fine di fare loro comprendere l’inestimabile valore dei luoghi nei quali vivono, potrebbe derivare dalla lettura di ciò che Henry Beyle, meglio noto come Stendhal, ebbe a scrivere, molti anni or sono, riguardo alla vista della quale si può godere dal Sacro Monte di Varese:

«Visione Magnifica! Al tramonto del sole si vedevano sette laghi. Credetemi si può percorrere tutta la Francia e la Germania, ma non si potranno mai provare simili sensazioni»

Henry Beyle – Stendhal “Roma Napoli e Firenze” 1817

Simone Fergnani

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts