Ricerca e design: quando la materia è sostenibile e innovativa
Gaetano Avitabile, architetto votato al design, dopo una lunga esperienza di lavoro in Francia, che lo ha portato a collaborare con Jacques Ripault e Christophe Pillet, è tornato nella sua città: Caserta. Qui ha avviato la sua ricerca sua una strada indipendente nella progettazione, grazie all’unione di ricerca e design. Approccio evidente, prima di tutto nella sperimentazione di nuovi materiali, attività che nasce da un’attenta mappatura delle risorse e delle competenze artigianali locali. Dopo la sua recente partecipazione ad EDITNapoli e in attesa di conoscere le novità che presenterà al Milano Design Week, lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo lavoro.
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Hai una formazione di architetto. Cosa porti di questo nel tuo lavoro di designer ?
Ho iniziato la mia carriera professionale andando in cantiere, quindi non progettando ma costruendo, imparando a leggere i progetti. Il mio inizio è stato il confronto con materiali da costruzione che mi ha portato a capire come da un singolo elemento si possa creare qualcosa. Di getto una parete di cartongesso si è trasformata in lastre composte di gesso e carta che venivano avvitate su di una struttura di alluminio. Insomma una composizione di elementi che passo dopo passo si trasformano in un insieme. Ecco questo processo di scomposizione e ricomposizione del costruire ha influito ed influisce sul mio modo di pensare come designer.
La sperimentazione è alla base dei tuoi progetti di design, ad esempio in lavori come la sedia Anoa. Come è nato il progetto?
Mi piace dialogare con la materia e comprendere quale può essere un possibile utilizzo. La mia sperimentazione è proprio nel poter capire fino a che punto posso utilizzare un materiale per realizzare un progetto. Così è stato per Anoa. Durante una visita presso uno stabilimento che si occupa di progettazione e produzioni di imballi alimentari in polistirolo, mi sono imbattuto nella loro idea di trasformare in un nuovo materiale gli imballi usati. Da questo incontro è partita la mia sperimentazione su come poter utilizzare questa nuova materia prima in un modo fattibile. E pensando alla produzione industriale che crea moduli che si ripetono, allo stesso modo ho pensato di utilizzare un’unica sagoma che ripetendosi in una stratificazione sfalsata e cromatica ha caratterizzato il progetto.
La ricerca sui materiali è evidente anche nel progetto Quaderna 2.0. In questo caso come è stato sviluppato il materiale con cui è creato il prodotto?
Come ho già accennato, sono affascinato dai materiali e dalle loro caratteristiche intrinseche. I miei progetti, a volte, nascono più dalla materia che dalla forma. Nel progetto Quaderna 2.0 quello che mi affascinava era poter creare una superficie riciclata, quasi una seconda pelle e il concetto “La superficie è un’attitudine mentale” è stato di forte ispirazione.
L’incontro SOLIDO, una start-up campana, che si occupa di pavimentazioni industriali ha assecondato questa mia idea. Grazie alla loro esperienza è stato messo a punto un mix di cemento e plastica riciclata che potesse essere spruzzato su qualsiasi altra superfice.
Nei tuoi progetti si parla di neomateriali locali. Che cosa s’intende con questo termine? Come ti sei avvicinato al tema?
Nel bilancio aziendale molte risorse economiche vanno perse per lo smaltimento dei rifiuti da loro stessi prodotti. In molti casi aziende più lungimiranti cercano di creare un valore dai loro scarti, a volte senza sapere cosa farne. Io mi sono confrontato con alcune di queste aziende campane, mostrandogli un altro punto di vista. I materiali fanno parte della vita professionale di un qualunque creativo, cosi come la capacità di utilizzare i materiali per creare un oggetto. Credo nella capacità di trasformazione e adattamento.
Negli ultimi anni sembra esserci una maggiore sensibilità nei confronti del riciclo e della sostenibilità? Pensi che il design possa contribuire a questo in qualche modo?
Ci sono molte ricerche a favore della sostenibilità e non solo di materiali riciclati. Credo che il design stia già dando un contributo o quantomeno sta gettando le basi per una differente visione della sostenibilità. Pensiamo solo alle ricerche che sta portando avanti NERI OXAMN (MIT – Boston) o a realtà come MOGU e PRETTYPLASTIC. Tutti dovremmo guardare alla sostenibilità come ad una risorsa e il design è sicuramente uno degli ingranaggi del sistema.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Da tempo aziende di design investono nella ricerca di materiali. Un esempio è Vela di Magis presentata al Salone del Mobile 2019. Si tratta della prima sedia mai realizzata in magnesio. Il magnesio ha le stesse caratteristiche meccaniche e funzionali dell’alluminio, ma pesa il 30% in meno oltre ad essere riciclabile al 100%.
- Nel settore dell’illuminazione anche l’azienda italiana Olev ha lavorato su progetti rivoluzionari e di ricerca. Ad esempio con la lampada Poly Esagono Soundlesh. Con questo progetto, ricorrendo all’uso di licheni naturali per realizzare i pannelli fonoassorbenti si è riusciti a ridurre dell’inquinamento dell’aria e dei rumori.
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