Pillole di Storia nel Design: la caffettiera Moka Express di Bialetti e il segreto del suo Caffè

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Qual è l’oggetto e il relativo prodotto, che meglio rappresenta la cultura italiana, il Made in Italy e che non manca in nessuna casa? La macchina del caffè.

Sembra scontato e ormai automatico, ma il rito di bere caffè ha la sua storia e il nostro caffè espresso, è presente in ogni casa, grazie alla progettazione di un vero e proprio oggetto di design industriale: la caffettiera Moka Express di Bialetti. Attraverso l’idea e la tecnica, facciamo un tuffo nel passato (recente) degli anni ’30 e ripercorriamo l’oggetto di cui nessun italiano può fare a meno.

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Moka Bialetti: nasce la caffettiera domestica

Il rito moderno di consumare caffè espresso, diffusosi agli inizi del ‘900, si prestava solo in luoghi pubblici, i bar, che possedevano il dominio del consumo di caffè espresso. Sia per la tostatura che per la diffusione.

La riproduzione di una miscela scaturita dalla forza del vapore sotto pressione, nasce a Milano, ed è rappresentata e fornita dalle macchine a caldaia verticale della società Pavoni. Si ha così il caffè espresso come bevanda intensa di caffè scuro.

L’esclusività da bar è proprio dovuta al fatto che i macchinari per il caffè espresso sono troppo grossi ed ingombranti per poterli installare in casa. Così si riduce ad un servizio da esterno.

L’idea di Alfonso Bialetti nasce proprio per permettere il consumo di quella inebriante bevanda anche comodamente da casa. In questo modo si può consumare un buon caffè appena svegli, senza per forza uscire e recarsi in un bar. E questa intuizione ha rivoluzionato ed allargato uno dei nostri riti quotidiani preferiti.

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La caffettiera Moka Express di Bialetti e il segreto del suo Caffè – Moving Moment per shutterstock

Moka Express Bialetti: l’origine ed il design della moderna caffettiera

La famiglia Bialetti è nel campo della lavorazione del metallo da generazioni. In Francia si specializza nel modellamento dell’alluminio, adoperando la tecnica di fusione in conchiglia, che ripropone nel proprio laboratorio in Italia,  nel 1908.

Nel 1933 è proprio il capostipite, Alfonso Bialetti, ad inventare la nostra moka. Il lancio su scala industriale avviene, però, soltanto nel 1945, grazie al figlio di Alfonso Bialetti, Renato, decretandone l’inserimento come vero e proprio marchio di uso comune tra le famiglie italiane.

L’ispirazione del design della caffettiera Bialetti si rifà al déco, molto in voga in quegli anni.

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La caffettiera Moka Express di Bialetti e il segreto del suo Caffè – OKcamera per shutterstock

Il design e la struttura

La forma è ottagonale, suddivisa in 3 parti, i due pezzi principali esterni, che si avvitano tra di loro e la terza nel mezzo, composta da più elementi:

  • caldaia inferiore
  • filtro imbuto
  • guarnizione
  • piastrina filtro
  • raccoglitore – bricco.

Nonostante le varie imitazioni e riproduzioni, in vari formati, questa è la Moka Express originale italiana.

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La caffettiera Moka Express di Bialetti e il segreto del suo Caffè – nomading per shutterstock

Moka Bialetti: un marchio baffuto

Icona del Made in Italy, la caffettiera Bialetti è riconoscibile al primo sguardo. Difatti su ogni pezzo è impresso il marchio di fabbrica, un omino baffuto con il dito alzato. Sapete perché?

Innanzitutto il logo è un inserimento recente, è Renato Bialetti che, nel 1954, decide di introdurre questo simbolo, come omaggio al padre. Il disegno nasce dalla collaborazione col famoso Paul Campani, che disegna la caricatura di Alfonso Bialetti e ne fa uscire anche la versione in fumetto.

L’idea riprende proprio la classica situazione da bar: per chiamare il cameriere si alzava il dito! Ecco che quel buffo signore baffuto dalle fattezze simpatiche, rappresenta tutt’oggi la nostra caffettiera.

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La caffettiera Moka Express di Bialetti e il segreto del suo Caffè – OleksandrShnuryk per shutterstock

Il segreto del buon gusto dell’espresso Moka

Dal sapore ricco ed intenso, spesso si è curiosi di carpirne il segreto della qualità del caffè in moka rispetto ad altre tecniche.

L’arcano non è così un mistero. Il buon sapore, infatti, è coadiuvato dall’ossidazione dell’alluminio della caffettiera a contatto con il liquido scuro, dai suoi depositi nella parte superiore ma anche dal calcare residuo nella cisterna. È credenza che il sapore del caffè, difatti, migliori col tempo, con l’utilizzo della caffettiera.

Questo ha contribuito al successo della macchina da caffè Bialetti.

L’origine del termine Moka

Ve lo sarete chiesti, almeno una volta, per quale motivo, la chiamiamo moka? Di certo non richiama un termine italiano.

Il nome deriva dalla città di Mokha, nello Yemen, che è proprio una delle più famose e delle prime aree di produzione del caffè. Nello specifico, della qualità arabica.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Alfonso Bialetti, tra il 1936 e il 1940, produce ogni anno 10 mila caffettiere e va personalmente a venderle, nelle fiere e nei mercati.
  • Nel 1954, nove anni dopo il lancio su scala industriale, le vendite della moka Bialetti superano il milione di pezzi venduti.
  • Verso la metà degli anni ’50, la Bialetti produce circa 18.000 pezzi al giorno e detiene già il 65% del mercato mondiale delle macchine da caffè.
  • La moka Bialetti è esposta tra la collezione del Triennale Design Museum di Milano e del MoMa di New York.

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