Il lettering urbano, un patrimonio da osservare col naso all’insù

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Chi lavora in una grande città lo sa bene, fin dal mattino si sfreccia zigzagando sui marciapiedi, rincorrendo il tram o infilandosi nei cunicoli della stazione della metropolitana. Auricolari alle orecchie per ascoltare un po’ di musica prima di entrare in ufficio, o per essere pronti a ricevere telefonate fin dal primo mattino. Ogni tanto un’occhiata allo smartphone per leggere le notizie o per distrarsi un po’.
Quello di cui non ci accorgiamo è che ogni giorno camminiamo veloci sotto migliaia di lettere alfabetiche, alcune antiche di un secolo e anche più. Sono le lettere delle insegne che adornano le facciate degli edifici che ospitano attività commerciali e spesso sono veri esempi di maestranza artigiana. Talvolta ne hanno viste di tutti i colori, rivolgimenti politici, guerre, perfino i bombardamenti, ma sono sempre lì, a comunicare il messaggio per cui sono state create.
Questo patrimonio grafico, perché di questo si tratta, ha un nome. Si chiama lettering urbano e da qualche anno c’è anche chi si sta impegnando per censirlo, tutelarlo e divulgarlo.

Cos’è il lettering
Il lettering è lo studio di nuovi caratteri, ovvero di lettere, numeri e punteggiatura, con una particolare forma. Le lettere dell’alfabeto sono infatti dei segni, in un certo senso dei disegni. Possono assumere forme e stili diversissimi in grado di comunicare un messaggio ancor prima delle parole che compongono.
Per questo motivo il lettering è diventato una fonte di ispirazione molto amata in svariati campi, molto diversi dalla tipografia, come la decorazione di interni, il design tessile o il mondo del tattoo.
A partire dai primi del ‘900, con la diffusione dei prodotti industriali, dei negozi al dettaglio muniti di vetrine e dei marchi identificativi, lo studio di caratteri fortemente comunicativi divenne una prima e fondamentale strategia pubblicitaria. Da allora le insegne, avvalendosi via via delle tecnologie sempre più progredite (come il neon e poi il led) non hanno più abbandonato il posto d’onore sulla facciata di ogni attività commerciale che si rispetti.

Camaloon

Da qualche anno il lettering urbano è oggetto di interesse crescente 
La ricchezza del patrimonio tipografico delle città italiane, rappresentato dal lettering urbano, ha destato la curiosità e l’apprezzamento di addetti a lavori. Nel 2012 ad esempio, la graphic designer torinese Silvia Virgilio ha dato vita a “Lettering da”, un progetto che in un certo senso è un grande censimento tipografico.
Lo scopo infatti è quello di raccogliere insegne, lettere e numeri di rilevanza storica per le strade pubbliche delle città italiane, a partire da Torino, la città in cui il progetto è nato.
Questa idea si è in realtà inserita nel filone di interesse crescente per il lettering urbano. Nella città di Milano ad esempio esistono negozi di antiquariato e modernariato che vendono esclusivamente insegne d’epoca.
Il progetto di Silvia è stato talmente apprezzato che si è allargato a 13 città italiane. Coloro che vi partecipano inoltre, stanno svolgendo un fondamentale lavoro di salvataggio e conservazione dei font originali, interamente artigianali, disegnati o modellati a mano.
Purtroppo non sempre queste preziose insegne vengono conservate. Talvolta accade che spariscano, rimosse da una nuova gestione (miope) dello spazio commerciale. Fortunatamente però, grazie ai programmi grafici, è possibile estrapolare dalle foto l’immagine vettoriale dei caratteri, in modo da renderli sostanzialmente riproducibili.

Note Modenesi

 

CASAfacile

Un altro importante riscontro riguardo all’interesse che il lettering urbano abbia suscitato è costituito dalla pubblicazione del calligrafo inglese James Clough.
James, che è londinese ma lavora a Milano, nel 2015 ha pubblicato una raccolta di più di 300 fotografie, in cui insegne e lettere di rilevanza storica sono state immortalate. Ciò che più lo affascina del lettering urbano italiano è che all’interno delle città italiane non ci sia un’immagine coordinata, il che da vita ad una stratificazione di stili e colori unica. Nel Regno Unito invece i caratteri tipografici usati per le insegne sono quasi tutti identici.
Il suo libro si intitola “L’Italia insegna” ed è edito da Lazy Dog Press, se siete appassionati di lettering o siete creativi in cerca di ispirazione, o amate semplicemente le belle fotografie, non perdetevelo!

Pillole di curiosità- Io non lo sapevo, e tu?

  • Con l’invenzione della pressa dei cristalli, risalente al 1827 iniziarono ad essere prodotte industrialmente grandi vetrate, che presto si diffusero assumendo la funzione di “vetrine” del tutto simili a quelle attuali.
  • Dagli anni Sessanta in poi, Milano era ricca di insegne pubblicitarie al neon, perfino in Piazza Duomo! Dagli anni 2000 in poi però la percezione del decoro urbano cambia profondamente e l’immagine della città se ne sbarazza.

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