Da qualche anno, sulla scena delle manifestazioni che animano il settore del design, il pubblico sta assistendo ad un fenomeno, forse inusitato, ma non così nuovo. Stiamo parlando delle riedizioni di prodotti d’autore.
Cosa sono le riedizioni di design?
Per riedizioni si intendono arredi creati dai grandi designer del passato, riportati alla luce e inseriti nei cataloghi di aziende contemporanee che ne hanno acquistato i diritti.
Qualcuno ha definito quella delle riedizioni “una debole ed inconsistente tendenza tra quelle che hanno abbracciato il campo dell’arredo degli ultimi anni”. Qualcun’altro l’ha bollata in modo molto tranchant come un espediente che i marchi del design usano per fare uno sforzo progettuale minore e andare sul sicuro.
Altri ancora la liquidano come un fenomeno piagnucoloso tipico di un momento storico nostalgico, che vive col torcicollo e balbetta il classico “si stava meglio quando si stava peggio”. Prima che l’autore dell’articolo attacchi la sua personale filippica a favore delle riedizioni dimenticando ogni buona norma di neutralità, ecco le considerazioni che autorevoli osservatori del settore hanno espresso sul fenomeno delle riedizioni di design.
Un settore di nicchia con riscontri molto positivi
L’affermata Panbianco, ha preso di recente in esame il fenomeno sia dal punto di vista creativo e progettuale, che dal punto di vista commerciale. In relazione a quest’ultima prospettiva, l’articolo comparso sulla testata specializzata evidenzia come, secondo i retailer, quello delle riedizioni rappresenti un business di nicchia destinato ad una clientela colta con le idee molto precise ed un discreto portafoglio, costituendo circa il 3% del volume delle vendite.
Tuttavia può considerarsi comunque un mercato di tutto rispetto dal momento che i prodotti rieditati sono solo una piccola parte dell’offerta a catalogo. Diversi retailer intervistati inoltre prevedono una crescita del fenomeno.
Rieditare per non fare fatica? Anche no
Se si crede che le riedizioni di arredi di design costino poca fatica e portino ad un risultato sicuro si è fuori strada. Francesca Molteni, curatrice della collezione Gio Ponti per Molteni&C, descrive in varie interviste la cura e l’attenzione, per non dire la cautela, con cui il lancio delle riedizioni di arredi firmati da Gio Ponti è stato ponderato e preparato.
“La sfida è stata restituire i prodotti nella versione originale per quanto riguarda le proporzioni e i materiali, ma facilitandone le tecniche produttive e aggiornandoli agli standard odierni. Non vogliamo realizzare edizioni limitate perché lontane dalla visione di Ponti, né a prezzi proibitivi perché lui non ha mai inteso il design come qualcosa di esclusivo.
Sono pezzi attuali per la genialità del designer, il senso delle proporzioni, l’attenzione ai dettagli e perché sono ‘facili’, ovvero in grado di convivere con gli arredi contemporanei. Sono iconici ma vicini al mondo del vivere odierno”.
Come lei stessa dice, rieditare significa perpetuare una eredità culturale.
Alla luce di questo concetto va da se comprendere la complessità della gestione di un progetto di riedizione: richiede infatti di cogliere lo spirito del disegno originale nelle intenzioni del suo autore, calarlo nell’ esprit du temps attuale, e programmarne la produzione con i nuovi mezzi tecnologici. Il tutto senza tradire l’idea con cui il prodotto di design è stato concepito inizialmente.
Perché rieditare
Il grande Gillo Dorfles, con le sue parole iconoclaste, ci permettere di abbattere un mito: quello del design come opera d’arte. “L’oggetto di design non deve essere fatto con lo scopo di diventare un oggetto d’arte: deve corrispondere alla sua funzione, non soddisfare lo sfizio di essere solamente artistico”
Quale miglior modo di omaggiare un prodotto di design e la creatività che l’ha partorito se non quello di produrlo ed usarlo? Molti arredi intramontabili, assurti nel pantheon dell’eterno, oggi non sarebbero reperibili se non in costosissime aste accessibili a pochi.
Sebbene il valore di un pezzo originale dato dalla rarità sia indiscutibile, credo si possa affermare con certezza che le più giovani generazioni siano ben felici di poter godere della maestria dei grandi designer del passato.