Ricordate i Millenials di cui abbiamo parlato in
questo articolo? Il fatto che siano la generazione probabilmente più esigente ed al contempo parsimoniosa? Il fatto che, con l’ausilio della tecnologia, sentano la necessità di essere in contatto diretto con i loro brand preferiti?
Non più prodotti ma esperienze
Diciamolo, quella nata tra gli anni ’80 ed il 2000 è la generazione che ha visto tutto, o per meglio dire, tutto il meglio ed il peggio del consumismo. Sembra addirittura che sia la generazione che schifa lo shopping compulsivo e i prodotti contraffatti.
Acquistare un buon prodotto per loro non è sufficiente. Quando fanno acquisti, in negozi fisici o online, non si aspettano solo di concludere un buon affare, ma di farlo vivendo un’esperienza positiva che coinvolga i loro sensi e le loro emozioni.
Per soddisfarli al meglio diversi marchi protagonisti del retail hanno introdotto nuovi dispositivi tecnologici di realtà aumentata, come vetrine e specchi interattivi, a cui vengono abbinate strategie di comunicazione che stimolano il coinvolgimento emotivo degli utenti, come lo storytelling.
Insomma, sono senza dubbio gli acquirenti con cui il customer service deve dare il meglio.
User Experience, ciò che misura le esperienze offerte dai brand
Ma come individuare le loro opinioni, come misurare il loro rapporto (e quello di tutti gli altri clienti) con i brand e con i prodotti e servizi che offrono?
Attraverso lo studio della User Experience, o Esperienza d’Uso. Wikipedia, mezzo di divulgazione mainstream per eccellenza, definisce la User Experience come “ciò che una persona prova quando utilizza un prodotto, un sistema o un servizio. L’esperienza d’uso concerne gli aspetti esperienziali, affettivi, l’attribuzione di senso e di valore collegati al possesso di un prodotto e all’interazione con esso, ma include anche le percezioni personali su aspetti quali l’utilità, la semplicità d’utilizzo e l’efficienza del sistema”.
Sebbene la User Experience sia per sua natura soggettiva, la sua positività concorre largamente a costituire l’attaccamento ad un brand.
Progettare minuziosamente l’Esperienza d’Uso degli utenti diventa quindi una fondamentale strategia. Chi se ne occupa? Lo Ux Designer!
Ux design, il design del futuro
Design è una parola anglosassone che significa “ progettazione” . Inutile specificare che non si riferisce solo al tradizionale ambito della progettazione di oggetti materiali, ma è applicabile a qualunque attività che implichi un pensiero progettuale, sia esso finalizzato a creare oggetti, ambienti, o esperienze. Lo Ux Designer è un professionista che ben potrebbe definirsi come “tramite tra i bisogni dell’azienda e i bisogni degli utenti”. In questo lavoro di interpretazione lo Ux Designer studia ed analizza l’esperienza degli utenti tenendo conto di numerosi fattori, come le loro stesse caratteristiche individuali, il contesto in cui vivono e i bisogni che esprimono, per poi elaborare la costruzione di una esperienza positiva, che aumenti l’engagement del brand, vale a dire la sua capacità di instaurare relazioni solide e durature con i propri utenti.
Da una recente ricerca di Cisco Italia e Intesa Sanpaolo pare che lo Ux Designer sarà una delle figure professionali più ricercate nei prossimi tre anni. La crescente importanza delle strategie legate alla progettazione dell’ Esperienza d’Uso ha infatti indotto il 27% degli intervistati a voler inserire uno Ux Designer nel proprio team.
Dunque studenti e professionisti, fatevi sotto!