Quanti appartamenti si possono affittare senza partita Iva?

Affittare senza partita Iva|Affittare senza partita Iva : come fare

Introdotta con la Legge di Bilancio 2021, la modifica il regime fiscale delle locazioni brevi che porta a quattro il numero di appartamenti che si possono affittare senza partita Iva. Pertanto ad oggi chi decide di affittare cinque o più appartamenti deve necessariamente aprire partita IVA e diventare titolare di attività d’impresa.

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Quando si può affittare senza partita Iva

È arrivata nel 2021 con la Legge di Bilancio la tanto attesa regolamentazione per le locazioni brevi, da tempo richiesta al Mef dagli esperti in materia fiscale. Le locazioni brevi sono contratti d’affitto la cui durata non è superiore ai 30 giorni.

Prima della riforma, il regime fiscale degli affitti brevi era regolato dall’articolo 4 D.L. 24 aprile 2017, n. 50 ora abrogato. L’articolo prevedeva l’adozione di un regolamento per stabilire in quali casi l’attività di locazione breve si intendesse svolgersi in forma imprenditoriale. L’abrogazione si è resa necessaria in quanto questi casi ora ora riportati ai commi 595 – 597 della Legge di Bilancio 2021 n. 178 del 30/12/2020.

La norma è stata introdotta per tutelare i consumatori e la concorrenza. Il limite introdotto di quattro immobili da locare per ogni anno di imposta prevede quindi che chi ha intenzione di destinare alla locazione breve cinque o più immobili debba aprire partita Iva, iscriversi al Registro Imprese e provvedere ai conseguenti adempimenti contabili, fiscali e previdenziali.

Affittare senza partita Iva
Quanti appartamenti si possono affittare senza partita Iva? – Foto di Pixabay da Pexels

Cosa si intende per affitto breve

La disciplina sulle locazioni brevi si applica sugli affitti stipulati tra persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, anche con l’ausilio di intermediari la cui durata massima è pari a 30 giorni.

I contratti così stipulati, devono riguardare solo unità immobiliari e loro pertinenze situate in Italia. Si tratta di immobili a uso abitativo rientranti nella categoria catastale da A1 a A11, esclusa la A10.  La normativa non richiede per questi contratti uno schema contrattuale particolare. Quindi la scelta della forma contrattuale è libera. Inoltre la registrazione dei contratti aventi ad oggetto locazioni brevi non è obbligatoria, ma solo eventuale e volontaria.

I contratti possono prevedere prestazioni accessorie come la fornitura di biancheria, la pulizia dei locali, l’ utenza telefonica e il wi-fi. Non è invece possibile prevedere il servizio colazione o il noleggio auto, prestazioni tipiche di attività d’impresa come i bed & breakfast.

Nel rispetto di queste condizioni, il regime delle locazioni brevi si applica anche per le sublocazioni, i contratti di locazione di singole stanze di un’abitazione e i contratti a titolo oneroso conclusi dal comodatario che hanno per oggetto il godimento dell’immobile da parte di terzi.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Secondo i dati dell’ufficio studio di Gabetti Property Solution il mercato delle locazioni residenziali ha visto nel 2020 un totale di 1.289.339 abitazioni locate per intero. 
  • Milano è la città con il maggior numero di contratti di locazione ordinari di lungo periodo (28.635), seguita da Roma (13.653) che è invece al primo posto per numero di contratti a canone concordato (29.069) e contratti per studenti (3.727), seguita da Torino (2.271).
  • Stando ai dati emersi da un indagine dell’Ufficio Studi Tecnocasa 2020 pur essendo Milano la città con la più alta la percentuale di chi cerca per motivi di lavoro rispetto ad unno fa si registra un calo che sfiora il 10%. La motivazione è proprio il massiccio ricorso allo smart working nel capoluogo lombardo che ha comportato anche una contrazione dei single che affittano. Questi, rispetto ad un anno fa, passano da 54,5% a 53,8%. 

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