Abitare in un posto diverso dalla residenza è legale? Scoprilo con Habitante

Abitare in un posto diverso dalla residenza||

Domicilio e residenza sono due termini che spesso possono essere considerati sinonimi, ma in realtà indicano due condizioni ben diverse. Nello specifico, infatti, la residenza fa riferimento al luogo in cui la persona ha dimora abituale. Quindi il luogo dove la persona vive ed ha l’indirizzo. Di seguito alcune informazioni in merito alla possibilità di abitare in un posto diverso dalla residenza e qual è la procedura completa per cambiare residenza.

Abitare in un posto diverso dalla residenza: è possibile?

Abitare in un posto diverso dalla residenza è legale

Spesso sorgono alcuni dubbi in merito alle definizioni di domicilio e residenza, arrivando a confondere i due termini. Con il termine domicilio si fa riferimento alla sede principale dove la persona ha stabilito i propri interessi e i suoi affari. Con il termine residenza, invece, si fa riferimento al luogo dove la persona vive in modo abituale. Di conseguenza, se il cambio di domicilio non prevede alcun tipo di atto o dichiarazione formale, il cambio di residenza si.

Anzi, è bene evidenziare che abitare in un posto diverso dalla residenza non è considerato legale dalla legge. Nello specifico, la persona ha la possibilità di vivere in un posto diverso dalla residenza soltanto in via provvisoria. In questi casi, sarà necessario cambiare in modo temporaneo l’indirizzo di riferimento, ma comunque la residenza rimarrà l’abitazione principale della persona.

Rispettare la residenza è fondamentale in quanto l’autorità deve sempre sapere dove ogni cittadino si trovi.

Cosa si intende per residenza, domicilio e domicilio speciale?

I termini residenza, domicilio e domicilio speciale possono spesso essere causa di confusione, ma in realtà indicano concetti ben differenti.

Il termine residenza indica il luogo dove la persona vive in modo abituale. La residenza è ben diversa dalla dimora, in quanto quest’ultima fa riferimento ad un luogo occasionale e temporaneo. Inoltre, è bene evidenziare che la dimora può spesso avere una temporaneità tutt’altro che limitata. Ad esempio, si fa riferimento al caso degli studenti fuori sede che per motivi di studio o lavoro devono spostarsi in un’altra città.

Secondo quanto dichiarato dall’articolo 43, invece, con il termine domicilio si fa riferimento a “luogo nel quale la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi, che può anche non coincidere con quello di residenza”.

Si evince come il significato di domicilio sia legato strettamente alle attività e agli interessi della persona di riferimento, per cui si potrebbe fare riferimento all’ufficio, l’azienda dove lavora e così via.

Infine, un ultimo concetto da dover definire è il domicilio speciale. A differenza della residenza, una persona può richiedere, in determinate circostanze, più domicili che vengono identificati come domicili di tipo speciale.

Un esempio è sicuramente il caso del domicilio presso il proprio legale, che si verifica nell’eventualità in cui la persona è coinvolta in un procedimento di tipo giudiziario. Le caratteristiche del domicilio speciale sono definite all’interno dell’articolo 47 del codice civile.

A differenza del domicilio che si presenta come una situazione di fatto, per la residenza esiste un’anagrafe specifica, presso la quale è necessario rivolgersi nel caso in cui si desidera cambiare la propria residenza.

Cambiare domicilio e residenza: cosa sapere a riguardo?

Abitare in un posto diverso dalla residenza Milano

Come già evidenziato, se il cambio di domicilio non prevede alcun tipo di dichiarazione formale, il cambio di residenza si. Quest’ultimo prevede una procedura semplice, che consiste nella compilazione di un modulo da presentare al comune dove ci si sta trasferendo.

Inoltre, è necessario che il modulo sia adibito di firma digitale o carta d’identità elettronica, così da essere riconoscibili agli occhi del nuovo comune.

Nei successivi 45 giorni alla richiesta di cambio di residenza, è possibile che vi siano delle verifiche da parte delle autorità. Nel caso in cui tali verifiche si dimostrano non veritiere, la persona in questione avrà dieci giorni di tempo per presentare il ricorso al Prefetto e non essere denunciato dalle autorità.

Nel caso di false dichiarazioni, infatti, la persona sarà denunciata alla Procura della Repubblica.

Il Comune può rifiutare la richiesta di cambio residenza?

Nell’eventualità in cui dalle verifiche sopraggiunte effettuate dalla polizia locale si evince che la persona di riferimento non vive dove ha effettivamente dichiarato, viene emesso un provvedimento da parte dell’ufficiale di anagrafe.

Questo provvedimento verrà spedito direttamente presso il precedente indirizzo della persona, e quest’ultima ha 10 giorni di tempo per contrastare questa decisione ed inviare ricorso.

Eppure, è bene evidenziare che, nel caso in cui si è ottenuto un rifiuto, questo non impedisce la possibilità di inviare una nuova richiesta.

Le conseguenze possono variare in relazione alla comunicazione effettuata:

  • Nel caso in cui si tratta di una prima iscrizione anagrafica, si verificherà la semplice cancellazione con un effetto retroattivo;
  • Nel caso in cui si tratta di una falsa dichiarazione in riferimento all’ iscrizione che proviene da un Comune estero, il cittadino sarà cancellato dall’AIRE (Anagrafe Degli Italiani Residenti all’Estero);
  • Nel caso in cui si tratta di una falsa dichiarazione che riguarda un cambiamento di abitazione, la persona di riferimento verrà registrata nuovamente presso l’abitazione precedente.

Di conseguenza, si evince come non sia assolutamente legale vivere in un posto che non sia la propria residenza. Il cittadino, infatti, ha l’obbligo di essere sempre reperibile e rintracciabile agli occhi dell’autorità.

Situazione diversa riguarda i cambiamenti di residenza periodici, che devono comunque essere dichiarati alle autorità tramite specifiche procedure.

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