Oltre il kintsugi, il Giappone è maestro artigiano della sostenibilità

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Il Giappone, una terra unica fondata su antiche arti tramandate fino ai giorni nostri. Quando pensiamo a quest’isola, subito i nostri occhi si colorano del rosa dei ciliegi in fiore e dei maestosi kimono delle geishe. Le tradizioni giapponesi hanno reso questa popolazione unica al mondo, e fonte di grandi ispirazioni. La nobile arte del riciclo creativo, inizia proprio da qui: oltre il kintsugi, il Giappone è maestro artigiano della sostenibilità. 

La bellezza delle cose, sta nelle nuove forme che gli diamo. Così tutto può avere una seconda possibilità.

La sacra arte del Kintsugi rende prezioso tutto ciò che si è rotto

La filosofia del kintsugi ha una storia molto antica, risale a circa cinquemila anni fa. Sono stati ritrovati alcuni oggetti rotti e riparati, usando come collante la lacca urushi, che si ricavava dalla pianta rhus verniciflua.

Con gli anni questa tecnica è stata impreziosita utilizzando oro o argento colato, in modo da risaltare le fratture degli oggetti e risaltarne la nuova vita. Possiamo identificare nel Kintsugi la prima forma di risparmio e sostenibilità, che ha creato ispirazioni e affascinato i viandanti già nei tempi antichi. Dare valore alle ferite, questo è il significato profondo che questa tecnica vuole insegnarci. Non nascondiamo il dolore, ma anzi facciamone tesoro, prendiamo spunto e rialziamoci anche quando tutto è andato in pezzi.

Ikebana: la tecnica giapponese della composizione floreale

La sostenibilità si incontra con il genio giapponese e nasce lo tsugite, lo scheletro sostenibile di grandi templi

Alcuni templi in Giappone vengono smantellati e ricostruiti ogni vent’anni, i più importanti tra questi sono nel complesso di Ise, una delle zone più sacre dello shintoismo. Non è permesso utilizzare alcun tipo di materiale collante, chiodi ed utensili elettrici. Per questo motivo nasce lo tsugite, una tecnica per permette ai mastri artigiani di costruire pezzi in legno lavorato, perfettamente combacianti tra di loro. In questo modo, vengono ricostruiti i santuari di Naikù e Gekù, di cui la struttura è come un gigantesco puzzle interamente sostenibile.

Uno dei più grandi progettisti di questa arte giapponese è Kengo Kuma, dichiarato uno dei massimi esperti mondiali di architettura sostenibile. Le sue realizzazioni che non si avvalgono di altro materiale se non il legno, sono del tutto biodegradabili e compostabili, oltre che resistenti e durature nel tempo.

L'arte della sostenibilità in Giappone
Opera di struttura ad incastro dell’architetto giapponese Kengo Kuma – fonte shutterstock foto di Nattapon Klinsuwan

Gli origami sostenibili e l’attenzione allo spreco

I giapponesi hanno un occhio davvero speciale verso la cura dell’ambiente e l’attenzione allo spreco, per questo motivo hanno inventato la tecnica del Shimanto Shimbun. Consiste di creare veri e propri origami fatti di carta di giornale, che prendono forma e diventano borse e zaini all’ultima moda. Dal 2009 è nata la prima Accademia che forma il personale e gli studenti in questa tecnica. Le loro opere sono molto apprezzate anche dagli stilisti d’alta moda, e addirittura sono diventati pezzi da museo.

L'arte della sostenibilità in Giappone
Oltre il kintsugi, il Giappone è maestro artigiano della sostenibilità – fonte shutterstock foto di Toa55

La tecnica del Boro per il recupero delle stoffe

Per il recupero di stoffe esiste la tecnica Boro, che sfrutta il cotone proveniente dagli scarti di kimono e futon ormai rovinati. Tagliando le parti rimaste più in salute e cucendole tra di loro, si possono creare capi d’abbigliamento e oggetti per la vita di tutti i giorni. L’ispirazione che il Giappone è in grado di dare a tutto il mondo è palese, le loro tradizioni antiche e la gentilezza del suo popolo, rendono questo piccolo angolo di mondo davvero unico.

Le iniziative sostenibili nel mondo: in Giappone la prima filiera dell’idrogeno al mondo

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • In Giappone è vivamente sconsigliato pronunciare e scrivere il numero 4. La sua fonetica assomiglia molto alla parola “morte” e per questo è di credenza popolare che porti sciagura a chi lo sorteggi, ne parli o ne scriva.
  • Problemi a salire in metropolitana? Niente paura, ci pensano gli Oshiya: è un personale addetto della metropolitana che spinge e ammassa le persone all’interno del vagone, assicurandosi che nessuno resti impigliato nelle porte durante la chiusura.

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