Il borgo di Castelsardo, nel cuore d’Alta Marca, è uno dei borghi più belli d’Italia. Scopriamo tutto quello che offre per vivere un weekend.
Il borgo di Castelsardo: le origini antiche
Il borgo di Castelsardo storicamente ad ogni dominazione ha cambiato nome. Fu fondato nel 1102 dalla famiglia ligure dei Doria col nome di Castel Genovese, fu chiamato Castell’Aragonese nel 1448 dagli Spagnoli che, dopo averlo conquistato, gli concessero il privilegio di diventare “città regia”. Fu infine ribattezzato Castelsardo nel 1769 dai governanti sabaudi.
Il borgo di Castelsardo: tra storia e cultura senza tempo
Nel 1102 la fortezza fu fondata con il nome di Castel Genovese dalla famiglia genovese dei Doria, al tempo della lunga contesa tra i genovesi e i pisani. Il 1357 fu l’anno in cui Brancaleone Doria diviene signore della città e sposa Eleonora d’Arborea, che diventerà famosa per il codice delle leggi detto “Carta de Logu”. L’ultimo signore dei Doria è Nicolò, figlio di Brancaleone, al quale si devono gli “Ordinamenti del porto”, di cui si trova traccia nelle tradizioni locali.
Nel 1448 la rocca cade nelle mani degli aragonesi, dopo un assedio durato dieci anni. La fortezza cambia nome e diventa Castell’Aragonese, in omaggio ai nuovi conquistatori, e ottiene, assieme ad altre sei città della Sardegna, il titolo di “città regia”.
Pochi anni dopo, nel 1527 il capitano di ventura Renzo Ursino di Ceri e l’ammiraglio Andrea Doria cercano di riconquistare la rocca, ma gli abitanti riescono a respingere gli attacchi, aiutati anche dalle fortissime e improvvise raffiche di maestrale che mettono fuori uso la flotta.
Nel 1554 insieme alla peste si ripresentano gli assalitori: restaurata, la fortezza consente alla popolazione di respingere nel 1561 gli attacchi delle navi ottomane. Gli assalti dei turchi si susseguono negli anni successivi e culminano nel feroce scontro del 1576. Con il restauro del 1625, le fortificazioni assumono la struttura che si è conservata fino ai nostri giorni.
Nel 1708 al dominio aragonese subentra quello austriaco. Successivamente nel 1717 i castellanesi si arrendono alle truppe del cardinale Alberini e cadono nuovamente sotto la dominazione spagnola.
Nell’anno 1720 ha inizio il periodo sabaudo e la ripresa economica, con la costruzione di scuole, di un ufficio postale e della strada che collega la città a Sassari, il capoluogo di provincia.
Carlo Emanuele III nel 1769 acconsentendo ad una proposta presentata dal consiglio comunale, ribattezza la città con il nome di Castelsardo.
Il borgo di Castelsardo: monumenti da scoprire
L’intero borgo è edificato sulla rocca ed è interamente circondato da 17 possenti mura è costituito da case antiche di secoli, vicoli e strade che la tagliano per il lungo, seguendo il perimetro del promontorio sul quale è disteso. Dal castello dei Doria posizionato in cima al promontorio, non possiamo non essere colpiti dal campanile della Concattedrale di Sant’Antonio Abate, posto sul ciglio di un costone di roccia, che sembra così ergersi maestoso dal vuoto sottostante. Seguiamo poi la cinta muraria che giunge fino al mare seguendo il crinale. Meta ideale per un weekend, presenta molte attrattive: il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, si trova all’interno del Castello dei Doria ed è dedicato alla particolare attività artigianale delle donne di Castelsardo, che si dedicano ad intrecciare cesti. Infatti, l’arte dell’Intreccio Mediterraneo richiama nel borgo circa 80 mila visitatori l’anno, una cifra notevole che pone questo museo al secondo posto in Sardegna per numero di presenze, preceduto solo dal Compendio garibaldino dell’Isola di Caprera. È presente, inoltre, il Museo del Maestro di Castelsardo, che è ospitato nella cripta della cattedrale e contiene, oltre ai dipinti del “Maestro di Castelsardo”, argenti, ex voto e oggetti liturgici antichi.
Il borgo di Castelsardo: eventi e attrazioni turistiche
Castelsardo presenta 5500 abitanti, di cui solo 600 vivono nel borgo. Un’attività molto sentita è legata alle antiche tradizioni e alla religione:
- Riti della Settimana Santa, si tratta certamente dell’evento più emozionante di Castelsardo. In particolare, il lunedì precedente la Pasqua si svolge la manifestazione chiamata Lunissanti, una sacra rappresentazione della passione e morte di Cristo che si ripete identica da oltre mezzo millennio per le stradine del centro storico, portando in processione il prezioso crocefisso ligneo del “Cristo Nero”. L’atmosfera, pervasa dei suoni arcaici di tre cori pre-gregoriani immersi nella luce tremolante delle fiaccole, ogni anno riporta il borgo al tempo del suo medioevo.
- Notte di Capodanno, fuochi d’artificio e concerto.
Il borgo di Castelsardo: prodotti da gustare
Il borgo di Castelsardo presenta diversi prodotti tipici da gustare: la specialità locale sono gli spaghetti con i ricci oppure con l’aragosta, e in generale tutti i piatti a base di pesce. Il periodo migliore per gustare i ricci è quello invernale, da gennaio a marzo, mentre per le aragoste è preferibile attendere l’estate, poiché nel periodo più freddo occorre rispettare il fermo biologico.
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Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- Lo specchio di mare sul quale si affaccia Castelsardo è compreso nei parchi nazionali dell’Asinara e dell’Arcipelago della Maddalena. Il territorio interno, invece, vanta un vasto parco archeo-botanico, dove sono visitabili siti megalitici e nuragici, domus de janas e in particolare la “Roccia dell’Elefante”, uno dei monumenti della natura più conosciuti della Sardegna.
- Il borgo di Castelsardo si trova in ottima posizione rispetto sia alla Costa Smeralda, sia ad Alghero e Bosa, anch’esse “città regie” di grande fascino.
- A pochi km da Castelsardo, nel comune di Santa Maria Coghinas, vi sono le terme sulfuree di Casteldoria, particolarmente indicate per le patologie respiratorie ed articolari. A 10 km si trovano i resti dell’abbazia di Tergu, che è stata la Montecassino della Sardegna, il gioiello più prezioso del romanico-pisano fiorito nell’isola.
- Sedute sulle scalette dei vicoli dell’antico borgo, è possibile vedere le donne intrecciare cestini in palma nana, seguendo una tradizione tramandata di madre in figlia che risale, pare, all’epoca dei benedettini, ovvero al XIV secolo.
I pescatori più anziani invece costruiscono con il giunco le nasse, una sorta di cestini conici utilizzati per la pesca dell’aragosta.
Credits immagine in evidenza: Shutterstock – Romas_Photo
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