Diario di un abitante: cronache semiserie di una nutrizionista vagabonda

Diario di un abitante|||

Oggi nasce la rubrica “Diario di un abitante”, che inauguriamo con una ragazza che ama viaggiare da sola, che “nota dettagli che agli altri sfuggono”, che ha sempre la valigia con sé “perché non si sa mai che possa scappare un viaggio…”: Floriana, una nutrizionista vagabonda.

Scopriamo insieme chi è Floriana:

 

CRONACHE SEMISERIE DI UNA NUTRIZIONISTA VAGABONDA

Vagabonda: un aggettivo che ho sentito ripetere da mio nonno non so quante volte. Ero adolescente, mi piaceva già ai tempi girovagare. A 5 km da casa, così come a 200: partivo esattamente con lo stesso spirito. Uno zainetto, un paniano imbottito (anche se si stava via un’oretta, “Metti che ti prende la fame, che fai?” –come se stessi andando nel deserto) e poco altro. Giusto la voglia e lo spirito, gli occhi curiosi, di chi cerca, non sa bene cosa, o forse non cerca, ed allora forse è pure meglio. A volte trovo, a volte non trovo, a volte mi ritrovo.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” diceva tale Proust. Inutile dire che mi ci ritrovo perfettamente. Non è importante il dove, preferisco concentrarmi sul come e sul perché. Oppure non mi concentro su nulla, prendo e vado.

Che fai di lavoro?”. Cerco di dare il meno possibile la risposta seria e noiosa, ovvero “La nutrizionista”. Partono domande, dubbi, dilemmi, la ricerca della verità. Mi piace dire “Faccio stare meglio le persone!”. Non suona anche a voi diverso? Probabilmente ciò che visualizzate non è esattamente una bilancia, una dottoressa in camice stile Rottermaier, ma un qualcuno che vi accompagna, anche qua –manco a farlo apposta- in un viaggio. Verso il benessere, in questo caso.

Ho iniziato a viaggiare di più quando ho aperto il mio studio a Milano, ovvero da 4 anni circa. Ho viaggiato in compagnia, di amici, compagni di scuola, fidanzati. Ho provato all’incirca di tutto un po’, l’ebbrezza del campeggio con la pioggia, l’hotel a 5 stelle, gli ostelli, le locande, gli airbnb, gli hotel. Ma i miei viaggi migliori li ho sempre fatti da sola.

Ho girato in solitaria i Paesi Bassi, la Spagna, l’Italia, il Portogallo, ho visitato città quali Londra, Budapest, Copenaghen. A 23 optai per il mio primo viaggio da sola, in Spagna. Meta facile, terra calorosa ed accogliente. Partii dopo un ricongiungimento in un momento burrascoso della storia dell’epoca. Per 2 mezzi secondi pensai al fatto che forse sarebbe stato meglio non partire. Ovviamente partii ugualmente, con lui tra i pensieri, ma a spasso per un paese straniero. Bevvi sangria felice sapendo che lui mi stava aspettando a casa.

Difficile da spiegare cosa sia un viaggio in solitaria. Però, dopo anni, penso di essere riuscita a spiegarlo e a farlo apprezzare persino a mia madre. Ovviamente ho dovuto utilizzare la leva del cibo. “Mamma, se ho voglia di fare 3 colazioni perché ci sono tanti dolci buoni, le faccio!! Nessuno me lo vieta o me lo fa pesare!”. Non ricordo la sua risposta ma avrà blaterato qualcosa tipo “Quanto hai ragione!!”.

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Qualche mese fa, in Portogallo, mi chiesero perché viaggiassi da sola, nonostante fossi simpatica. Come dire, se viaggi da solo è perché nessuno vuole venire con te, riassunto ai minimi termini. Una volta tornata a casa da quel viaggio, ho capito che da quel momento in poi avrei spronato tutti a fare un viaggio soli con se stessi. Cosa che effettivamente sto facendo.

Perché viaggi da sola?” Non esiste esperienza più completa di essere in un posto sconosciuto, fare solo quello che vuoi tu, quando vuoi tu, come vuoi tu. Non c’entra quanto puoi essere in sintonia con qualcuno, col tuo compagno, con la tua migliore amica. E’ diverso. Dire che ti permette di conoscerti meglio è riduttivo.

Ma non ti annoi?” A questa domanda sorrido sempre. Ma seriamente? Viaggiamo con noi stessi. Se ci annoiamo, forse è il caso di farsi un paio di domande.

Ma non hai paura??” Sorrido sempre anche qua. Di cose dovrei aver paura, esattamente? Vivo a Milano, una città –a mio parere- tranquilla, ma che come ogni grande città nasconde insidie. Esco da sola. Metto la gonna. Torno tardi. Viaggio sulla 90 di notte (chi vive a Milano, sa di cosa parlo). In viaggio occorrono le stesse accortezze che useresti nella tua città. Io, per questioni di tranquillità e comodità, viaggio spesso sportiva e quasi struccata. Tanto siamo italiane, belle comunque.

Ma che fai?” Qua viene il bello. Fai solo quello di cui hai realmente voglia. Ti alzi alle 6 per fare ginnastica, o alle 10 senza nessuna sveglia. Fai 3 colazioni perché i dolci sono irresistibili (è successo davvero, a Budapest) o fai un pasto in tutta la giornata. Ceni in un ristorante figo o ti mangi una scatoletta in camera. Puoi spendere 12 euro per un giardino tropicale, ma rifiutarti di spendere 2€ per una chiesa. Puoi andare a dormire alle 19, o tornare in ostello alle 4 del mattino. Fai esattamente quello che faresti in compagnia, e, come dico sempre, forse anche di più. O semplicemente ti accontenti di meno, e ascolti più te stesso. Tendi a guardare  tutto in maniera diversa, con una diversa sensibilità.

Ma non hai voglia di condividere?” Certo. Partire da sola non vuol dire stare tutto il tempo da sola. Fai conoscenze, la gente spesso è incuriosita e tende ad essere gentile con te. E no, non parlo di soli uomini. Anche gli uomini (e per fortuna), ma non solo. Puoi riscoprire addirittura momenti di solidarietà femminile.

Ma tu sei libera professionista, per te è tutto più facile!”. Per organizzare viaggi importanti, certo. Ma sfugge che il viaggio può essere veramente a 10 km da casa.  Può bastare una giornata, una domenica, di sole o anche di pioggia. Uno dei più bei viaggi è stato di 12 ore circa, a un centinaio di km da casa. Genova mi accoglieva, tra un cono di pesce fritto e qualche etto di farinata.

Floriana Di Pippa

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