Sviluppo sostenibile in Europa
Sviluppo sostenibile: l’Italia occupa il 23esimo posto tra i Paesi UE – È stata pubblicata la terza edizione del Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2021. Documento elaborato dal Sustainable Development Solution Network, rete dell’Onu che mobilita competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato per monitorare i progressi dell’Unione europea e dei paesi europei verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030. E sostenere la risoluzione pratica dei problemi per lo sviluppo sostenibile a livello locale, nazionale e globale.
Italia: al 23esimo posto nella classifica SDSN
Con un punteggio di 68/100, secondo quanto riportato nella classifica del SDSN Sustainable Development Solutions Network, l’Italia occupa il 23esimo posto nella classifica europea. Invece, gli Stati Europei più virtuosi sono Finlandia, Svezia e Danimarca. Vere e proprie eccellenze che hanno saputo mettere in pratica i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
La classifica è realizzata con uno specifico indice, il “Leave No One Behind Index” che misura le disuguaglianze rispetto a quattro parametri:
- povertà,
- servizi,
- genere,
- reddito.
Intervista a Florencia Di Stefano-Abichain, tra sviluppo sostenibile e parità di genere
Il Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2021
Il report evidenzia che, per la prima volta dall’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel 2015, il punteggio medio dell’“SDG Index dell’UE” non è aumentato, ma è diminuito. Tra le cause principali del calo vi è principalmente l’impatto negativo del Covid su varie realtà:
- aspettativa di vita,
- povertà,
- disoccupazione.
Quindi, in relazione alla situazione legata alla pandemia, secondo il rapporto sullo sviluppo sostenibile SDSN, la Finlandia è al primo posto nella classifica dell’Indice proprio perché è stata una delle nazioni meno colpite dal Covid.
I temi analizzati nel rapporto
Un altro tema analizzato dal rapporto è quello legato alle emissioni. In generale l’Europa è responsabile dell’emissione di solo l’8-10% della CO2 a livello globale. Questo rappresenta un buon punteggio, specialmente se paragonato a quello dell’Asia che è pari al 60%. Tuttavia, attraverso le importazioni l’Europa genera emissioni di CO2 in altre parti del mondo, tra cui Africa, Asia-Pacifico e America Latina.
Le emissioni domestiche di CO2 sono diminuite da molti anni nell’UE. Invece, quelle emesse all’estero per soddisfare il consumo dell’UE sono aumentate nel 2018 ad un ritmo più rapido del Pil.
Obiettivi raggiunti
Nonostante i risultati raggiunti l’Europa, è ancora indietro rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi. Ciò soprattutto sui temi della dieta e dell’agricoltura sostenibile (obiettivo numero 2), del clima (obiettivo numero 12) e della biodiversità (obiettivo numero 15).
Infatti, secondo le Nazioni Unite, specialmente nei Piani Nazionali di ripresa e resilienza Italia e Spagna, vengono dedicate a questi obiettivi misure di minor impatto rispetto a quanto servirebbe.
Sviluppo sostenibile: quanto avanti siamo rispetto all’Agenda 2030
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo il rapporto, strumenti europei come il Multiannual Financial Framework, il NextGenEU e la Recovery and Resilience Facility sono una potenza finanziaria per accelerare la trasformazione dell’UE nel periodo 2021-2027.
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