In Russia continua la strategica disconnessione da internet. Infatti, il governo russo, dopo aver bloccato l’accesso ai social media come Facebook e Twitter, ha approvato una legge che prevede multe e fino a 15 anni di carcere per chi diffonde informazioni false sul conflitto in Ucraina. Ciò ha prodotto un esodo di varie testate giornalistiche occidentali verso la propria patria.
Tra queste Bloomberg, Abc e Cbs e anche la Rai. Le testate hanno deciso di sospendere i propri servizi dalla Russia. Invece, la Bbc ha ritirato i suoi giornalisti dal Paese e ha interrotto tutte le corrispondenze, ma ha riaperto le trasmissioni ad onde corte come ai tempi di Radio Londra.
La Russia e la disconnessione da Internet
Cogent Communications, uno dei maggiori provider internet Usa e del mondo, ha annunciato che sta interrompendo le relazioni con i suoi clienti russi: Il chief executive della società, Dave Schaeffer, ha spiegato che l’obiettivo della compagnia non è quello di escludere i comuni cittadini russi da internet. Bensì, impedire che il governo di Mosca usi il network della Cogent Communication per lanciare cyber attacchi o promuovere la propaganda contro Kiev.
La richiesta di Kiev
Il 2 marzo l’Ucraina aveva chiesto in una lettera all’Icann – Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’ente che gestisce gli indirizzi degli Internet provider di disconnettere tutti i siti russi da internet e di sospendere i domini come ‘.ru’.
Ciò per prevenire che eventuali attacchi informatici russi ostacolino la capacità di comunicazione dei cittadini ucraini e del governo. Portare la Russia offline è l’unico modo per continuare a trasmettere ai cittadini informazioni affidabili limitando la propaganda e la disinformazione.
Effetto Domino
Secondo il Consiglio Atlantico questa richiesta senza precedenti potrebbe causare un effetto domino che in futuro inciderebbe sull’accesso illimitato ad Internet di altri paesi. È molto probabile che l’Icann respinga la richiesta. Nonostante il Cremlino stia diffondendo informazioni non vere sull’Ucraina, la problematica va affrontata in un’altra maniera.
In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra
Social bloccati in Russia
In Russia Putin ha bloccato Facebook e Twitter, un’azione oscurantistica che lascia un significato profondo sulla storia dei social. Ciò è avvenuto venerdì 4 marzo, quando il regolatore russo delle Telecomunicazioni, Roskomnadzor, aveva ordinato il blocco di Facebook a livello nazionale, accusando il social network di “discriminare” i media russi. Nonostante questa sia una notizia di secondo piano rispetto ai bombardamenti nei pressi della centrale nucleare, le restrizioni in questione “violano i principi chiave della libera diffusione delle informazioni e dell’accesso senza ostacoli degli utenti russi ai media nazionali su piattaforme Internet straniere”.
In conclusione, con modalità diverse, l’oscuramento dei social da parte di Putin porta al centro del dibattito il rapporto tra sistemi di potere, infrastrutture digitali e nuovi media. È ovvio che cambia la tecnologia, ma in tempi di guerra non cambiano le modalità con cui i leader si rapportano in modo autoritaristico alla comunicazione.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- I social media oggi sono molto diversi da quelli del 2011. A prevalere è una comunicazione di sintesi, fatta prevalentemente d’immagini la cui diffusione diventa spesso virale, ad alto impatto emotivo e più difficile da controllare.
- Il principio di una infrastruttura passiva per trasmettere qualsiasi tipo di informazione trattata in maniera uguale e senza forme di controllo è stata la vera rivoluzione del web che ha reso internet un servizio di pubblica utilità, nato per essere uno straordinario strumento di democrazia.
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